Il buon cuore - Anno X, n. 29 - 15 luglio 1911/Religione

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Vangelo della sesta domenica dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

Disse il Signore Gesù questa parabola: Un uomo fece una gran cena, e invitò molta gente. E all’ora della cena mandò un suo servo a dire ai convitati che andassero, perchè tutto era pronto. E principiarono, tutti d’accordo, a scusarsi. Il primo dissegli: Ho comperato un podere e bisogna che vada a vederlo: di grazia, compatiscimi. E un’altro disse: Ho comperato cinque paia di buoi e vo’ a provarli, di grazia, compatiscimi. E un altro disse: Ho preso moglie, e perciò non posso venire. E tornato il servo riferì queste cose al suo padrone. Allora sdegnato il padre di famiglia, disse al suo servo: Va tosto per le piazze e per le vie della città, e mena qua dentro i mendici, gli stroppiati, i ciechi e gli zoppi. E disse il servo: Signore, si è fatto come hai comandato, ed havvi ancora luogo. E disse il padrone al servo: Va per le strade e lungo le siepi e sforzali a venire, affinchè si riempia la mia casa. Imperocchè vi dico, che nessuno di coloro che erano stati invitati, assaggerà la mia cena.

S. LUCA, Cap. 14.


Pensieri.

Oggi, abbiamo da meditare la parabola del padre di famiglia che chiama a pranzo gli invitati, i quali rispondono con un rifiuto.

I chiamati al banchetto rifiutano per provare i buoi, visitar la villa, tener compagnia alla moglie: tutte cose lecite, l’attendere alle quali non sarebbe stata una colpa se non ci fosse stato prima l’invito.

L’invito costringe a stabilire un confronto fra i beni sensibili e i beni più nobili; per seguir l’attrattiva dei primi bisogna attaccarcisi più fortemente, diventar più cupidi, più mondani, più orgogliosi.

Nessuna grazia, dicono i santi, non ci raggiunge senza renderci migliori o peggiori.

Gli invitati erano in rapporti personali col padre di famiglia: questi rapporti creavan loro doveri nuovi.

Se l’impulso che stimola al bene fosse appena una luce, un’idea, non si dovrebbe, per resistergli, lottar tanto. Il bene morale è sperimentato come una forza che attrae; che i santi percepiscon meglio, dopo averlo supplicato, pregato.... da questo scaturiscono dei doveri. La società impone degli obblighi e l’uomo che, solo, è perfettamente libero, non lo è più quando vive in società della quale, per avere i vantaggi, deve rispettare le leggi.

Questa parabola ha la sua spiegazione in un’altra pagina del Vangelo: Un ricco, giovin signore chiese a Gesù che dovesse fare per avere la vita eterna e Gesù gli rispose di osservare i comandamenti. «Li osservo» soggiunse il giovine. Gesù, allora, sorrise e riprese: Se vuoi essere mio discepolo va, vendi quello che hai, dallo ai poveri e seguimi». Quello era ricco, si rattristò e non seguì Gesù.

Avevan però seguito il consiglio di Gesù i pescatori che non avevano che misere barche e povere reti da abbandonare. La ricchezza è un bene, ma non è un privilegio. Esser ricchi è un ostacolo maggiore a seguir la chiamata di Gesù: da ciò la grave parola: Com’è difficile che un ricco entri nel regno de’ Cieli!

Come doveva suonare strana,... rivoluzionaria questa frase ai tempi di Gesù, quando la ricchezza era considerata come un segno di benedizione divina!

Gli invitati rifiutanti non potevano non sentir rimorso: essi eran venuti meno alla parola data.

Secondo l’uso orientale essi, invitati prima al pranzo, avevano accettato; poi, chiamati, avevan risposto di no. Rientriamo in noi stessi e vediamo quante volte anche noi abbiam fatto come gli invitati della parabola evangelica... ripensiamoci e ricordiamo la parola del padrone sdegnato: «Essi non avran parte al mio banchetto mai più».



Il Municipio di Milano ha ordinato 150 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.