Il materialismo storico e la sociologia generale/III/I fenomeni politici

III.6. I fenomeni politici

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I fenomeni politici — di cui tratteremo questo anno in modo più speciale che nei corsi precedenti — hanno i loro analoghi evidenti in quei fatti della convivenza animale, come l’imitazione, il dominio e la subordinazione, la regolazione attiva e passiva ecc.; i quali nella serie generalissima vengono dopo dei fatti individuali e collettivi o sociali di produzione, generazione, lotta, inibizione. Ma non è una mera analogia neppur questa. Gli elementi (relativamente) ultimi dei fatti politici sono psicologicamente identici agli stati interni che spingono un essere sociale qualsiasi ad imitare, a dominare, a subordinarsi, a comunicare o seguire i segni delle impressioni e dei desideri ecc. Noi abbiamo perciò un fortissimo motivo per presumere che i fatti politici abbiano con quelli economici, familiari, giuridici, militari, lo stesso rapporto seriale, che i fatti regolativi degli animali hanno con quelli individuali e collettivi di produzione, generazione, lotta e inibizione. Senonché questa presunzione non basta, essendo i fatti politici assai più complessi di quelli regolativi cioè risultando da una gran molteplicità di altri fattori.

Ciò non ostante noi vedremo in questo anno con maggiori particolari che nei corsi precedenti come quel rapporto seriale esiste realmente ed è chiaro, inconfutabile, rigoroso. Condizionata assolutamente dall’esistenza dei fenomeni economici e nel concreto sviluppo dell’umanità, anche da un certo stato dei fenomeni giuridici e militari, l’attività politica sorse come un mezzo per il miglior conseguimento dei fini di tutte le attività precedenti, cui essa regola immediatamente o mediatamente. Vedremo poi come alle variazioni di queste seguano necessariamente, come l’effetto alla sua causa, variazioni di quella; e quanto mal si opponesse il Materialismo storico nel considerare le soprastrutture e gli epifenomeni come giacenti alla rinfusa su la struttura e sul fenomeno fondamentale. Anco la guerra, dove e finché esiste, determina con le sue variazioni, direttamente, come causa, non come fenomeno collaterale o reciproco, variazioni del fenomeno politico, le quali sarebbero altrimenti inesplicabili. Così, per esempio, voi non vi spiegherete mai chiaramente la genesi di un fenomeno così frequente nella storia e così grave come il dispotismo, se partite immediatamente dai fenomeni economici e dalle variazioni economiche. Sia un imperatore romano o un re di Sparta divenuto capo di briganti, o un tiranno greco, o un signore feudale, o un imperatore di Francia, o un re di pastori Kafri, il despota — che si presenta nelle più diverse forme di produzione e di rapporti economici e perciò non dipende necessariamente da una forma economica determinata — ha per sua base immediata una speciale condizione della struttura e dell’attività militare. Che importa se questa alla sua volta trovi le sue cause, in una speciale condizione che si è venuta realizzando nella produzione e distribuzione delle ricchezze in ciascuna forma? Gli è certo che voi non potete passare immediatamente da questa condizione economica al dispotismo, saltando il gravissimo termine medio che n’è la causa prossima.

Eppure la guerra non è una condizione necessaria ed eterna dei fatti politici. Ella potrebbe sparire, e questi rimanere. Ma vi sarebbe ancora una causa più immediata che l’economia: il bisogno giuridico e l’attività giuridica. Noi possiamo supporre che, abolito il privilegio economico, una nazione o un complesso di nazioni o magari la totalità delle nazioni civili, nella pace profonda, pensi solo a regolare, sia per mezzo di rappresentanti ovvero di delegati dei vari gruppi o di referendi, la base della vita sociale, la produzione economica e i rapporti tra i gruppi e tra gl’individui produttori. Ma questi rapporti implicano dei diritti (i quali non spariscono, solo perché non sieno sanzionati dalla ghigliottina o dalla prigione); dunque l’attività politica in tal caso presupporrebbe sempre il bisogno giuridico e servirebbe anche al diritto e immediatamente al diritto (economico).