Il distico dell'inganno
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Mi tendevi le braccia, mi chiamavi
con la voce dolcissima e dolente,
e roteavi disperatamente
le tue pupille un dì tanto soavi.
5I capelli biondissimi, già schiavi
di fulgido diadema che la gente
t'invidiava silenziosamente,
sciolti i capelli al vento abbandonavi.
E la tua voce sospirava: «Vieni,
10torna amor mio, fra le mie bianche braccia
tu sarai il mio re, non già il mio schiavo!»
Mi parve d'impazzir, con gli occhi pieni
di pianto, corsi con giuliva faccia.
Credevo d'esser desto, ahimè, sognavo!
15Il sole tramontava nel suo mare,
era il ciel di viole. Ginocchioni
io leggevo nei tuoi grandi occhi buoni,
che mi lasciavi un tempo sfiorare
con la bocca, io leggeva ne le care
20pupille tue, la fine. Le illusioni,
fulgidi, immensi, ma fragili troni,
col sole io le vedeva tramontare...
E lentamente, come se il tuo cuore
rimanesse nel petto mio squassato
25dai singulti, con dolce e noto gesto
mi porgesti la man piccina, fiore
di neve, ed io la strinsi disperato...
Credeva di sognare, oh no, era desto!