Il Trecentonovelle/CIII
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Uno prete, portando il corpo di Cristo, e passando la Sieve con esso, il fiume cresce, ed elli s’aiuta, e con una bella risposta dice che ha campato il corpo di Cristo a certi che erano in su la riva.
Presso a Sieve fu già un prete, il quale avea nome ser Diedato, ed era piacevole e non molto cattolico, il quale avendo a portare il corpo di Cristo a uno infermo, ed essendo stato venuto per lui di là dalla Sieve, e convenendo che il detto prete, andando a comunicare il detto infermo, guadasse l’acqua, disse a quelli che erano venuti per lui:
- Andatevene innanzi, e aspettatemi dalla proda di là dal fiume, sí che io veggia dov’è il passo, e poi ce n’anderemo insieme.
Quelli, come il prete disse, cosí andorono. Andati che furono, il prete trova il corpo di Cristo e ’l cherico con la campanuzza, e mettesi in via, e giunti in su la proda per passare di là, ser Diedato e ’l cherico si mettono a passare. Il cherico avea una mazza e andava innanzi tastando il guado. E come spesso adiviene, che, essendo piovuto nel Mugello, la Sieve cominciò a crescere, quelli che aspettavano il prete su la sponda, gridavano:
- Passate tosto, ché ’l fiume cresce.
Quelli s’affrettano; l’acqua era già alla cintura al prete, e pur si studiava quanto potea, levando in alto le mani, con le quali tenea il corpo di Cristo; e l’acqua pur crescea tanto che gli giugnea al bellico. E nel vero si sarebbe molto meglio il prete difeso, se non che convenía guardasse di salvare con le braccia alte il corpo di Cristo; pure, aiutandosi quanto poteo, a grandissima pena giunse alla proda, là dove erano quelli che l’aspettavono, li quali dissono:
- Ser Diedato, voi avete molto da ringraziare il nostro Signore Jesu Cristo, il quale avete in mano, ché per certo noi vi vedemmo annegato, se non fosse stato il suo aiuto.
Dice ser Diedato:
- In buona fé, se io non avesse aiutato lui altrimenti che elli aiutasse me, noi seremmo affogati ed elli ed io.
Disse uno di quelli:
- E’ non mi dispiace la ragion vostra.
E racconcio che si fu, col cherico insieme con la campanuzza si missono in via, e andarono a comunicare il detto infermo. E questa novella si divulgò per tutto infino a Firenze, e nacquene quistione, piú per diletto che per altro, quale aiutasse l’uno l’altro. E, bontà della nostra fede ch’è molto ampliata, li piú diceano che ’l prete avea condotto ogni cosa a salvamento; essendo assai che allegavano a chi dicesse il contrario:
- Se tu fossi in uno gran pelago e fossi per affogare, qual vorresti innanzi avere addosso, o ’l vangelo di Santo Giovanni, o la zucca da notare?
Udendo questa ultima parte, tutti concorsono che vorrebbono innanzi avere la zucca. E cosí la ragione di ser Diedato fu confermata; e dell’altra, dove tutta la nostra fede de’ stare, ne fu fatto beffe.
Quando io penso quanta fede è, via meno ne truovo che io non credo; però che ciascuno va drieto a quelle cose che giovano al corpo, e non all’anima. Il prete bestia volle dire che avea aiutato il nostro Signore, come se avesse gran bisogno dell’aiuto d’uno pretignuolo.
Se lo disse per motti ancora fece gran male. L’altro diede il partito d’una zucca vota al vangelo di Santo Giovanni; e noi siamo ben zucche vote, e nella fine ciascuno se n’ha vedere.