Il Trecentonovelle/CXLIII
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Il Piovano da Settimo rimane scornato, perché uno, che era bastardo, scontrandolo gli dimostra, con una piacevole novella, come anco elli è mulo.
La passata novella dimostra come a uno fu fatto poco onore per essere affigurato a uno asino; in questa che seguita, brievemente si dimostrerrà come un altro per essere affigurato d’essere mulo, si scornò in forma che sempre fu nimico di chi gli lo disse. Fu adunque poco tempo fa, e ancora è, uno piacevolissimo e povero suo pari, il quale con la sua famiglia sempre è stato nel Castello de’ Pulci, come colui che sempre è stato una creatura di que’ Pulci. Era costui bastardo, e niente si curava di dirlo elli stesso, ora con uno motto, ora con un altro, pur che credesse dare diletto altrui. Al tempo che ’l Comune di Firenze ave’ guerra con la Chiesa di Roma, partendosi costui, ch’era chiamato lo Innamorato, per andare a Firenze a fare alcuna sua faccenda, vidde per avventura pigliare bestie, cioè muli e asini, come si fa spesso in tempo di guerra, per mandare fuori certa vituaglia; e ritornandosi verso il castello, poi che ebbe fatta la faccenda, scontrò nella strada da Settimo il Piovano di quella pieve, il quale ancora era bastardo, che andava a Firenze. Il quale Piovano, salutando lo Innamorato, domandò che novelle avea a città. Lo Innamorato rispose:
- Andate voi là?
Disse il Piovano:
- Mai sí, che mi convien comprare certe cose che io ho bisogno.
Disse lo Innamorato:
- Io per me v’andava ancora per fare certi mia fatti; ma quando io fui alla porta, e’ vi si pigliava tutti e’ muli per mandare non so dove; di che io diedi volta, e sonmene venuto per non essere preso; voi, che farete, messere?
Come il Piovano ode costui, si mutò di mille colori, come colui che si sentiva essere fatto a staccio; e dice:
- Deh, datti la mala pasqua, che se’ uno ribaldo.
E l’Innamorato dice:
- Deh, non v’adirate di quello che non m’adiro io.
E ’l Piovano dice:
- Dunque vuo’ tu agguagliare lo stato tuo al mio?
E l’Innamorato dice:
- O volete state, o volete verno, che secondo la nazione noi nascemmo a un modo, e io per me vi tengo per maggiore fratello.
E ’l minacciare e ’l rimbrottare del Piovano fu assai, e stette coppie d’anni che non favellò allo Innamorato; il quale non vi dié nulla, dicendo questa novella e nel contado e nella città, e dando gran diletto a molti che lo stavono ad ascoltare.