Il buon cuore - Anno XI, n. 13 - 30 marzo 1912/Religione

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Vangelo della domenica detta delle Palme


Testo del Vangelo.

Era vicina la Pasqua dei Giudei, e molti di quel paese andarono a Gerusalemme per purificarsi. Cercarono pertanto di Gesù, e dicevano tra loro, stando nel Tempio: Che ve ne pare del non esser Egli venuto alla festa? E i Pontefici e i Farisei avevano dato ordine che, se alcuno sapesse dove Egli era, lo denunciasse per averlo nelle mani. Gesù adunque, sei giorni innanzi Pasqua, andò a Betania, dove era Lazzaro già morto e risuscitato da Gesù. Ed ivi gli diedero una cena: e Marta serviva a tavola: Lazzaro poi era uno di quelli che stavano a mensa con Lui. Maria però, presa una libbra di unguento di nardo, liquido di gran pregio, lo versò sul capo e unse i piedi di Gesù, ed asciugò i piedi a Lui coi suoi capelli; e la casa fu ripiena dell’odore dell’unguento. Disse perciò uno dei suoi discepoli, Giuda Iscariote, il quale era per tradirlo: E perchè un unguento come questo non si è venduto per trecento denari e dato il prezzo ai poveri? Ciò egli disse, non perché si prendesse pensiero dei poveri, ma perchè era ladro e tenendo la borsa portava via quello che vi era messo dentro. Disse adunque Gesù: Lasciala fare: ella aveva serbato cotesto per il dì della mia sepoltura. Imperocchè i poveri li avete sempre con voi: ma voi non sempre mi avrete. In verità vi dico che ovunque sarà predicato il Vangelo, sarà eziandio narrato, a numria di lei, ciò che questa donna ha fatto. Seppe pertanto una gran turba di Giudei come Gesù era in quel luogo: e vi andarono non per Gesù solamente, ma anche per veder Lazzaro risuscitato da Lui. Tennero consiglio perciò i Principi dei Sacerdoti di dar morte anche a Lazzaro: perché molti, a causa di esso, si separarono dai Giudei e credevano in Gesù.

S. GIOVANNI, Cap. 11.


Pensieri.

Dopo la risurrezione di Lazzaro i sacerdoti ed i pontefici aspettano — in occasione delle feste Pasquali — Gesù in Gerusalemme per nuocergli, mentre il popolo — sincero nelle sue espressioni collettive — si chiede con curiosità dolente e meraviglia perchè Gesù non si sia ancor visto.

Il popolo ha bisogno di Gesù: ha potuto osservare in tre anni di continua testimonianza la santità della dottrina da lui predicata, ha osservato la santità della vita conforme ai dettami della dottrina, ha appreso con somma meraviglia l’opera della fede in una virtù singolare, in opere miracolose, e s’interessa con amore — di lui: lo rimpiange assente, lo desidera vicino, si meraviglia di lui, che si tiene lontano dalla festa religiosa.

Differenza enorme fra quest’anima popolare fatta dì semplicità, che vive d’impressioni, che in fondo, non traviata da superfetazioni, non montata da pregiudizi, non guidata a rovina dai suoi sfruttatori cerca Gesù, sempre, ovunque, e l’anima di quei pontefici, sacerdoti indegni — rappresentanti veri, reali dell’egoismo, della turpitudine, del falso zelo, delle esteriorità e convenienza, dell’ipocrisia, dell’interesse, della lussuria — che chiedono di Cristo non per loro luce e bene, ma solo per mandarlo a morte, soffocare così la voce che loro turba i sonni tranquilli, le sicure finanze, le posizioni mercanteggiate, le false e boriose riputazioni, l’ipocrita veste di zelo in faccia al popolo, quel cumulo insomma di losche reti ed inganni su cui si regge la umana prepotenza, il vizio camuffato sotto ogni veste e forma, così inviso, così in contradizione colla sincerità delle idee e della vita di Cristo.

Due esempi meravigliosi: Il primo la Maddalena. Se non la famosa peccatrice — secondo altri — doveva pur essere una donna che — dal fascino potente conviveva in una unione illegale. Al contatto di Cristo — che per ragioni a noi incomprensibili — le dona l’amicizia sua si ritrae dal peccato, e di lui si fa devota ed ardente amica. Di tutto che in vita sua le fu caro si scorda e fa oggetto di disprezzo: le ricchezze, gli aromi — oggetti così cari alle voglie femminili — butta ai piedi di Gesù, di cui ha sentito emanare una vita lucida non paragonabile alla prima. Alle insinuazioni di Giuda, Gesù prende le difese di questa, che fu la peccatrice e d’ora innanzi sarà fedelissima seguace.

Il secondo, Giuda, l’osservatore fedele delle cerimonie mosaiche ma che, irretite della passione, della cose basse, volgari, terrene mai non ha potuto entrare nel grande e generoso disegno di Gesù. Non l’ha compreso nella sua missione divina, lui, tutto interesse terreno. Non sincero — ipocrita — pretesta l’opera in favore dei poveri facendosi zelante dei loro interessi. Gesù che vede il traditore apostolo in relazione coi suoi sicari, gli profetizza che il povero ci sarà sempre in terra finchè di fronte al povero ci saranno non gli apostoli di Cristo, ma gli apostoli del vizio, dell’egoismo, dell’avarizia come Giuda.

Gesù accetta la sincerità dolente della prima, sente orrore della generosità ipocrita di Giuda!

Concludendo su queste figure, quanto dobbiamo imitare l’umiltà della Maddalena nè finta, nè esagerata. Essa non parla, non fa proteste, in silenzio ed in lacrime versa l’olio ed il balsamo sopra di Cristo.

Tutti ripetiamo la. vita della Maddalena: imitiamola nella penitenza: amar Dio — quanto dignitoso e salutare! — quando s’amava il peccato: rompere ogni attacco al mondo, riparare gli scandali col proclamare generosamente la fede in una sincera conversione al Signore. Che vale piangere, promettere, ripetere facili atti d’umiltà e mortificazioni legali se nell’interno del cuore non spezziamo il laccio di morte, se nel cuore non facciamo la penitenza, se l’esteriore santità delle forme è una condanna della vita interna, nascosta?... Deus intuetur cor!

R. B.