Il Trecentonovelle/LIV
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Ghirello Mancini da Firenze dice alla moglie quello che ha udito di lei, e quella scusandosi, fa a littera quello di che è stato ragionato in una brigata.
La moglie di Ghirello Mancini usò mercatanzia d’un’altra man paniccia, pagando il marito di quella moneta ch’elli andava cercando. Alla piazza di San Pulinari nella città di Firenze sempre usò nuova generazione di gente, e di diverse contrade. Avvenne un dí per caso che, essendo adunato un cerchio d’uomeni nel detto luogo, tra’ quali era uno che avea nome ser Naddo, e Ghirello Mancini, e altri; di che una mala lingua di quelli del cerchio, cominciò a dire di nuove cose della moglie, per metterli in giuoco a dire delle loro e dell’altrui. Onde dicendo l’uno e dicendo l’altro e pro e contro delle loro mogli, disse ser Naddo a Ghirello che contro alla moglie di ser Naddo dicea:
- Ghirello, la tua monna Duccina è sí grassa ch’ella non si dee poter forbire la tal cosa, quando è ita al luogo comune.
E cosí avendo detto e delle loro e dell’altre ciò che vollono, la notte e l’ora da tornarsi a casa gli partí dal ragionamento. E tornato Ghirello in casa e cominciato a spogliare, che era di giugno e caldo grande, s’accostò alla camera; e andato al letto, standosi cosí a sedere prima che entrasse sotto, e la sua moglie monna Duccina essendo per la camera in camicia, racconciando sue bazzicature, e Ghirello vedutala, ricordandosi di quello che ser Naddo avea la sera detto, disse:
- Duccina, o non sai tu quello che mi fu detto dianzi al canto di San Pulinari?
Disse la Duccina:
- Qualche male: o che?
Disse Ghirello:
- Fu detto che quando tu hai fatto el mestiero del corpo, che tu non ti déi poter forbire la cotal cosa.
La Duccina, udendo questo, comincia a dire:
- Deh davi il malanno a la mala pasqua, ché mai non fate altro che dire male di altrui.
E con un impeto grandissimo d’ira, subito chinandosi cosí in camicia in mezzo dello spazzo, disse:
- Guata, se io mi posso chinare.
E pignendo la mano verso il cocchiume, come se l’avesse a forbire, tirò uno peto sí grande che parve una bombarda.
Ghirello, avendo veduto prima l’atto, e poi sentito il tuono, disse:
- Duccina, a cotesto non ti risponderei io, se non ci fosse ser Naddo.
E la Duccina, volendosi ricoprire, disse:
- Sí che fu ser Naddo; deh dàgli tanti maglianni quanti mai ne vennono a creatura, vecchio rimbambito ch’egli è; ché se io lo truovo, gli dirò tanta villania quanta ad asino.
Disse Ghirello:
- Tu hai fatta la pruova, e adiriti: o se tu non l’avessi fatta, che diresti tu?
Ed ella disse:
- Che pruova nella malora? che siete tutti piú tristi che ’l tre asso.
Disse Ghirello:
- Donna, or va’, dormi oggimai, va’. Io ci menerò domani ser Naddo, e vedremo quello che dee essere di questo fatto, e che ne vuole la ragione.
Disse la Duccina:
- Che ragione? ben che voi sete ragione. Alla croce di Dio che se tu cel meni, che io gli getterò un mortaio in capo. Sa’ tu com’egli è del fatto, Ghirello? E’ vide ben ser Naddo a cui sel dire; ché, se tu fussi quello che tu dovessi, non avrebbe avuto ardire di dire male d’una tua donna, ove tu fussi.
Belli ragionamenti che sono i vostri! lasciate stare li fatti miei e dell’altre donne, e ragionate de’ vostri, che tristi siate voi dell’ossa e delle carni! ché ben vorrei che ser Naddo e gli altri cattivi fossono stati qui, come ci se’ tu, e avessi fatta la pruova in sul viso loro, come io l’ho fatta innanzi a te, che d’altro non eravate degni.
E cosí se ne andò la Duccina al letto, e non sanza borbottare, tanto che s’addormentoe; e la mattina levatosi Ghirello, e stato un pezzo fuori, si ritrovoe con ser Naddo e con gli altri, e predicorono la pruova che la Duccina avea fatta, e dissono tutti ch’ella avea ragione, e ch’ella tirerebbe un balestro non che un peto, quando bisognasse.
Nuova cosa è quello che usano spesse volte li mariti disonesti, che spesso in cerchio diranno di cose vituperose delle loro donne, e piú ancor dell’altre, e chi venisse bene considerando, elle ne potrebbon far dire forse piú degli uomeni; e hanno tanta discrezione che nol fanno; e gli uomeni, dove dee essere piú virtú e piú savere, sono meno discreti di loro; ché non bastò a Ghirello d’essere a udire e dire forse male della Duccina; ma egli lo ridisse perché ella il sapesse.