Novella LXVIII

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LXVII LXIX

Guido Cavalcanti, essendo valentissimo uomo e filosofo, è vinto dalla malizia d’un fanciullo.

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La passata novella mi fa venire a mente questa che seguita, la quale fu in questa forma. Giucando a scacchi uno d’assai cittadino, il quale ebbe nome Guido de’ Cavalcanti di Firenze, uno fanciullo con altri facendo lor giuochi, o di palla o di trottola come si fa, accostandosegli spesse volte con romore, come le piú volte fanno, fra l’altre, pinto da un altro questo fanciullo il detto Guido pressò; ed egli, come avviene, forse venendo al peggiore del giuoco, levasi furioso e dando a questo fanciullo, disse:
- Va’, giuoca altrove.
E ritornossi a sedere al giuoco delli scacchi. Il fanciullo tutto stizzito piagnendo, crollando la testa s’aggirava, non andando molto da lunga, e fra sé medesimo dicea: «Io te ne pagherò.» E avendo uno chiovo da cavallo allato, ritorna verso la via con gli altri, dove il detto Guido giucava a scacchi; e avendo un sasso in mano, s’accostò drieto a Guido al muricciuolo o panca, tenendo in su essa la mano col detto sasso, e alcuna volta picchiava; cominciando di rado e piano, e poi a poco a poco spesseggiando e rinforzando, tanto che Guido voltosi disse:
- Te ne vuoi pur anche? Vattene a casa per lo tuo migliore, a che picchi tu costí cotesto sasso?
E quello dice:
- Voglio rizzare questo chiovo.
E Guido agli scacchi si rivolge, e viene giucando.
Il fanciullo a poco a poco, dando col sasso, accostatosi a un lembo di gonnella o di guarnacca, la quale si stendea su la detta panca dal dosso di detto Guido, su essa accostato il detto chiovo con l’una mano, e con l’altra col sasso conficcando il detto lembo, e con li colpi rinforzando, acciò che ben si conficcasse e che ’l detto Guido si levasse; e cosí avvenne come il fanciullo pensò; ché ’l detto Guido essendo noiato da quel busso, subito con furia si lieva, e ’l fanciullo si fugge, e Guido rimane appiccato per lo gherone. Sentendo questo, e quel tutto scornato si ferma, e con la mano minacciando verso il fanciullo che fuggiva, dicendo:
- Vatti con Dio; che tu ci fusti altra volta!
E volendo spastoiarsi, e non potendo, se non volea lasserare il pezzo della guarnacca, gli convenne cosí preso aspettare tanto che venissono le tanaglie.
Quanto fu questa sottil malizia a un fanciullo, che colui che forse in Firenze suo pari non avea per cosí fatto modo fusse da un fanciullo schernito e preso e ingannato!