Il buon cuore - Anno IX, n. 19 - 7 maggio 1910/Religione

Religione

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Beneficenza Educazione ed Istruzione

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Vangelo della domenica dopo l’Ascensione


Testo del Vangelo.

Il Signore Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre, è giunto il tempo; glorifica il tuo Figliuolo, onde anche il tuo Figliuolo glorifichi te: siccome hai data a lui podestà sopra tutti gli uomini, affinchè egli dia la vita eterna a tutti quelli che a lui hai consegnati. Or la vita eterna si è che conoscano te, solo vero Dio, e Gesù Cristo mandato da te. Io ti ho glorificato in terra, ho compito l’opera che mi desti ha fare: e adesso glorifica me, o Padre, presso a te stesso, con quella gloria che ebbi presso di te, prima che il mondo fosse.

S. GIOVANNI, Cap. 17.

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Pensieri.

«La vita eterna poi è questa, che conoscono te, solo vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo».

Ci sono cognizioni che danno la vita? E quali sono?

Le cognizioni che ci vengono dal mondo esteriore ci commovono, ci impressionano e queste impressioni muovono il nostro sentimento, il nostro affetto, sono vita.

Ma ci sono altre cognizioni che noi non possiamo raggiungere che mediante il ragionamento, la riflessione, e queste ci lasciano freddi, indifferenti, da esse non ci viene vita.

Pare dovrebbe essere così anche dell’idea di Dio, della quale l’uomo si potrebbe occupare come d’un teorema di matematica o come d’una curiosità scientifica. E invece non è così; nessuna idea ha infiammato ed entutusiasmato gli uomini come l’idea dell’Essere divino!

Come si spiega ciò?

In un solo modo: Ogni uomo deve aver sperimentato Dio. Questo non è più il campo del ragionamento, è il campo della fede, del soprannaturale. Da questa cognizione interiore viene vita.

Vita, dunque, scaturisce e dalla conoscenza del mondo e da quella di Dio. Ma la vita data per le cognizioni delle cose esteriori deve finire con esse: la cognizione di Dio non verrà meno mai e la vita che da essa procede è vita eterna.

Ma il Vangelo non s’arresta a parlare della cognizione di Dio: La vita eterna è che conoscano te, vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Non basta la conoscenza di Dio? Non è sufficiente?

È proprio necessaria la conoscenza di Cristo?

Riflettiamo. Come nel campo intellettuale ogni uomo è dotato d’intelligenza, ma in potenza, così che, per svolgersi, essa ha bisogno d’essere in comunicazione con altra intelligenza già svolta e formata, cosi la cognizione di Dio deve essere in ogni uomo compiuta, completata, mediante il contatto con una coscienza religiosa perfetta, che abbia interamente esperimentato il divino. Queste sono le coscienze degli uomini divini: ma divino fra i divini, divinissimo è Gesù. Mediante il contatto con Lui noi possiamo sentire Dio. Quante applicazioni pratiche scaturiscono da questa meditazione! Ne accenno una sola: la necessità di purificarci, di stringerci sempre più a Cristo, per essere i suoi portavoce non stonati, se noi abbiamo missione educatrice: l’urgenza, se abbiamo esseri cari di cui non possiamo direttamente curare l’educazione morale, interiore, di esercitare una cura vigile e gelosa nel scegliere le persone cui questa educazione vogliamo affidare. Quanto ci sarebbe da meravigliare e da piangere vedendo la trascuratezza dei genitori da un lato, la indegnità degli educatori dall’altro! S’intende che parlo, sopratutto, di educazione religiosa. Che tristezza infinita mi prende, quando odo partigiane, mal poste discussioni sull’argomento! quando vedo il danno che, per l’incuria, l’inconsapevolezza, la trascuratezza dei maggiori, ne viene alle anime dei nostri fanciulli!

E quante volte la parola commossa, addolorata, anelante al bene è non capita o capita male!....

Scuotiamoci, rientriamo in noi stessi, facciamo in modo di non aver rimproveri da farci davanti al Signore!

Ha efficacia su noi il sentimento del divino: ha efficacia su noi il sentimento delle cose esteriori: i due sentimenti, a volte, si devono combattere, e si combattono....

E allora... in questi momenti di lotta, ricordiamo che come c’è una vita eterna, c’è anche una morte eterna, che è la separazione voluta dalla vita che emana dalla cognizione di Dio.

Che il contatto con Cristo ci faccia sentire così fortemente il divino, che noi si possa vincere noi stessi e il mondo, e conseguire l’eterna vita!

Gesù porta la pienezza della conoscenza di Dio: uniamoci a Lui, salviamoci, vivendo con Lui!

Convinciamoci che o la religiosità è cosa seria, che prende tutta la vita, che tutta la trasforma, o non è nulla.

Noi dobbiamo vivere ordinariamente nel divino, nell’eterno: in ogni contingenza deve essere il criterio religioso, cristiano che informa i nostri sentimenti, i nostri giudizi, le nostre azioni: in ogni momento deve essere ininterrotta la nostra intima unione con Dio, con Cristo: dev’essere continua in noi la vittoria del sentimento religioso su quello mondano.... E di questa vittoria, che è anticipazione, principio della vita eterna, noi cristiani dovremmo essere, al mondo, la rivelazione e lo stimolo!