Il volgo di Roma/Ai lettori

Ai lettori

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Frontespizio III

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» I’ dico, seguitando....»
DANTE, Inf., VIII.


Nel 1890, coadiuvato da una eletta schiera di miei carissimi amici, quanto me, appassionati cultori del Folk-lore romano, iniziai questa pubblicazione, diretta al precipuo scopo di raccogliere quelle memorie che manifestano la vita della plebe di Roma, nei suoi costumi e nelle sue tradizioni, che di giorno in giorno perdono il proprio carattere e, fondendosi con usanze nuove, così trasformate, scompaiono.

Questo mio tentativo, o, per dir meglio, la efficace cooperazione de’ miei amici, si ebbe il plauso della stampa nostrana e straniera; di quella stampa che si occupa delle pubblicazioni geniali, e che trova lodevol cosa accogliere ed ordinare in volumi quelle memorie della istoria dei nostri volghi, che rivelansi nelle costumanze e nel linguaggio di essi.

Rendendo grazie a chi volle gentilmente encomiare questa modesta pubblicazione, come a chi mi fu largo di consigli e di aiuto, dopo dieci anni di sosta, riprendo con nuova lena la penna, ed invito nuovamente i miei vecchi amici a parlar del volgo della [p. 176 modifica]nostra Roma, ricostituendone e animandone quell’organismo, per cui possa per un istante rivivere come nell’antica età alle rappresentazioni sceniche di Plauto, come nell’evo medio alle popolari sommosse capitanate da Cola, come nell’epoca del rinascimento ai fausti giorni del divino Raffaello. E, per tal modo, divenga questa pubblicazione l’eco fedele che trasmetta al pubblico i nostri amichevoli ragionari.

Fu un tedesco, il Fernow, che primo fece tesoro delle reliquie sparse della scienza popolare ch’ei trovò in mezzo alla plebe romana, e che raccolse nei suoi Römische Studien; ed è ora la Ditta libraria Bernardo Lux, che dà vita nuova a questa pubblicazione, e ci offre la speranza di vederla per lunghi anni fiorente. Il valido elemento tedesco è sempre corso a rinforzare la razza latina, e nell’offrire le proprie forze ha assunto quella romanità per cui ai dì nostri si meritò il titolo di cittadino romano il celebre storico Ferdinando Gregorovius, per non ricorrere ad esempi dell’antico impero, in cui rifulse sulla destra di Arminio l’aureo anello de’ cavalieri di Roma.

La nuova gente del secol nuovo, che si schiude innanzi a noi già vecchi, accolga e conservi queste memorie del volgo romano come un contributo alla storia dell’arte, agli studi filologici, alla scienza musicale, ai cultori del gay saber e alle discipline tutte della demopsicologia comparata.

Roma, 30 ottobre 1900.