Il Partigiano D'Artagnan/Capitolo XIX
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La lotta di liberazione nei ricordi di un partigiano di San Giovanni in Persiceto (1994)
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Sono stati scritti su molti libri, parziali, ma anche ampi articoli sulla resistenza e sui vari gruppi formatisi sotto l’influenza di questo o di quel partito: Brigate Garibaldi, Matteotti, Fiamme Verdi, Giustizia e Libertà... Siccome avevano tutti un comune intento sfociarono in un unico ente che fu il Comitato di Liberazione Nazionale.
In tutti questi trattati vi è una lacuna o una dimenticanza ed è quella riguardante i giovani che, al di là delle ideologie politiche e delle influenze dei partiti, costituirono un fronte unico antinazista ed antifascista, chiamato proprio Fronte della Gioventù.
Esso operò in tutti i campi, d’accordo con gli altri gruppi, principalmente per arrivare ad una insurrezione armata, che costituiva l’obiettivo di tutte queste forze. A Persiceto si formò un primo gruppo verso la fine del 1944, il responsabile e coordinatore era Mordacci Otello, uno spezino, che si era trasferito da La Spezia nel nostro paese e precisamente all’Accatà e continuò ad operare fino alla liberazione. Egli era componente del Comitato di Liberazione Nazionale, assieme ai rappresentanti di tutte le associazioni politiche antifasciste.
A liberazione avvenuta passò ad altro incarico e alla presidenza del Fronte della Gioventù fui assegnato io. Si costituì un comitato comunale che era fra gli altri composto da Riccardi Sergio, da Suozzi Ettore dal maestro Muratori, dall’ottimo segretario Risi Elvio e da Cocchi Gioiele. Quest’ultimo nell’ambito del Comitato di Liberazione Nazionale rappresentava il Fronte della Gioventù.
I compiti da eseguire erano immani, il paese era tutto costellato da macerie, la guerra aveva lasciato irrisolti tanti problemi materiali e morali. Non vi era polizia, infuriava il mercato nero, c’era chi faceva incetta di generi alimentari nella penuria già esistente, per mandarli, a prezzi centuplicati, nelle città, ove ormai la tessera del razionamento era solo un pezzo di carta, in quanto tutto era paralizzato se non distrutto.
Arduo era il servizio d’ordine: la guerra aveva lasciato odi, rancori, ed alcuni vedevano in quei giorni la possibilità di rivalsa. Avvenivano spiacevoli fatti come tosare delle donne, perché avevano amato un uomo piuttosto che l’altro. Ancora più gravi furono i fatti di sangue, molto spesso dovuti a rancori personali, ma anche a sfondo politico. Le estorsioni avvenivano in pieno giorno: il morale e la rettitudine di molte persone erano paragonabili alle macerie, le bombe avevano demolito anche lo spirito.
Qui il Fronte della Gioventù si mobilitò in primo piano, assieme alle altre forze sane per la ricostruzione del paese. Si operò, affiancando i due carabinieri disponibili: Spagnoli Adriano e il collega, unitamente ad altre forze; per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale, si facevano pattuglie di ronda, poiché si erano verificati assalti notturni per le strade.
Si operò pure nello smaltimento delle macerie: volontariamente gruppi di giovani con a disposizione carretto e cavallo hanno, per giorni e giorni, lavorato senza percepire alcuna retribuzione. Si costituì un giornale locale, diretto principalmente da Loris Federici dal Rag. Risi, da Riccardi e dal maestro Muratore, si chiamava "La cicogna", era un foglio senza pretese, ma che principalmente serviva a mettere in evidenza le necessità del paese, a esporne i problemi, cercando anche dai cittadini i consigli o i suggerimenti per risolverli.
Poi sorsero i contrasti; i partigiani, che unitariamente avevano combattuto, subirono l’influenza dei vari partiti, ne nacquero diversi tronconi, il principale dei quali è ancora l’A.N.PI. Così pure il Fronte della Gioventù, subendo queste influenze, entrò in crisi e in poco tempo si sciolse, in campo nazionale, provinciale e anche locale.
Si disgregò così come altre forze, che grandemente avevano operato nella lotta, scomparve, ad esempio, il Partito d’Azione, che rimase organizzato soltanto in Sardegna. Dopo qualche decennio altre ideologie si sono appropriate di quella sigla "Fronte della Gioventù" e tuttora la fanno esistere, ma con uno spirito opposto a quello per cui nacque.
Per chiudere è bene sottolineare ancora una volta che questo gruppo è sorto nella lotta antinazista e antifascista, come tale ha operato durante l’occupazione tedesca e dopo la liberazione. Basta leggere alcuni numeri della "Cicogna", per rendersene conto.
Il Fronte della Gioventù è stato schiacciato soprattutto per le condizioni venutesi a creare con la persecuzione antipartigiana, che alcuni governi hanno messo in atto con arresti e massacri vari (Modena, Reggio Emilia...).
Vorrei citare un articolo apparso su "L’Unità" del 20 marzo 1945:
Hanno assassinato Eugenio Curièl
I traditori della patria e servi dei tedeschi, i nemici di tutto quanto è nobile e generoso, i banditi in camicia nera hanno vilmente assassinato il nostro amato e grande compagno Eugenio Curièl, militante devoto e altamente dotato, direttore della nostra lotta dell’unità, fondatore, animatore e capo del Fronte della Gioventù, chiara promessa della scienza e della nuova Italia democratica e progressista, a cui aveva votato il suo entusiastico cuore e la sua mente elevata e a cui ha fatto il supremo sacrificio della sua giovane esistenza.
Antifascista dal 1935, capeggiatore, per ordine del partito, delle correnti di opposizione nelle file studentesche fasciste, confinato nel 1939 a Ventotene, liberato il 25 luglio, si batté con le armi alla mano. Sapendosi ricercato da un nemico vile, non abbandonò il suo posto di battaglia.
Il piombo assassino lo colpì improvvisamente a tradimento.
La sua vita esemplare resta simbolo di tutta la gioventù eroica italiana, che si batté con generosa passione per il rinnovamento della patria e per una vita veramente degna di essere vissuta.
Ecco il fondatore del Fronte della Gioventù.