Il buon cuore - Anno XII, n. 20 - 17 maggio 1913/Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XII, n. 20 - 17 maggio 1913 Religione

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Il Medioevo e l’opera di Ozanam



Il medioevo fu sempre considerato come un’età di desolata barbarie e di grossolana ignoranza.

Attraverso il dispregio umanistico e le requisitorie della Riforma e della rivoluzione esso apparve, assolutamente privo d’ogni feconda attività intellettuale e continuamente contristato dalle sue brutali aristocrazie e dalle smanie deliranti del suo misticismo apocalittico.

La sua vita presentò poco più che un’enumerazione di disgrazie e di dolori, di crudeltà umane e di miserie sociali. Si vide la cultura devastata dalle malattie dell’immaginazione, la matematica ridotta alle questioni della virtù mistica dei numeri e delle figure, le scienze fisiche alla descrizione simbolica di un Mondo fantastico, la storia a un’allegoria spirituale.

Si negò quindi al medioevo ogni carattere di civiltà e si definì quel tempo come un. oscuramento spaventoso dello spirito umano e un ricorso tragico della barbarie primitiva.

Eppure una civiltà medioevale esiste: una grande civiltà fatta di religione e di teologia, mossa da un solo bisogno: quello di spandere la verità e di stabilire l’unità spirituale dei popoli con la predicazione e con la forza.

In nessun’altra epoca, come nel medioevo, il misticismo visse più intensamente nei cuori e rivestì forme più larghe e veementi.

L’India che generò dal suo grembo le prime febbri dell’ascetismo; l’Egitto che adunò nelle sue solitudini í terapeuti; la Palestina che raccolse sulle rive del Mar Morto gli Elleni, conobbero i più splendidi ardimenti dell’individualismo religioso, ma non videro mai come l’Europa cristiana, popoli e nazioni intere operare concordemente e con moto istintivo e, costante per un medesimo bisogno di difesa e di conquista spirituale.

I secoli passarono pieni delle stesse speranze e delle stesse aspettazioni e dileguarono in una stessa vicenda di ombre desolate e di luci sfolgoranti. L’arte senti i riflessi di una sola visione e il fascino di un solo mistero che si distese sulla terra e trasfigurò tutte le cose in segni ed emblemi di un’altra vita.

L’Occidente attese a costituire una grandiosa gerarchia, in cui ciascuno ebbe il suo posto, e la vita dei no-oli fu. più strettamente ancora che nell’antico, regolata alla religione.

Ricordate Novalis? «Splendidi tempi erano quelli in cui l’Europa era terra cristiana. Allora una cristianità, sola abitava questa parte del mondo, organizzata come un corpo umano; allora un comune interesse collegava le più lontane provincie di questo ampio reame spirituale. Un capo, pur non avendo grandi possessi terreni, dirigeva ed univa le grandi forze politiche, ed una corporazione, ricca di confratelli a tutti aperta, gli era sottoposta immediatamente, ed eseguiva con esattezza i suoi ordini e lottava con ardore per assodare la sua potenza benefica. Ogni membro di questa società era ovunque onorato, e come il popolo cercava da lui aiuto, conforto, consiglio, così lui presso i potenti trovava protezione, riguardi, udienze».

Ma questo splendi regno fu soffocato sotto Poppressione della vita d’affari, i suoi ricordi furono cancellati da preoccupazioni d’interessi, e il legame suo, diffamato, ingannevole ed illusorio, alla stregua di esperienze posteriori, fu per sempre spezzato da gran parte degli europei.


