Il buon cuore - Anno XI, n. 34 - 24 agosto 1912/Religione

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Vangelo della domenica tredicesima dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Di quei giorni essendo grande la folla intorno a Gesù nè avendo da mangiare, chiamati a sè i discepoli disse loro: Mi fa pietà questa gente: chè da tre giorni si trattiene con me e non hanno da mangiare. E se li rimando a casa loro, verranno meno per via: che alcuni di loro sono venuti da lontano. E i suoi discepoli gli risposero: E chi mai potrebbe qui nella solitudine satollarli di pane? Ed egli disse loro: Quanti pani avete? Essi dissero: Sette e pochi pesciolini. Allora egli ordinò alla moltitudine di assidersi per terra: e prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e diede ai suoi discepoli, perchè li ponessero davanti alle turbe come li posero. E mangiarono e si satollarono; e levarono degli avanzi dei frutti sette sporte piene. Or quelli che avevano mangiato erano circa quattro mila persone senza le donne e i fanciulli.

S. MATTEO, cap. 8.


Pensieri.

Caratteristica del miracolo d’oggi è l’averlo Gesù compiuto per sola e pura preoccupazione dell’umana miseria e del bisogno del cibo. Negli altri miracoli — guarigioni d’ogni male, risurrezione dei morti — intendeva offrire un argomento eli fede: qui intende dare un argomento di pietà, di infinita bontà! Non è Gesù che si commuova davanti ad una disgrazia: Gesù si occupa più che dei nostri bisogni più umili, anche del comodo, e la durezza della vita gli strappa quella voce sì pietosa e di paradiso: Miseror super turbam. Non è il grido del potente, è la voce del pio, che addolora e compatisce!

Gesù ch’era venuto per salvare le anime, per cercare le pecorelle smarrite e che pareva dover concentrare tutto nelle anime il suo amore e la sua energia, escludendo ogni preoccupazione pei corpi, Gesù ci dimostra che l’amor suo s’estende anche alle nostre necessità temporali, che per queste ancora egli ha compassione, che per loro forza ancora le stesse immutabili leggi divine operando il miracolo.

Gesù — per compiere intera la sua missione — cura ancora — secondariamente — i corpi, i bisogni terreni. Sa troppo bene che coi loro corpi verrà meno lungo la via — nella grande via dei giorni di vita — anche la sua divina parola, non perchè manchi di vita interna, di verità, no; nulla avrà perduto del suo fascino potente, ma non potrà essere raccolta mai, meno riflessa e praticata da corpi languenti d’accidia, da energie stremate dalla povertà, dal digiuno, da menti isterilite dal troppo lungo lavoro, dai crampi della fame. Per questo Cristo si occupa.... A lui interessando l’anime loro — doveva interessare d’aver degli uomini sani, non degli streminziti, non dei cadaveri....

Ed una turba grida contro Gesù: lo accusa di non aver udito il grido «fame pereo» delle turbe umane: lo si accusa d’aver dato solo e semplicemente del vero, della filosofia, non del pane.

Il grido e l’accusa dei miserabili calunniatori non viene raccolta dalla storia: dopo la sua parola di carità, dopo i suoi esempi seguirono a mille i miracoli dei santi a favor del popolo: dietro di Cristo spari la barriera d’odio che divideva fin’allora il mondo: dopo di lui il povero sente dignità e libertà e meno sudato, meno gravoso morse il suo pane, più largo s’assise al banchetto umano: dopo Cristo la disgrazia non urlò disperata: la sua voce fioca, la sua nota dilente preoccupò i famigliari a Cristo, che l’accostarono e per amore di lui, se non isparì dal mondo, ebbe tuttavia un rifugio, una mano pietosa che molse la piaga, l’orfano un padre, la randagia una casa, una madre!...

Cristo vive nei secoli nell’amore ai piccoli, agli sfortunati, Cristo ancora grida alle turbe agítantesi il suo grido pietoso: Misereor super turbam!

Personificazione vivente di Gesù Cristo, vive in noi la Chiesa Cattolica, il suo corpo mistico, che ne continua la dolce missione.

Ebbene? Da tutte le parti — più avverse — la si accusa. La plebe le chiede più che il pane dello spirito, il pane materiale e peggio quello dei piaceri: le classi più colte l’accusano di favorire oltre misura le rivendicazioni popolari.... [p. 267 modifica]E la Chiesa? Come il suo divin Fondatore essa intende le cure dello spirito: non può dare, meno imporre, un sistema economico. Non ne ha la competenza, il mandato. Il Signore la lascia questa bisogna alle disputazioni degli uomini. Ma la Chiesa, se ha arrestato le turbe nelle domande che varcarono le soglie dell’equo e del giusto, la Chiesa non ha dimenticato i figli prediletti ed i poveri richiamando ai ricchi l’uso dei loro tesori, la loro qualità di mandatari divini, l’obbligo di tradurli in pane sufficiente ai bisogni della vita. E quando s’arresta il giusto, quando l’equità ha stabilito i rapporti dell’onesto, la Chiesa non dimentica gli impotenti, i disgraziati, gli infelici — ai quali il mondo non pensa ed a cui sono peso — la Chiesa grida la parola della carità cristiana fondando le pie istituzioni che si nutrono e vivono del segreto del nome cristiano.

B. R.