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In Guittalemme

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Parte I Parte I - Salvini non è nato a Guittalemme

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In Guittalemme.

(Illustrazioni di Yambo)


Torquato Tasso cantò la Gerusalemme liberata: molti sacri scrittori, la Betlemme santificata: nessuna maraviglia, dunque, che questo libro vi parli della nobile città di Guittalemme ... indebitata.

Ma non s’immagini il lettore che Guittalemme sia soltanto la patria de’ comici così detti guitti: no! Guittalemme è città cosmopolita: da essa traggono i natali persone di ogni categoria sociale. Ma come — ad esempio — nella Liguria si nasce commercianti; nella Lombardia, industriali; nel Veneto, girovaghi, e via dicendo. [p. 18 modifica]Cosi, in Guittalemme, si nasce quasi sempre artisti.

Attori drammatici e lirici; scultori; pittori; poeti; autori drammatici; romanzieri; tutti coloro che, in un modo o nell’altro, popolano il variato e infinito mondo dell’arte, sono, di solito, nati a Guittalemme.

E giusto però riconoscere che la maggior parte degli abitanti è costituita da’ comici.

Essi fanno la grande falange de’ guitti: giungono sulla piazza, in terza classe, quando non arrivano a piedi: vanno in iscena con l’abito stesso col quale viaggiano, facendo servire le coperte da letto come addobbo del palcoscenico, e le sedie di cucina quali soffici divani della «stanza di Luigi XI»!

Se il lettore vuol seguirmi, gli farò da cicerone. Nessuno, forse — mi si creda sulla parola — potrà, con maggiore conoscenza dell' ambiente introdurlo nei più riposti e oscuri vicoletti, e dirgli degli usi di questa grande città, che esiste fino dal tempo in che da Romolo e Remo fu promulgato L'editto, invitante la canaglia di tutti i paesi a popolare l’alma città di Roma. [p. 19 modifica]


Vedete? A voi parrà forse di avere sott’occhio una piazza ornata di graziosi sedili: ebbene, essa non è che un dormitorio. Non ridete: è un dormitorio!

Que’ sedili, si bene allineati, servono a’ guitti da soffici materassi, quando la padrona di casa impedisce loro di dormire più oltre nel letto preso in affitto. [p. 20 modifica]

Questa faccenda dello sfratto è molto in uso nella città di Guittalemme.

Prerogativa speciale del guitto si è quella di pagare di rado il fìtto di casa; ed è prerogativa delle affittacamere di voler esigere puntualmente la pigione mensile.

Barbara usanza, che mi auguro, per il bene del mio paese, deva cessare! Il guajo, il terribile ponte dell'asino o del diavolo; l'incognita del problema geometrico di Euclide, si è ... per ogni guitto lasciar la «piazza» (uso il gergo teatrale) insalutato ospite e senza farsi sequestrare i cassoni aimè vuoti, e i pochi cenci sottratti all’universale naufragio.

E tutta una lotta di ripieghi, di astuzie, che dà, ben inteso, la vittoria al più furbo!

Il guitto del resto, fa un ragionamento che non pecca certo di oscurità, e racchiude un argomento ad hominem:

— Io, sebbene alloggiato, non posso dire di aver avuto un tetto! E, di vero, quel misero, oscuro androne, in che, per forza, giacquero, durante le lunghe e freddi notti invernali, le misere mie ossa, non è, e non sarà mai, un asilo meritevole ... di esser pagato! [p. 21 modifica]

Ma non la intende così la vecchia megera proprietaria del nero e umido androne: — 0, mi paghi, o non ti lascio andar via! — Il più delle volte, il nostro povero Eroe lascia, in eredità, alla megera, un cassone .., vuoto!

E, solo con questo nobile mezzo, se la svigna!

Ed eccolo, o in vagone di 3° classe (3°, perchè manca, per gli umani, la 4°); o in un carro trascinato da buoi; o pedihus calcantihus., vero soldato del dovere, raggiungere il capocomico — principe de’ guitti — che si è già recato nel paesello, o nella cittaduzza vicina.

La sera si va in iscena!... Il misero, che il lungo, polveroso viaggio ha esausto, ha una preoccupazione sola: quella di rifocillar lo stomaco, aimè, guasto da’ soverchi digiuni!

Recitare — va bene! — ma mangiare, prima!

A mali estremi, rimedj estremi!

Solo, o seguito dagli aifamati e macilenti compagni, il nostro guitto fa il solenne suo ingresso nel primo ristoratore nella prima taverna, nella prima cantina, che gli vien fatto di scorgere.

Siede alla prima tavola imbandita, abbia o non abbia essa la candida tovaglia; e ordina! [p. 22 modifica]

Di solito il ménu si compone de’ cibi più prelibati che la cucina del luogo dà; e vini scintillanti e spumeggianti inaffiano allegramente il pollo arrosto e gli spaghetti al sugo...

Venuta l’ora della douloureuse (stile alla Donnay: - vedi commedia omonima), con un gesto eroico, simile a quello di Nerone Imperatore nella scena della taverna (dramma lirico di Pietro Cossa), dopo d’aver gettato al cameriere la ricca moneta di due soldi., il nobile anfitrione esclama:

— Domani, pranzo alla stessa ora! Faccio conto!

— L’attonito cameriere s’inchina, e sorride, come il filosofo antico, che le miserie e le grandezze della vita tutte conosce.

E l'eroe del vicino teatro, e della compagnia giunta sulla piazza, esce solennemente, com’era [p. 23 modifica]entrato, dal 1° ristoratore della città! Ma, ben inteso, non vi torna il domani, chè l'incasso della prima recita è stato sì misero, da non concedere al capocomico il lusso di dar lo spesato agli attori.

E la comica, o tragica scenetta, si ripete in altra taverna, per gli altri quindici giorni che si succedono ...

Soggetti alle bizzarie del termometro della ... tasca, sono gli abiti, le livree, i costumi imperiali, le spade di latta, i caschi di carta dorata, le marsine unte e bisunte, e, magari, le camicie, ch’esser dovrebbero di bucato ... e che il nostro Eroe imbianca, da sè, come meglio può. [p. 24 modifica]Non ricevendo, se non di rado, la paghetta è facile intendere che il provvidenziale Monte di pietà che Dante non ha — chi sa perchè? — posto tra le infernali sue bolge!, accoglie e inghiottisce tutte quelle misere spoglie!... E cosi, la sera, alla recita, l’attore, in vece di calzar il coturno — se si rappresenta una tragedia — indossa la giacchetta quotidiana; e, in vece di portar la marsina, se la commedia si svolge in una festa da ballo, si adorna della prima veste togata che il compagno gentilmente gli cede!

Oh, il regno di Guittalemme! ... Ci vorrebbero volumi per tradurlo sulla carta! E poi ... basterebbe? Chi non ha visto, e studiato da vicino, una Compagnia di guitti sbarcante sur una piazza, può dire di non aver visto e conosciuto nulla! [p. 25 modifica]

E quando si pensa che, volere o no, proprio da Guittalenime son nati all’arte i Salvini, gli Zacconi, i Dondini, i Pieri, i Vestri ... e il più glorioso fra tutti: Ermete Novelli, non è possibile non benedire alla inclita città, al gloriosissimo regno.

Viva Guittalemme!... e fuori i lumi!