Il Trecentonovelle/XXII
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Due frati minori passano dove nella Marca è morto uno; l’uno predica sopra il corpo per forma che tale avea voglia di piagnere che fece ridere.
Non fu sí canonizzata la fama del Basso di piacevolezza dopo la sua morte, quanto fu canonizzata la fama d’uno ricco contadino falsamente in santità in questa novella. E’ non è gran tempo che nella Marca d’Ancona morí nella villa un ricco contadino, che avea nome Giovanni; ed essendo, innanzi che si sotterrasse, tutti gli suo’ parenti e uomeni e donne nel pianto e ne’ dolori, volendoli fare onore, non essendo ivi vicina alcuna regola di frati, per avventura passorono due frati minori, li quali da quelli che erano diputati a fare la spesa furono pregati che alcuna predicazione facessono a commendazione del morto.
Li frati, nuovi sí del paese, e sí d’avere conosciuto il morto, cominciorono tra loro a sorridere, e tiratisi da parte disse l’uno all’altro:
- Vuo’ tu predicar tu, o vuogli che io predichi io?
Disse l’altro:
- Di’ pur tu.
Ed egli seguí:
- Se io prédico, io voglio che tu mi prometta di non ridere.
Rispose di farlo.
Dato l’ordine e l’ora, e saputo il nome del morto, il valentre frate andò, come è d’usanza, dove era il morto e tutta l’altra brigata; e salito alquanto in alto, propose:
- Que, qui . Per que s’intende Janni, per qui s’intende Joanni dello Barbaianni; non ci dico cavelle, perché vola di notte. Signori e donne, io sento che questo Joanni è stato bon peccatore, e quando ha possuto fuggire li disagi, volentiera ce l’ha fatto; ed è ben vivuto secondo il mondo; hacci preso gran vantaggio nel servire altrui, ed ègli molto spiaciuto l’essere diservito: largo perdonatore è stato a ciascuno che bene gli abbia fatto, e in odio ha avuto chi gli abbia fatto male. Con gran diletto ha guardato li santi dí comandati; e secondo ho sentito, gli dí da lavorare s’è molto guardato da’ mali e dalle rie cose. Quando li suoi vicini hanno avuto bisogno, fuggendo le cose disutili, sempre gli ha serviti: è stato digiunatore quando ha aúto mal da mangiare: è vissuto casto, quando costato li fosse. Oratore m’è detto che è stato assai: ha detto molti paternostri, andandosi al letto, e l’Ave Maria almeno, quando sonava nel popul suo. Spesso ne’ dí fuor di settimana facea elemosine. Venendo alla conclusione, li costumi e le opere sue sono state tali e sí fatte che sono pochi mondani che non le commendassono. E chi mi dicesse: «O frate, credi tu che costui sia in Paradiso?» Non credo. «Credi tu che sia in Purgatorio?» Dio il volesse. «Credi tu che sia in Inferno?» Dio nel guardi. E però pigliate conforto, e lasciate stare li lamenti, e sperate di lui quel bene che si dee sperare, pregando Dio che ci dia grazia a noi, che rimagnamo vivi, stare lungo tempo con li vivi, e li morti co’ maglianni, da’ quali ci guardi qui vivit et regnat in secula seculorum. Fate la vostra confessione ecc.
La voce andò tra quella gente grossa e lacrimosa costui avere nobilmente predicato, e che elli avea affermato il morto per la sua santa vita essere salito in sommo cielo.
E’ frati se n’andorono con un buono desinare e con denari in borsa, ridendo di questo per tutto il loro cammino.
Forse fu piú vera e sustanzievole predica questa di questo fraticello che non sono quelle de’ gran teologhi, che metteranno con le loro parole li ricchi usurai in Paradiso, e sapranno che mentono per la gola; e sia chi vuole, che se un ricco è morto, abbia fatto tutti e’ mali che mai furno, niuna differenzia faranno dal predicare di lui al predicare di San Francesco; però che piagentano per empiersi di quello delli ignoranti che vivono.