Il mago di Oz/Prefazione
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Il ciclone | ► |
PREFAZIONE
Questo libro non ha gran bisogno di una prefazione. Dapprima l’edizione che presentammo al pubblico immediatamente dopo la guerra, quasi a serena testimonianza dei legami che anche durante quegli anni burrascosi ci avevano tenuti uniti al grande Paese d’oltremare, e più tardi anche la diffusione della superba pellicola che Mervyn Le Roy e Victor Fleming hanno realizzato per i fanciulli di tutto il mondo, ne hanno fatto un’opera conosciuta, un libro popolare, e molti saranno fra voi quelli che apriranno queste pagine ansiosi di rivivere attraverso le riproduzioni di alcune «sequenze» cinematografiche le più emozionanti avventure di Dorothy e dei suoi originali e fedelissimi amici. Frank Baum, che ne è il magico creatore, nacque circa un secolo fa negli Stati Uniti, e fino all’anno della sua morte, il 1919, continuò a scrivere intorno alle straordinarie avventure toccate a Dorothy e ad altri eroi nell’incantato paese di Oz. Da ragazzo aveva divorato le fiabe di Andersen e quelle dei Fratelli Grimm, nonché le più antiche favole della tradizione francese, e fin da allora era nata in lui l’ambizione di diventare scrittore di fiabe per ragazzi. «Ma le mie fiabe», egli si era detto, «saranno diverse. Io tralascerò tutto quello che è brutto, eliminerò lo spaventevole, e presenterò ai miei lettori nuovi meraviglie, nuove magie che non mancheranno di incantarla senza atterrirli». Tuttavia, soltanto nel 1900 il suo primo libro, «Il Mago di Oz», vide la luce e riscosse successo immediato. I piccoli lettori d’America gli spedirono migliaia di lettere pregandolo di continuare a scrivere, e altri tredici volumi furono pubblicati successivamente per la gioia dei fanciulli di tutto il mondo, chè queste avventure sono tradotte anche in francese, in tedesco, in ungherese, in portoghese, in spagnolo, nelle lingue scandinave, ecc. ecc. «Il Mago di Oz» ha fatto epoca anche in altri campi oltre quello più ristretto della letteratura infantile. Nel 1902 fu presentato come composizione musicale; come pantomina tenne per quattro anni le scene dei principali teatri d’America, poi venne rappresentato per le strade della periferia, e ancora di cittadina in cittadina, di villaggio in villaggio, per sette anni consecutivi. Nel 1925 ne fu tratto un film muto, nel 1927 una commedia per burattini; nel 1938 i suoi personaggi deliziarono i radioascoltatori d’America, finché nel 1939 la Metro Goldwyn Mayer bruciò tutte le tappe col suo formidabile «technicolor», prodotto in celebrazione del cinquantesimo anniversario del cinematografo, il quale oggi viene distribuito in Italia dalla C.I.A. Il testo originale del «Mago di Oz» non ha perduto punto del suo fascino. È ancor oggi altrettanto fresco e gaio e divertente quanto lo era agli albori di questo nostro secolo. E come il genio sereno e scanzonato di Carlo Collodi ha saputo creare un personaggio che — nonostante il volgere delle generazioni — non può morire, perché Pinocchio è e rimarrà l’amico fedele di tutti gli scolaretti d’ogni tempo, così l’arte di Frank E. Baum ha saputo dar vita alla simpaticissima figuretta di Dorothy che i bimbi d'Italia hanno presto imparato ad amare.
M. L. A.