Il buon cuore - Anno XII, n. 09 - 1º marzo 1913/Educazione ed Istruzione

Educazione ed Istruzione

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Il buon cuore - Anno XII, n. 09 - 1º marzo 1913 Religione

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La riabilitazione dei giovani criminali

REDUCI DALLA GUERRA



Ti risultato migliore che dobbiamo aspettarci dalla nostra guerra vittoriosa non è soltanto quello di veder trionfare — come trionfa — la nostra civiltà nelle terre ove sino a poco tempo fa dominava la barbarie turca; e di vedere il nostro nome, per la forza delle nostre armi, essere fatto oggetto di rispetto in Europa e fuori; ma anche dobbiamo aspettarci che qualcosa di nuovo venga, dopo questa guerra, a elevare i sentimenti del nostro popolo.

Le nostre vittorie debbono essere per noi — a qualunque classe sociale possiamo appartenere — un vero lavacro salutare; debbono portare nuova linfa generosa al nostro sangue che fu torbido; debbono nobilitare i nostri ideali, debbono trasformare tutti gli italiani e specialmente quelli che appartengono alle infime classi sociali. Le scorie che finora ostacolavano il libero sviluppo delle ottime qualità del nostro popolo e spesso — troppo spesso — le deviavano e le trasformavano in male, bisogna che siano finalmente espulse, anche a costo di una dolorosa operazione; perchè dobbiamo profittare dell’opportunità che in questo momento di risveglio nazionale ci viene prestata. A ottenere questo nobile intento è necessario l’opera concorde, tenace, continua, di tutti; è necessario che tutti ci uniamo per il bene del nostro popolo, vale a dire per il bene dell’Italia.

Il primo problema che si presenta a tale riguardo è quello dei numerosi criminali che fecero e fanno parte del nostro corpo d’occupazione in Libia e in Cirenaica; e che hanno compiuto e vanno compiendo — tra la nostra meraviglia e la nostra gioia — dei veri atti di grande eroismo. Noi non ignoravamo certo che il valore guerresco è una delle doti principali del nostro popolo; ma non giungevamo a sperare che nell’animo di quei giovani i quali si erano lasciati a descare dal perfido fascino della malavita, potessero albergare tanti sentimenti di altruismo e di amor di patria, capaci di spingerli a compiere atti di valore.

Ora essi che qui sono sottoposti alla continua e purtroppo necessaria vigilanza della pubblica sicurezza, che li riguarda come esseri pericolosi, ritornano in patria, con l’orgoglio del dovere compiuto, e senza dubbio trasformati completamente. Ma se nessuno viene in loro aiuto; se essi vengono abbandonati a sè stessi; se verranno ancora riguardati come esseri pericolosi, e quindi impossibilitati a procacciarsi dell’onesto lavoro; se, quindi, per mancanza di guida, si vedranno a poco a poco circuiti dagli antichi compagni, sapranno essi resistere alle numerose tentazioni del male?

Bisogna, dunque, ricorrere ai ripari; bisogna in qualche modo fare sì che i nuovi sentimenti ispirati dalla guerra, non vengano ostacolati per la nostra inerzia. Si pensi che questi giovani i quali hanno saputo riabilitarsi formano una vera legione; e che essi possono, solo che noi lo vogliamo, essere ricondotti sulla via del bene e dell’onesto.

Uno dei primi che si è proposto la risoluzione di questo problema, è stato il sostituto-Procuratore Generale, comm. G. R. Avellone, la cui indefessa e benefica opera per reprimere la malavita ha reso il suo nome popolare non solo a Roma, ma in tutta l’Italia.

Quello che egli ha fatto da quando la guerra è stata dichiarata, a proposto di quanto abbiamo parlato, è cosa che non si potrebbe facilmente dire.

Dopo aver raccolto un gran numero di precise [p. 66 modifica]formazioni, è riuscito, scrivendo e parlando, a convincere altri della bontà e della bellezza della sua idea; e così ha visto un numero sempre più grande di persone stringersi intorno a lui e mostrarsi disposte, a cooperare con lui per il raggiungimento della mèta. Siccome fra poco, in una prossima riunione sa premo che cosa si propone questo gruppo di persone, e con quali mezzi spera di poter ottenere i propostisi risultati, ho voluto interrogare questa mattina il comm. Avellone, mentre si recava al suo ufficio presso la procura generale. Mi può dire qualche cosa prima che la riunione abbia luogo? Desidererei, per esempio, sapere come è sorta la buona iniziativa. Fin da quando fu dichiarata la guerra — mi ha risposto l’illustre magistrato — poichè sapevo che un numeroso contingente di giovani pregiudicati per ammonizione e sorveglianza speciale, militanti per obbligo di leva nell’esercito, dovevano essere richiamati per entrare in campagna, mi proposi una ricerca intorno la loro condotta, sia in rapporto alla disciplina nell’esercito, sia in rapporto ai doveri di soldato verso la patria. E con somma mia soddisfazione ebbi lettere molteplici.di parecchi ufficiali dell’esercito come di funzionari della. P. S. distaccati in Libia, quale a mo’ d’esempio, il -cav. Trento, affermanti veri miracoli di trasformazione, morali e sociali in quasi tutti i pregiudicati; che oltre ad una paziente rassegnazione ai doveri della disciplina dimostrarono e dimostrano in campo di battaglia valore grandissimo, sentimento di patria davvero. mirabile. Resi pubblici i risultati di questa mia ricerca ed iniziai una campagna, nella quale risolutamente persisterò, tendente a procacciare a questi valorosi rinsaviti lavoro costante, pane sicuro, sorveglianza della P. S. meno aspra, più _paterna, e, sopratutto, mi son proposto di conseguire una riforma dell’istituto della riabilitazione, secondo me troppo lungo, troppo fastidioso, troppo pedante, avente tutti i caratteri di, una burocrazia odiosa fatta apposta per stancare ed ispirare un sentimento di ribellione. In sintesi io miro a questo scopo: far rifluire tutte le energie anche le più eccessive in questo sublime momento di risvegliò del sentimento dell’onore e della patria in una via diritta nella quale, incanalando tutte queste energie, anche nei loro eccessi, si possa riuscire a rendere utili e a rioondurre nel sentiero della onestà i più pericolosi ribelli delle nostre infime classi sociali. Per me la istituzione di un corpo militare libico ideato dal cap. Castelnuovo sarà uno dei ooefficienti necessari per raggiungere l’obiettivo che mi sono proposto; e ciò sempre indipendentemente da altri provvedimenti che debbonsi escogitare nel campo legislativo per la modifica e correzione dell’istituto della riabilitazione. La guerra alla malavita non si deve fare soltanto

