Novella CXXXIV

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CXXXIII CXXXV

Petruccio da Perugia, essendoli dato per debitore il Crocifisso dal suo prete, va con una scure percotendo il Crocifisso, e volendo da lui per ogni denaio cento, in fine è pagato.

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In quello di Perugia fu già uno che avea nome Petruccio, uomo di nuova condizione, assai diverso. E andando ogni domenica a udire la messa al suo popolo, ad una chiesa che si chiama Santo Agapito, il prete ricogliendo l’offerta dicea com’è d’usanza: Centum per unum accipietis et possidebitis vitam aeternam ; e mettea li danari in uno ceppo che era ivi presso collegato nel legno appiè d’un Crocifisso. Di che continuando queste messe e questa offerta, disse un dí Petruccio al prete:
- Questo cento per uno che ci promettete, e quando gli averemo? e chi ce li de’ dare?
Disse il prete:
- Questo nostro Signore, il quale è qui in croce, ogni volta che tu vorrai, purché tu voglia, ti renderà cento per uno; ed elli li riceve, come tu vedi, che tutti gli do a lui, mettendoli in quel ceppo.
Disse Petruccio:
- Se cotesto è, ben mi piace.
Sta un mese e sta due; e avvisandosi che ’l Nostro Signore si movesse a dargli cento per uno, e ’l pagamento non venía; né colui, cioè Nostro Signore che gli era dato in pagamento, non si movea; una sera disse Petruccio:
- Io non sono pagato dal debitore che ’l prete piú volte m’ha assegnato; piú non intendo di aspettare. Per certo conviene ch’io sappia se io debbo esser pagato da questo debitore che ’l prete m’ha dato tante volte.
E toglie una scure, e vassene un dí nella chiesa, rimpetto al Nostro Signore, e dice:
- Rendimi li miei denari.
Nostro Signore si stava, e fermo e cheto; dice Petruccio:
- E’ par che tu mi gabbi; e peggio, che non mi rispondi; per le chiabellate e per le budella, che conviene che tu mi paghi -; e dà della scure sí fatta nel ceppo, dov’erano i denari, che ’l ceppo si spezzò, e con tutti li denari e con lo Crocifisso ne viene in terra.
Veggendo Petruccio li denari per terra, ricolse li denari, e dice:
- Va’, tu non mi credevi; cosí t’acconcerò io, se non mi paghi; non ci ho ancor del sacco le cordelle - , e vassene con dieci lire, o circa.
Torna il prete alla chiesa, vede questo fracasso per terra, volgesi a una casiera che avea, e dice:
- Chi diavol c’è stato? che truovo lo cippo spezzato, e rubati li danari, e ’l Crocifisso per terra, come che di quello poco mi curo.
Dice la casiera:
- Io ci vidi entrare Petruccio; non so se l’avesse fatto elli.
Il prete va, e truova Petruccio, e dice:
- Io ci ho trovato il tal lavorío fatto in chiesa; ed èmmi detto tu fosti là; averesti veduto chi ce l’avesse fatto?
Dice Petruccio:
- Hoccelo fatto io.
Disse il prete:
- O perché?
E Petruccio risponde:
- Questo è lo pagamento delle promesse che m’hai detto, che sí novo ci ti mostri? mille volte m’hai promesso che ci riceverò cento per uno, e che quello che buttai per terra me gli dovea dare, [né mai] non ci pote’ aver danaro, se non fusse [quello] che ci ho fatto, bontà della scura.
E dicoti ancora che ne rimango aver assai; se non ci fai accordare, e non trovass’io pagatore, lo giuoco che ho fatto a quisto farò a te isso.
Il prete dice:
- Ah Petruccio mio! tu non m’hai bene inteso; ché io ti dicea che cento per uno ti darebbe nell’altro mondo.
Dice Petruccio:
- Sicché m’assegni quello che non saccio? e che saccio che ci sia nell’altro mondo? e che bisogno ci avrò là di denari? arò a comprare delle fave? se non ci sono pagato interamente, vedrai quello che ti farò.
Il prete veggendosi mal parato, e che per questo venía a perder la divozione della chiesa, s’accordò con Petruccio, e diégli altrettanti denari, e pregollo che mai piú offerta non gli desse; e cosí fece.
E cosí questo prete pagò a contanti quello, di che facea debitore Cristo nell’altro mondo. E intervenisse cosí agli altri, non bisognerebbe dire: Centum per unum accipietis.