Novella LXXV

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LXXIV LXXVI

A Giotto dipintore, andando a sollazzo con certi, vien per caso che è fatto cadere da un porco; dice un bel motto; e domandato d’un’altra cosa, ne dice un altro.

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Chi è uso a Firenze, sa che ogni prima domenica di mese si va a San Gallo; e uomini e donne in compagnia ne vanno là su a diletto, piú che a perdonanza. Mossesi Giotto una di queste domeniche con sua brigata per andare, ed essendo nella via del Cocomero alquanto ristato, dicendo una certa novella, passando certi porci di Sant’Antonio, e uno di quelli correndo furiosamente, diede tra le gambe a Giotto per sí fatta maniera che Giotto cadde in terra. Il quale aiutatosi da sé e da’ compagni, levatosi e scotendosi, né biastemò i porci, né disse verso loro alcuna parola; ma voltosi a’ compagni, mezzo sorridendo, disse:
- O non hanno e’ ragione? ché ho guadagnato a mie’ dí con le setole loro migliaia di lire, e mai non diedi loro una scodella di broda.
Gli compagni, udendo questo, cominciorono a ridere, dicendo:
- Che rileva a dire? Giotto è maestro d’ogni cosa; mai non dipignesti tanto bene alcuna storia quanto tu hai dipinto bene il caso di questi porci.
E andaronsene su a San Gallo; e poi tornando da San Marco, e da’ Servi, e guardando, com’è usanza, le dipinture, e veggendo una storia di nostra Donna e Josefo ivi da lato, disse uno di costoro a Giotto:
- Deh dimmi, Giotto, perché è dipinto Josef cosí sempre malinconoso?
E Giotto rispose:
- Non ha egli ragione, che vede pregna la moglie, e non sa di cui?
Tutti si volsono l’uno all’altro, affermando, non che Giotto fusse gran maestro di dipignere, ma essere ancora maestro delle sette arti liberali. E tornatisi a casa, narrorono poi a molti le due novelle di Giotto, le quali furono tenute parole proprio di filosofo dagli uomini che avevono intendimento. Grande avvedimento è quello di uno vertuoso uomo, come fu costui.
Molti vanno e guardano piú con la bocca aperta, che con gli occhi corporei, o mentali; e però qualunche vive non può errare d’usare con quelli che piú che lui sanno, però che sempre s’impara.