Il Trecentonovelle/LXXIX
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Messer Pino della Tosa, essendo a uno corredo in casa di messer Vieri de’ Bardi, ha una quistione con uno cavaliere, e messer Vieri l’assolve e fa rimanere il cavaliere contento.
Al tempo che messer Vieri de’ Bardi vivea a un suo corredo andorono a mangiar con lui molti notabili cittadini cavalieri, tra’ quali fu messer Pino della Tosa, uomo grandissimo della nostra città. Il quale messer Pino con un altro cavaliere vennono a ragionare de’ fatti di Firenze; ed è vero che ’l detto messer Pino sempre cavalcava una mula, la quale avea tenuta gran tempo. E cosí, ragionando, di parole in parole, vennono in una questione, che ’l cavaliere dicea:
- Con quante barbute si correrebbe Firenze?
Dicea messer Pino:
- Correrebbesi con duecento.
Dicea il cavaliere:
- Non si correrebbe con cinquecento.
E messer Pino ridea, e dicea:
- E’mi darebbe cuore di correrla con centocinquanta.
E l’altro se ne facea beffe, e dicea cose assai, volendo tener fermo el numero suo. Abbattessi messer Vieri alla detta questione, e dice:
- Di che contendete voi?
- Contendiamo cosí e cosí.
Dice messer Vieri:
- Che dice messer Pino?
Risponde il cavaliero:
- Dice che correrebbe Firenze con centocinquanta barbute.
Dice messer Vieri:
- Io l’ho molto per certo, che correrebbe Firenze, e con assai minor quantità, però che egli ha fatto via maggior fatto, che l’ha signoreggiata con una mula già fa cotant’anni -; e contò un gran numero.
Gli altri cavalieri, che questo udirono, dissono veramente che messer Vieri avea dato buon judizio, e che egli credeano che per la ragione che messer Vieri avea detta, non che messer Pino corresse con centocinquanta lance Firenze, ma che la correrebbe con un asino, quando elli volesse.
E oggi si può molto piú credere questa novella, però che sono assai, che senza cavallo, o asino, e senza correrla, la signoreggiano; e ancora dirò una cosa piú forte, che la signoreggiano senza fare iustizia.