Il corsaro/Canto I/XVII
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XVII
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XVII.
In bella mostra
I suoi più fidi, a sè d’innanzi ei mira,
E al suo fianco Giovanni. «È presto ognuno?» —
» Tutti o mio Capitan; vedi n’è carca
» Omai la nave, solo te quí aspetta
» L’ultimo schifo.» — » La mia spada porgi,
» E il mio cappotto, «E, in men ch’ei chiede, cinta
L’una a manca ben salda, e steso l’altro
Su l’omero si vede» Or Pietro vegna!....»
E giunge tosto; a lui come ad amico
Cortesemente inclinasi Corrado,
E » leggi, dice, questo foglio, e il serba,
» Sonvi parole d’alta fede; addoppia
» D’ogni intorno i custodi, e quando Anselmo
» Tocchi la riva, questi cenni miei
» Abbiasi ei pur.... Se m’è propizio il vento,
» Tre dì, Giovanni! e splenderà sul mio
» Ritorno il Sol.... Teco sia pace intanto!....
La man stringe al pirata, ed orgoglioso
Ne la barca si slancia.
Ecco già il remo
Percote, e fende la fosforic’onda,2
Sì che ne desta scintillante, e lunga
Striscia di luce. Ecco all’altero pino
Giugne lo schifo; su la tolda è sorto
Il feroce Corrado; ode l’acuto
Fischio d’intorno sibilar; per tutto
Mira le braccia affaccendarsi, e pronta,
E docile, al timon ceder la prora;
Vede l’ardita ciurma, e se n’allegra,
E lodi imparte. Ma il superbo sguardo
Perch’ei rivolge al giovinetto, e fido
Gonsalvo? Perchè scuotesi? Nel fondo
Del cuor perchè par ch’ei s’affanni? Ahi, l’occhio
Scontrò il turrito scoglio, ed il fatale
Addio risorse in mente! Oh, ciel! Medora
Scorge or forse la nave? Ahi, non l’amava
Com’or l’ama giammai!.... Ma troppo ancora
A oprar gli resta pria de l’alba; afforza
L’usato ardir, volge la fronte, e chiama
Gonsalvo e scende a la romita stanza;
Qui tutto svela il suo pensiero, e il loco,
E il modo, e la speranza. A lor d’innante
Arde una lampa, ed il suo raggio versa
Su lo svolto papìro, ove effigiati
Son mari, e terre, e sù quant’ha strumenti
La naulic’arte. A mezzo il corso omai
Tocca la notte, e a meditare assisi
Anco sen’stanno. Oh, qual mai veglia increbbe
Ad ansiosa pupilla! Intanto soffia
Seconda l’aura per lo Ciel sereno,
E và la nave, e par falcon che voli;
Passa per le folt’isole, s’aggira
Vicina ad ogni lido, esplora, e cerca,
E trova alfine il disegnato porto
Ch’anzi che il dì sorrida, in sen l’accolga.
Scorge Corrado allor la stretta baja,
Che i tanti legni del Pascià rinserra;
Conta ogni vela, ed a Gonsalvo accenna
Come le faci splendano, ma invano
Sul neghittoso Mussulman. Secura
Solca la nave sua non vista, ardita,
E su l’àncora posa, ove col fianco
Fantastico, selvaggio, la difende
La sporgente montagna. Insorge allora,
Ma non dal sonno ognun, pronto a la pugna
O sul lido, o sul mar; pende coll’occhio
Fiso su la fremente onda Corrado,
Parla tranquillo, e pur di sangue ei parla!