somministrando reclusione ed ergastolo, ma si deve fare con un sistema illuminato di prevenzione paterna che sottraendo i torbidi e gli scapiliati alle seduzioni orribili della delinquenza li avvii anche con Io sviluppo della maggior loro energia sulla retta strada dell’onesto lavoro e della rettitudine sociale. E che cosa può dirmi del progetto del capitano Castelnuovo? A questo proposito Ella potrà avere un’idea precisa e chiara, quando l’egregio uomo pubblicherà tutto il materiale che ha raccolto con immenso studio e grande amore. E quanti sono i criminali che hanno fatto e fanno parte del nostro corpo di spedizione? Sono, in tutta Italia, da otto a dieci mila. Naturalmente la sua opera e quella dei suoi amici abbraccerà tutta l’Italia? - Si capisce, perchè noi non abbiamo di mira soltanto il bene di Roma I Ed Ella crede i risultati saranno buoni? Io mi auguro che saranno ottimi... ALFREDO LABBATI.

UNA PROFEZIA FRANCESE contro il turco

Nel francese arcaico che piacque a Ser Brunetto e onde l’esule volontario in Arcachon si piacque vestire la profana inspirazione del suo Mistero trovasi, raro, alla Brancacciana di Napoli, un componimento poetico di sapor francescano e che ha sapore, inoltre, di attualità. Esso profetizza la suina dell’impero turco, s’intitola: Consolation aux chrestiens qui flechissent sous le joug de l’empire mahometan e ne fo una traduzione letterale pei lettori delBuonCuore. Popoli che, nella noia, trascorrete i giorni e le notti in perpetua tristezza: ecco il tempo che i nostri dolori e i nostri più sensibili mali si cambieranno in allegrezza. Quella che videsi, un tempo, assoggettarsi i Re più potenti, questa fiorente Bisanzio avrà, infine, il suo posto quando, bagnata nel proprio sangue,.non troverà nessun difensore. Cristiani, non vi perdete d’animo, se lo sforzo d’un nuovo vincitore sarà, un giorno, vostra eredità: poichè io veggo un divin Sole che, per salvarvi dalla bufera, dissiperà tutte le nubi. Una santa inspirazione predirà la perdizione [p. 67 modifica]della città ribelle dichiarando, per tre volte, che il potente Re dei Re manda un Uomo al popolo fedele. Venite, dunque, a cercarlo, poichè dev’esservi caro, poichè tergerà le vostre lagrime: metterà fine, in tutto l’Universo, alle vostre tempeste e ai vostri inverni con le vittoriose sue armi. Forse, vi sembrerà ignoto o di origini basse, ma egli è d’illustri natali: di quelli dei vostri Sovrani più antichi, coi loro favori con l’assistenza divina. Che i vostri mortali languori cessino, oggi, i rigori che i vostri cuori gioiscano; è lui che deve liberarvi poi* dovrà massacrare il luogo onde siete la preda. Io veggo la santa umiltà fare qualche difficoltà nell’ascendere al trono supremo, ma l’Angelo che verrà infine lo persuaderà di ricevere il Diadema. Gli prometterà ogni onore, gloria, potenza e benessere: e, per più infallibil segno, il Patriarca benedirà tale missione e profetizzerà ch’egli sarà supremo Monarca. Allora vedrete rifiorire la pace e vedrete morire i vostri tormenti e il vostro martirio ché chi regna in Oriente comanda su l’Occidente cadrà sotto il suo Impero. Voi che aspirate a grandezze voi che mettete il vostro cuore nel giro di una corona, applaudite tutti delle mani voi tutti, altra gente, che questo Monarca circonda. Voi, infaticabili soldati, venite, in folla, a combattere per una sì giusta vittoria; verrà, così, la felicità che guida all’eternità, vi coronerà di gloria. Ma, intanto, convertitevi e, di cuore, piegate i ginocchi innanzi all’eterna potenza perchè il vostro Salvatore vi comunichi il suo favore, il suo amore e la sua assistenza.

Ora che la suina dell’Impero ottomano è, per tante traversie di religione e di diplomazia, a non lunga scadenza, può recar sorpresa, e non piccola, codesto poetico tableau prophétique apparso, quando la potenza della Mezzaluna era al suo zenith e quando la furia barbaresca e le criminose audacie di innumeri bande di pirati atterrivano l’intera Europa; quando un re di Francia doveva protestare per i cattivi trattamenti usati al suo ambasciatore e quando nessun patentato europeo poteva essere accolto in udienza dal Sultano se non si fosse prima abbigliato ed equipaggiato alla turca. L’anonimo e mistico poeta della profezia si lanciò guidare da quel potente senso religioso che à.. dovina non pure il presente e l’avvenire, ma il nascosto, ed acclude la più profonda sapienza. E ne lascia pensosi. DELIO CARLI.