Il Parlamento del Regno d'Italia/Francesco Prudente
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senatore.
Napoli, questa grandiosa metropoli, che per am piezza di costruzioni e pel numero dei suoi abitanti è la terza città d’Europa, venendo subito dopo Parigi e Londra, ha od aveva ieri, lo si sa pur troppo, due terzi della sua popolazione immersa in una ignoranza più o meno crassa.
È inutile dire a chi debbasi attribuire quella man canza d’istruzione ch’esisteva nelle masse: a quel go verno che il celebre uomo di Stato inglese nominò a ragione la negazione d’Iddio.
Ma a mostrare chiaro a coloro i quali avessero, in consapevoli, potuto attribuire lo stato di miseria in tellettuale in cui gemeva Napoli e più le provincie, a poca svegliatezza d’ingegno degli abitanti, bastavano i chiari esempi di uomini distintissimi i quali sorgevano di tempo in tempo da quella folla oscura a protestare che i discendenti dei Vico, dei Cirillo, dei Pagano, e dei Filangeri, non erano indegni di quei sommi loro antenati.
Il professore Prudente è appunto uno di quelli uomini che si elevano al di sopra della sfera comune da onorare la città alla quale appartengono.
Gli studi medici convien dire che a Napoli particolarmente fioriscono e che gl’insegnanti di quella celebre università sono dei più dotti che possieda il mondo civile.
La medicina è scienza e non è scienza; o almeno non è scienza in tutto. Si sa quanto pernicioso sia in quell’importante branca dello scibile di volere stabilire dei principi fissi e delle norme certe, dalle quali si stimi opportuno di non doversi mai allontanare, quasi che non fossero le creature umane le une dalle altre così fattamente dissimili da doversi ammettere che quello che può giovare ad una di essa debba o possa nuocere all’altra.
L’eccleticismo che ha fatto una buona riuscita in filosofia non saprebbe pertanto non attagliarsi benissimo alla medicina che tanto sulla filosofia stessa si basa, mentre le diagnosi o definizioni delle malattie si appoggiano molto spesso sulle osservazioni fisiologiche.
Ora il sistema, o meglio il principio al quale s’informa l’insegnamento medico dell’università di Napoli è appunto quello dell’eccleticismo, e non è a dire quali buoni risultati esso frutti.
Il dottor Prudente elevato a così esimia scuola, studiosissimo qual era, e appassionatissimo cultore della scienza alla quale si è dedicato, si è ben presto innalzato al di sopra de’ suoi coetanei e colleghi, mediante i brillantissimi risultamenti conseguiti presso il letto dell’ammalato.
Le varie cure quasi miracolose da esso condotte a bene sopra soggetti che altri medici de’ più stimati ave vano abbandonati, reputandoli condannati ad una morte sicura, stabilirono la sua riputazione, la quale andò ogni di più confermandosi mediante le dotte memorie del chiaro medico pubblicate sulle più importanti e controverse materie relative all’arte salutare.
Il nome che il dottore Prudente erasi di tal guisa andato facendo, e l’autorità grandissima da esso guadagnata mediante la continuazione indefessa degli studi e più particolarmente la pratica costante presso il letto dell’ammalato e nelle sale anatomiche, indussero il Governo a nominarlo ad una cattedra, che l’opinione pubblica già da gran tempo chiedeva per lui.
Allora i servigi del Prudente resi alla città di Na poli ed all’umanità intiera crebbero di gran lunga, mentre la scolaresca da esso ammaestrata divenne un semenzaio di medici avviati sul buon sentiero a cui non manca che la intelligenza profonda, il colpo d’occhio pronto, e l’esperienza lunga e dotta per uguagliare il loro sommo maestro.
Il Governo del Re galantuomo, lo ha messo, il Prudente, al posto che gli competeva a più d’un titolo, dandogli un seggio in quel consesso in cui debbono a ragione figurare tutte le grandi notabilità italiane.