Proemio

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II

Considerando al presente tempo e alla condizione dell’umana vita, la quale con pestilenziose infirmità e con oscure morti è spesso vicitata; e veggendo quante rovine con quante guerre civili e campestre in essa dimorano; e pensando quanti populi e famiglie per questo son venute in povero e infelice stato e con quanto amaro sudore conviene che comportino la miseria, là dove sentono la lor vita esser trascorsa; e ancora immaginando come la gente è vaga di udire cose nuove, e spezialmente di quelle letture che sono agevoli a intendere, e massimamente quando danno conforto, per lo quale tra molti dolori si mescolino alcune risa; e riguardando in fine allo eccellente poeta fiorentino messer Giovanni Boccacci, il quale descrivendo il libro delle Cento Novelle per una materiale cosa, quanto al nobile suo ingegno... quello è divulgato e richie... che infino in Francia e in Inghilterra l’hanno ridotto alla loro lingua, e grand...so; io Franco Sacchetti fiorentino, come uomo discolo e grosso, mi proposi di scrivere la presente opera e raccogliere tutte quelle novelle, le quali, e antiche e moderne, di diverse maniere sono state per li tempi, e alcune ancora che io vidi e fui presente, e certe di quelle che a me medesimo sono intervenute.
E non è da maravigliare se la maggior parte delle dette novelle sono fiorentine... che a quelle sono stato prossima... e se non al fatto piú presso a la... e perché in esse si tratterà di... condizioni di genti, come di... marchesi e conti e cavalieri, e di... grandi e piccoli, e cosí di grandi donne, mezzane e minori, e d’ogni altra generazione; nientedimeno nelle magnifiche e virtuose opere seranno specificati i nomi di quelli tali; nelle misere e vituperose, dove elle toccassino in uomini di grande affare o stato, per lo migliore li nomi loro si taceranno; pigliando esempio dal vulgare poeta fiorentino Dante, che quando avea a trattare di virtú e di lode altrui, parlava egli, e quando avea a dire e’ vizii e biasimare altrui, lo faceva dire alli spiriti.

E perché molti e spezialmente quelli, a cui in dispiacere toccano, forse diranno, come spesso si dice: «queste son favole», a ciò rispondo che ce ne saranno forse alcune, ma nella verità mi sono ingegnato di comporle. Ben potrebbe essere, come spesso incontra, che una novella sarà intitolata in Giovanni, e uno dirà: ella intervenne a Piero; questo serebbe piccolo errore, ma non sarebbe che la novella non fosse stata. E altri potran dire...