Il Parlamento del Regno d'Italia/Giuseppe Imperiali
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Nacque in Genova nel 1808, ultimo discendente di illustre famiglia, che dette alla Repubblica genovese diversi dogi; ebbe molti feudi nel regno di Napoli, e il grandato di Spagna di prima classe. Fu educato nel liceo dei padri Somaschi in Genova, e fin dalla più tenera età manifestò sensi patriottici e liberali molto sinceri che non ebbero poi in tutta la sua vita mai a smentirsi.
Nel 1827, mentre il giovine marchese terminava i suoi studî legali in Bologna, gli fu ingiunto dal padre di recarsi a Napoli ad avervi cura degli affari domestici. Così avvenne che colà vivesse per circa venti anni, mantenendo l’indipendenza e dignità personale immacolatissime in mezzo alla corruzione ed alla servilità, quasi universali, mentre d’altronde i suoi parenti occupavano le principali cariche di corte, e gli venivano ad ogni istante fatte offerte pressanti di impieghi e d’onorificenze.
Il nostro protagonista non ha mancato di cercare nei viaggi quell’istruzione e quell’esperienza di mondo che sembrano quasi indispensabili agli uomini che occupano per la loro nascita e per le loro ricchezze un importante posto nella società.
Si fu in occasione di uno di quei viaggi, che essendosi recato a Chamouny in Isvizzera e leggendo sovra una nota di viaggiatori, che individui di molte nazioni erano pervenuti a salire le alte e scoscese vette del monte Bianco, e non trovando in quella nota nessun nome iscritto di Italiani, nè di altri abitatori del mezzogiorno di Europa, che avessero osato intraprendere tale ascensione, ei volle compierla, e la compiè di fatto in due giorni e mezzo, non senza avere superato difficoltà e pericoli assai grandi.
Il marchese Imperiali si trovava nel 1847 in Germania, quando, presentendo, in certo qual modo, le riforme che il magnanimo Carlo Alberto stava per iniziare in Piemonte, accorse subito in patria, ed abbandonando il piacevole soggiorno di Napoli, si dedicò con tutte le sue forze a secondare ed incoraggiare il movimento liberale nel proprio paese nativo.
Nel 1848, allorchè le nostre truppe erano impegnate tutte nella guerra di Lombardia, ed in Genova non rimaneva un sol soldato, il marchese Imperiali, sotto gli ordini del marchese Balbi-Piovera, generale della guardia nazionale, fu uno dei più diligenti ed utili ufficiali di stato maggiore di essa guardia, sopratutto nelle difficili occorrenze nelle quali incombeva mantener l’ordine, sovente allora turbato in quella città.
Dopo il 1848, e dopo la funesta battaglia di Novara, egli si sentì così affranto l’animo da quelle tremende nazionali sciagure, dovendo rinunciare per uno spazio di tempo di cui non potevasi prevedere la lunghezza, alla speranza della liberazione della patria italiana, che si ritirò in una sua campagna presso Genova, dalla quale non si dipartì che rarissime volte e per corto intervallo, durante ben cinque anni.
Gravissimi affari d’interesse lo avrebbero richiamato a Napoli, ma non sentendosi il cuore di assistere di presenza al mal governo dei Borboni, preferì scapitar molto, piuttosto che ritornare in quel reame.
Nel 1853 alcuni amici vollero ch’egli uscisse da quella sua solitudine, e si rimettesse nella vita civile e politica. Per ciò fare lo indussero ad accettare il mandato di rappresentante al Parlamento nazionale, offertogli nella prima sessione di quello stess’anno. In seno a quell’augusta assemblea il marchese Imperiali si distinse ancora per l’assennatezza e il patriotismo delle sue opinioni. Sedendo al centro sinistro, ed appoggiando di tal guisa la politica del ministero, egli non mancò tuttavia di opporsegli in diverse occasioni, allorquando la propria coscienza gli suggeriva dover tornar utile al paese il farlo.
Nei 1854 eletto a sindaco nel comune di San Fruttuoso presso Genova, infierendo ivi il cholera, si adoprò con tanto zelo e pietosa cura al sollievo di quella misera popolazione decimata dal terribile morbo asiatico, che n’ebbe ad attestato di sovrana rimunerazione la medaglia d’onore.
Nel 1855 fu elevato alla dignità di senatore; e nel Senato il marchese Imperiali si distingue tuttavia per la sua devozione alla causa nazionale e al saggio governo che così efficacemente l’ha promossa e promuove.