Il Parlamento del Regno d'Italia/Emanuele Marliani

Emanuele Marliani

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Alessandro Manzoni Lorenzo Pareto

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senatore.


È fra quelli che il sospetto del Governo papale, ha costretto ad allontanarsi dalla patria terra, e a recarsi a vivere lunghi e penosi giorni in suolo straniero.

Uomo di molta mente, si è recato in Inghilterra, ove si è messo a studiare colla meritata attenzione, l’organismo amministrativo, finanziario e politico di quella grande nazione.

Il Marliani, era uno di coloro, che avevano fede nell’avvenire d’Italia, e quindi saviamente si preparava a far acquisto di tutte quelle cognizioni, che un giorno avrebbero potuto metterlo in grado di tornar utile al proprio paese.

Questo giorno, mentre lo si credeva forse ancora per molto tempo lontano, spuntò ad un tratto e il Marliani tornò in patria e si dette a tutt’uomo a studiare la situazione di essa onde riuscire e meglio giovarle, secondo i propri mezzi e nella propria sfera.

I di lui concittadini, facendo quel caso della di lui scienza e del suo patriottismo che si doveva, gli affidarono pronti il mandato di rappresentarli nella Camera elettiva, e così gli porsero modo di darsi meglio a conoscere per quel che valeva, e di più utilmente ed efficacemente adoperarsi a pro d’Italia.

Il Marliani si pose tosto all’opera con tutta quell’assiduità che si poteva attendere da un si energico personaggio, e ben presto egli si distinse tanto nelle pubbliche discussioni, in cui fece udire savie e dotte pa role, quanto nello studio dei più importanti progetti di legge in seno agli uffici.

[p. 887 modifica] La meritata influenza da esso in breve acquistata, l’assennatezza dei suoi giudizi, il modo affatto plausibile col quale esegui importanti missioni affidategli, lo designarono al Governo del Re come meritevole di far parte di quel consesso supremo, destinato a moderatore della nazione, e a tutelatore costante delle sue istituzioni.