Il milione (Laterza,1912)/IX
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | VIII | X | ► |
IX (xv)
Come gli due fratelli vennoro al Gran Cane.
Quando gli due fratelli e Marco giunsero alla gran cittá ov’era il Gran Cane, andarono al mastro palagio, ove gli era con molti baroni, e inginocchiaronsi dinanzi da lui, cioè al Gran Cane, e molto si umiliarono a lui. Egli li fece levare suso, e molto mostrò grande allegrezza, e domandò loro chi era quello giovane ch’era con loro. Disse messer Niccolò: — Egli è vostro uomo e mio figliuolo. — Disse il Gran Cane: — Egli sia il ben venuto, e molto mi piace. — Date ch’ebbero le carte e privilegi che recavano dal papa, lo Gran Cane ne fece grande allegrezza e domandò com’erano istati. Rispuosero: — Messer, bene, dapoi che vi abbiamo trovato sano ed allegro. — Quivi fu grande allegrezza della loro venuta; e quanto istettero di tempo nella corte, ebbono onore piue d’altro barone.