Il Parlamento del Regno d'Italia/Gregorio Ugdolena

Gregorio Ugdolena

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Placido De Luca Raffaele Conforti
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


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È nato il 20 aprile del 1815 in Termini, città e capo distretto distante 24 miglia ad oriente da Palermo. In patria egli fece il corso degli studî letterarî e filosofici, e presevi a legger matematica con tanto frutto, che all’età di sedici anni fu eletto [p. 348 modifica]professore nel collegio in cui era educato, ed a diciotto, preso l’abito clericale, recossi in Palermo, ove concorse al premio di 5200 franchi, istituito da monsignore De Giovanni, per un esperimento sulla lingua greca e latina, sulla storia sacra e siciliana, uscendone vincitore. Fissato quindi il suo domicilio in quella capitale, concorse nel 1857 alla cattedra di aritmetica ed algebra di quell’università con felice successo, benchè per servigî resi antecedentemente gli fosse preferito il suo competitore dottor Nicolò Cervella.

Da quel tempo prese a coltivare le lingue orientali e ottenne anche per concorso la cattedra di lingua ebraica e interpretazione della sacra scrittura nella medesima università di Palermo, con gran concorso di giovani fino al gennajo del 1848, in cui scoppiò la rivoluzione siciliana.

L’Ugdolena, noto pei suoi patrî sentimenti e per i larghi e liberali principî politici che anche dalla cattedra non si era ristato dal professare, fu chiamato a sedere nel comitato rivoluzionario, essendo anzi in quello stato nominato vice-presidente pel ramo della giustizia, sicurezza pubblica e culto. Sedette poi in quel Parlamento qual deputato dell’università di Palermo, che per l’antica costituzione dell’isola aveva diritto di mandarvi due rappresentanti; fu uno dei principali promotori del decreto 13 aprile col quale fu dichiarata la decadenza di Ferdinando II e della sua dinastia dal trono siculo, e venne poco dopo nominato da Ruggiero Settimo, dall’illustre presidente allora del governo dell’isola, ed adesso del senato del regno italiano, cappellano maggiore del regno siculo.

Ristorato il governo borbonico nel 1849, l’Ugdolena fu privato della cattedra e fatto segno alle più incessanti persecuzioni della polizia. Imprigionalo dapprima nel castello di Santa Caterina nell’isoletta di Favignana, fu costretto a dimorare poscia per ben due anni confinato in quella stessa isola, e quindi inviato pure a confine, successivamente nelle città di Mazzara, Marsala e di Termini, fintantochè, vinta dalle armate occidentali la guerra di Crimea, e subentrato in Napoli all’efferato Mazza il ministro Bianchini, [p. 349 modifica]l’Ugdolena, per opera della gentile signora baronessa Brenier, consorte al ministro francese in Napoli, fu restituito alla sua famiglia in Palermo.

Quivi egli dimorò nel ritiro e nella solitudine degli studi fino all’alba del 27 maggio, quando Garibaldi entrò, con ardimento di cui non fornisce esempio la storia militare, aprendosi un varco sanguinoso fra le schiere borboniche, nella generosa capitale della Sicilia.

Si dette allora premura l’Ugdolena di accorrere a stringer la mano al prode liberatore, e dietro le istanze di questi, e sotto i di lui ordini, entrò a parte del governo della Sicilia, funzionando da segretario di Stato nel primo ministero nominato dal dittatore, pel dicastero dell’istruzione pubblica e del culto, la qual carica egli lasciò per ragioni di prudenza una volta che venne al potere un partito che osteggiava la politica da lui seguita, tornando indi a poco a capo del medesimo dicastero, quando il pro-dittatore A. Mordini ebbe in mano le redini del governo. Durante tutto il tempo in cui l’Ugdolena fu ministro dell’istruzione pubblica nell’isola si applicò per quanto gli fu possibile a introdurre colà le leggi piemontesi in materia e provvide onde tutti quegli ammegliamenti che era possibile in quel breve spazio di tempo introdurvi, lo fossero colla maggior cura e sollecitudine che impiegar si potesse.

Il plebiscito del 31 ottobre, e l’accettazione che il re Vittorio Emanuele fece di quello addì 2 dicembre, pose fine al governo provvisorio della Sicilia; l’Ugdolena, allora, ritiratosi dai pubblici affari, si vide eleggere deputato al Parlamento nazionale dal collegio di quella stessa Marsala che per la prima aveva avuto la fortuna di salutare il liberatore dell’isola.

Il nostro protagonista, in più e varie occasioni, pubblicò memorie, orazioni ed elogi che meritano senza alcun dubbio un’onoranda menzione in questi suoi cenni biografici. E fra tali scritti che per la natura loro non sono per lo più destinati a rimanere, ci giova ricordare l’orazione dall’Ugdolena proferita in occasione della benedizione impartita alle bandiere nazionali il 5 febbrajo 1848 nel duomo di Palermo, e due elogi [p. 350 modifica]funebri de’ martiri caduti per l’alta causa dell’indipendenza italiana nel 1848 e nel 1860 in Sicilia. Nel 1857 l’abate Ugdolena lesse nell’accademia di Palermo e pubblicò negli alti di quella una memoria sulle monete puniche di Sicilia, per cui gli fu decretato dall’istituto di Francia (Académie d’inscriptions et belles lettres) il premio della fondazione Allier di Hauteroche. Nè chiuderemo questo schizzo biografico senza ricordare quella illustrazione filologica e critica della sacra Bibbia di cui l’Ugdolena ha pubblicato la prima parte contenente il Pentateuco, intitolato: La santa Scrittura in lingua volgare riscontrata cogli originali ed illustrata con breve commento. La seconda parte di questa importante opera che va sino a tutti i Libri dei Re, è pure in via di pubblicazione, nè tarderà molto a vedere compiutamente la luce.

L’Ugdolena in seno alla Camera dei deputati ha preso posto sui banchi della sinistra; ma egli è però giusto di riconoscere che nelle discussioni in cui gli è venuto fatto di prender la parola, non ha mai messo la sua facondia a pretto servigio del partito dell’opposizione a oltranza, battendo piuttosto la via della conciliazione, ed enunciando sentimenti di vero e caldo amor patrio.