Il buon cuore - Anno XII, n. 35 - 30 agosto 1913/Notiziario
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NOTIZIARIO
I bambini ciechi. — I bambini ciechi dell’Asilo Infantile sono andati in vacanza, alle case loro; più non risuona di allegre grida il bel giardino dell’Istituto che in questi ultimi mesi ospitava, per la massima parte della giornata, la lieta famigliola; non sono più nei viali ombrosi le penellate azzurre e rosee, quasi cespugli di ortensie in fiore! Sono partiti. felici di andare presso le loro famiglie, ma pure qualche Iagrimetta da quegli occhi spenti è scesa nel lasciare la casetta cara dell’Asilo. Son venuti i parenti, in festa a prendere i loro bambini. dalla montagna o dai paeselli vicini alla città, o dalla cascina fuori porta. C’è chi chiede se potrà tener a casa il piccino fino alla vendemmia, ma non manca la mamma altruistica per eccellenza che sapendo il brutto.cambiamento che aspetta la sua bimba fra l’Asilo lindo e soleggiato e la misera stamberga umida e bassa, chiede con desiderio, scevro al tutto d’egoismo: «Quando la mia bambina potrà tornar quì? a. Ce n’è una, fra tutte quelle mamme la più povera, la più macilente che aspetta una risposta anche più importante a una più ansiosa domanda «Potrà il mio bimbo passare all’Istituto grande? Si tratta d’un ragazzo intelligente che ha raggiunto l’età per l’ammissione all’Istituto, ma è poverissimo; per circostanze di famiglia, impossibile il tenerlo in casa e appartiene a un comune poverissimo, fuori provin, ia che non può pagare la retta dell’Istituto, assai più rilevante di quella dell’Asilo Infantile. Ma un semplice, commosso " Sì, passa„ della Direttrice spiana la ruga dolorosa dalla fronte della povera contadina e le lagrime scendono da quegli occhi materni: non può la povera donna, che stringere al cuore il suo figliolo e sussurare a lui solo: «Chegrazia, che grazia
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E dall’abbraccio tenero della madre e del bambino sgorga un eloquente poema di gratitudine; sanno, tutti e due, che c’è una persona benedetta, un’anima generosa che assicura e promette, che ei sostituisce al Comune, alla famiglia e inizia un benefizio iiluminato, fra i tanti, come fonte d’inesaurabile carità. Che esempio! Son partiti tutti, ad uno ad uno, a piccoli gruppi, i cari piccini e la solerte direttrice li segue sulla soglia dell’Asilo con nostalgia materna, senza quasi poter apprezzare il pensiero del meritato vicino riposo, durante qualche settimana. Le maestre, pazienti e buone, rimangono mute e tristi; le brave donne s’affacendono intorno ai lettini vuoti per riordinare subito ogni cosa, affrettando «per quando tornano!» I bambini son partiti, ma quanti aspettano di arrivare! Poco dopo i vecchi che tornerenno dalle vacanze testè cominciate, a metà Settembre, giungeranno i nuovi a co’mare i vuoti dei bambini ammessi all’Istituto. ad aumentare, finchè lo permettono i mezzi, la famigliola, compostasi di bimbi disgraziati, ma che una provvidenziale luce di carità si può ben dire renda felici. E son tante le richieste e son si tristi i casi che presentano i documenti che
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vanno accumulandosi in Direzione! Nel preventivo è rimasto sì un posto vuoto, ma è quasi una doppia domanda una doppia invocazione! E’ rimasto libero il posto, perchè la bimba che aspettava è morta bruciata! Non par di sentire la vocina che, dalla cenere vien fuori. a Fate presto a ricevere i poveri bimbi che picchiano alla porta» e più alta la voce angosciata della povera mamma che, affacendata intorno a una numerosa nidiata, rimpiange tanto l’uccellino che l’amor suo non riesci a contendere alle fiamme. Qui è la domanda di poverissimi operai per la loro bambina maggiore, di 4 anni appena, nell’elenco dei figlioli, due o tre nomi e l’ultimo seguito dall’età — un mese! — e, tra parentesi, una terribile qualifica «pure cieca a E ci sono miserie occulte che i documenti non dicono, ma che la carità conosce e vorrebbe consolare. Torneranno all’Asilo provvido i bambini ciechi vecchi e giungeranuo i nuovi. Si ricomporranno i gruppi rosei e celesti, alla vigilia della fiera, fatta appunto a beneficio dell’Asilo dei bambini ciechi. E, come non confidare che riesca bene, che dia modo di allargare sempre più il beneficio, che possa sollevare tante miserie che possa asciugare tante lagrime materne! Mentre i bambini ciechi sono sparsi nelle loro case, ferve il lavoro per loro, in mille mani; mani di signore benefiche e di povere operaie; della mamma ricca che lavora più volontieri, rallegrata dalle grida festose dei suoi bambini che guizzano in mare o saltano intorno a lei e della mamma povera che, al pensiero dei bimbi ciechi, pei quali lavora, veglia più serena presso la culla del bimbo proprio pel quale guadagna e attende con gioia commossa il riaprirsi di quegli occhietti che la guardano e la benedicono! Lavorate, lavorate, buone mamme e voi tutte, persone caritatevoli: i bambini ciechi non vi vedono, ma sanno anch’essi dare la gratitudine del loro cuore e invocano la benedizione del M. C. cielo!
ltumanenghi Angelo
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