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Alla riabilitazione morale del medioevo Ozanam dedicò la sua opera letteraria, Egli considerò [p. 154 modifica]tamente quel tempo, come una grande civiltà, fondata sul mondo interiore, e indagò il profondo mistero umano di quella vita spirituale e sentì fraternamente la forza morale di quei popoli e il lirismo nebuloso di quelle anime abituate a conversare con l’infinito. Col dilagare della reazione antivolterriana il medioevo era tornato a piacere. Il cattolicismo plastico e decorativo di Chateaubriand, la religiosità estatica e diffusa di Lamartine, e le evocazioni nostalgiche della generazione romantica che si ammalava di esotismo e fuggiva la realtà circostante in cerca di sogno e di mistero, avevano fatto rivivere il medioevo sulle vaste porte del nuovo secolo. Si rimproverava allo spirito razionalista la sua impotenza poetica e le sue polemiche sterili e si celebrava la superiorità estetica del cristianesimo sul paganesimo. Gli idoli del secolo decimottavo cadevano da ogni parte e cresceva il rimpianto per quell’età della fede ardente e delle avventure eroiche. Dal medioevo venivano le ispirazioni della tragedia e del romanzo: Walter Scott trovava lettori innumerevoli in ogni paese: canzoni e poemi risuscitavano i cavalieri e i trovatori. Victor Hugo ripresentava in Odes et Ballades la poesia di quei rapsodi cristiani che sapevano maneggiare la spada e. la chitarra; nella Phéface du Cromwel raccomandava di non sdegnare il medioevo e in Nòtre Darne faceva rivivere la Parigi del secolo XV intorno alla sua vecchia cattedrale «vaste symphonie en pieve, oeuvre colossale d’un homme et d’un peuple, tout ensemble une et complexe, comme les Iliades et les Romanceros, dont elle est soeur; produit prodigieux des toutes les forces d’une époque, puissant et feconde, comme la créacion divinte, dont elle sémble avoir derobé le double caractère: variété éternité». Da questa infatuazione romantica per il medioevo, Ozanam prese il gusto della storia e dei viaggi in Italia. Egli rivisse in quell’atmosfera satura di sensibilità e di sogno, con l’anima di un cattolico che sente nell’arte i riflessi della propria fede. Ricercò soprattutto nel medioevo lo spirito teologico. e scolastico, la vita ascetica e visionaria, e le tradizioni di cultura sospinte dalla religione a guidar l’uomo verso la verità cristiana. Succeduto nella cattedra di letterature straniere al Fauriel, rivolse con costante predilezione il suo pensiero al medioevo italiano. Il suo libro migliore resta Les poètes franciscains, scritto dopo un viaggio in Italia, che gli apparve la terra classica della santità. Nella sua lunga visita ai paesi umbri sentì pienamente l’intima poesia che spira dall’ideale francescano e vide il nostro XIII secolo in una trasfigurazione serafica. Certo il lavoro degli storici e degli eruditi, in queste:. campo di studi, è andato molto innanzi negli anni che seguirono alla pubblicazione di quel libro che ha tanto rilievo artistico. La letteratura francescana si è straordinariamente

arricchita, e il Poverello d’Assisi ha dato nuovamente materie di sogni e di poesia agli spiriti colti. L’Umbria ha riaperto i suoi divini rifugi agli esuli e ai solitari ’del nostro tempo, che dalle moltitudini, tutte intente nella lotta per la vita materiale, escono talora a riveder le stelle e contemplare il passato. Il mistico sole ha fatto sentire alla terra con novella intensità della sua gran virtude alcun conforto, e le anime bramose di ravvivare la fede tramortita, hanno intrapreso un pellegrinaggio ideale nelle chiese e nei conventi che crebbero dietro a Colui la cui mirabil vita meglio in gloria del ciel si canterebbe. Tra quelle chiese e quei conventi, si ritrova intatta una pace e si riacquista una calma interiore in cui l’anima attinge le chiare armonie della fede e dell’amore universale. Ancora in su quell’alto monte v’è la fontana che trabocchi ella d’oro vi son le sponde ed è d’argento la sua cannella, Anima sitie>tte• se tu vuo’ bere vattene ad ella. Per questo, oggi che la Francia celebra il centenario di Federico Ozanam commemorandone le grandi opere di carità, noi dobbiamo ricordare il molto ch’egli fece per la storia e per la letteratura italiana; egli che risuscitò da cattolico le magnifiche creazioni del nostro medioevo, e fece risentire al secoletto che vanamente cristianeggia.Va in una disperazione. nostalgica, le santità della nostra terra e le voci Più possenti dell’estasi e dello spasimo religioso. B. DE RIT1S