Il buon cuore - Anno IX, n. 33 - 13 agosto 1910/Beneficenza

Beneficenza

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Il buon cuore - Anno IX, n. 33 - 13 agosto 1910 Religione

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Monsignor BONOMELLI

FRA GLI EMIGRATI IN ISVIZZERA



Basilea, 6 agosto.


Mons. Bonomelli, accompagnato da mons. Lombardi, ha intrapreso un lungo viaggio per visitare i diversi centri dove si svolge l’azione dell’ ″Opera di Assistenza per gli Operai italiani emigrati″, da lui fondata. Si è recato, tra l’altro, a Goppenstein nel Vallese, una colonia italiana che sorge all’imboccatura meridionale del tunnel del Loetschberg, e che ha un carattere tutto speciale. Si compone di circa cinquemila italiani, tra donne, fanciulli ed operai, che vivono raggruppati in capanne di legno. Non vi sono servizi pubblici, organizzazioni amministrative di nessun genere e quindi nessuna autorità, ma solo l’Impresa francese pei lavori e l’Opera d’assistenza.


Lavoratori eroici.


« — La salita da Briga a Goppenstein — mi ha detto S. E. — è qualche cosa da mettere i brividi e, data la mia età, mi è riuscita assai penosa. Gli operai, avvisati in precedenza del mio arrivo, mi sono venuti incontro in massa, con musica e bandiere, guidati dall’ingegnere capo dell’Impresa francese e dal vice-console italiano di Briga. Tutti avevano all’occhiello il nastrino tricolore e mi accolsero al suono della marcia reale. Le feste a cui sono stato fatto segno mi hanno veramente commosso. Come dirle l’impressione che ho provato in questa visita? Pensi che questa caratteristica colonia sorge tra montagne tagliate a picco, ed i poveri operai con le loro famiglie sono esposti a continui pericoli, d’inverno per le valanghe, e d’estate pei macigni che si staccano e precipitano dall’alto. Lei ricorderà il disastro dell’anno scorso in cui vi furono numerose vittime. Notte e giorno si danno il cambio dei guardiani, muniti di trombe, per poter dare il segnale d’allarme in caso di pericolo. Ho avuto l’impressione di un campo di battaglia in cui vi siano delle sentinelle sempre pronte a segnalare l’avvicinarsi del nemico.

«Eppure se lei vedesse come questi operai, abituati alla fatica, afirontano la morte, ne resterebbe meravigliato. Si avviano al lavoro a squadre di cinquecento alla volta cantando allegramente senza sapere se ne usciranno vivi. Lavorano otto ore ad una temperatura insopportabile — 36 gradi di calore ora che si è giunti al quinto chilometro — e ne escono per essere sostituiti con un’altra squadra di 500. Si calcola per ogni trecento metri di perforazione una vittima, senza contare gli infortuni minori e le malattie: numerose queste poichè da una temperatura così alta passano repentinamente ad una temperatura bassissima. Il medico mi diceva che non trascorre settimana senza che egli debba accorrere per constatare una morte o per curare un ferito. La ferale notizia si sparge subito nella colonia e tutti accorrono all’imboccatura del tunnel per vedere chi è lo sventurato: ed allora sono scene commoventissime, parole di commiserazione che erompono dalle bocche di tutti. Se non ci fossero gli italiani nessuno avrebbe traforate quelle montagne, si può dirlo forte!»

Mi accorgo che S. E. ha delle lagrime che gli rigano il volto, e resto per qualche istante muto a contemplare la veneranda figura.


Armonia ed ordine.


― Non si potrebbe, Eccellenza — domando — con un po’ di propaganda impedire che questi poveri disgraziati vadano al massacro?

― Già; ma, veda, è la miseria che li spinge ad andare lassù. Ormai i lavori sono finiti. Fra un anno il [p. 258 modifica] tunnel sarà perforato e la gloria resterà all’ingegnere, che ha ideato i lavori, mentre vi sono questi poveri disgraziati, che per raccorciare un percorso ferroviario di qualche ora, si immolano: veri eroi che muoiono ignorati. Sempre a proposito di questa colonia le dirò, passando ad un altro ordine di idee, che da principio era impossibile accostare questi operai andati là spinti dalla necessità, ma che a poco a poco i nostri missionari li hanno guadagnati in modo che ora tengono il governo della colonia con piena soddisfazione delle autorità cantonali, dell’impresa e degli stessi operai.

«Vi è una baracca che funziona da ospedale dove ho visitato una trentina di ammalati, ed una scuola, retta da suore italiane, frequentata da circa 300 ragazzi e riconosciuta dalle autorità cantonali. In occasione della mia visita si è proceduto alla premiazione degli alunni che più si sono distinti. Ho dovuto constatare ancora una volta in questo mio viaggio l’armonia perfetta che regna tra le autorità diplomatiche e consolari e la nostra Opera di assistenza. A Berna, dove mi sono recato dopo la visita a Goppenstein, in un colloquio avuto col nuovo ministro Cucchi-Boasso questa mia convinzione ne è uscita sempre più rafforzata».

— A proposito, Eccellenza, Ella sa che qui a Basilea la sala d’aspetto per gli emigranti italiani alla stazione centrale è un locale indecentissimo, angusto, privo di luce e di aria, una tomba insomma: ed è davvero a deplorarsi che in una stazione di passaggio così importante come questa di Basilea non si sia ancora pensato a rimediare a tale inconveniente. È vero che sono corse trattative tra l’Opera di assistenza, il Governo italiano e le Ferrovie federali in proposito?

Un provvedimento.

— Sì. Abbiamo fatto rilevare all’amministrazione delle Ferrovie svizzere ed al Governo italiano l’inconveniente, ma da principio non si è riusciti a nulla; finchè, in seguito alle nostre insistenze, l’amministrazione delle Ferrovie svizzere si è decisa ad offrirci un terreno gratuitamente perchè noi costruissimo un ricovero per i nostri emigranti qui di passaggio, ed il Governo italiano ci ha promesso il suo appoggio ed un sussidio proporzionato alla spesa. Si stanno preparando i piani e facilmente quest’anno stesso si comincerà la costruzione del nuovo ricovero, il quale oltre ad un grande salone di circa 400 metri quadrati avrà al piano inferiore gli uffici per l’emissione dei biglietti, deposito dei bagagli, cambio di danaro, restaurant, lavatoi, ecc., ed al piano superiore dormitoi, infermeria, bagni, docce: ecc. Come vede, una grande iniziativa che l’Opera affronta coraggiosamente per il benessere dei poveri emigranti italiani.

— E dove si dirige ora?

— Continuerò il mio giro. Andrò ad Ulma, Arbon, Bregenz, S. Gallo e Lucerna per poi far ritorno in Italia.



Il Municipio di Milano ha ordinato 150 abbonamenti per distribuire in tutte le scuole i fascicoli dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI.