Il Parlamento del Regno d'Italia/Antonio Allievi
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ALLIEVI ANTONIO, dottor in legge
deputato.
Nato in Milano nel 1824, egli ha fatti i suoi studi nell’università di Pavia, e addottoratosi in legge, è rientrato nella città nativa, ove per qualche tempo ha dato lezioni di dritto privatamente.
Uno de’ fondatori e principali redattori del giornale il Crepuscolo, con articoli pieni di fede nell’avvenire italiano, ei non si ristette dal combattere e dal minare la dominazione straniera, sebbene la polizia austriaca non cessasse mai dall’avversarlo e dal minacciarlo.
Versato qual era negli studî economici, l’Allievi pubblicò nel 1857 un opuscolo molto pregevole su quel gran mezzo di moralizzazione e risorsa del popolo, le Casse di risparmio, e ottenne una prima prova della stima in che l’avevano i suoi concittadini, allorchè fu eletto a segretario dell’importante associazione d’Arti e Mestieri di Milano.
L’energiche e patriottiche parole da lui proferite sulla tomba di quell’egregio italiano che avea nome Emilio Dandolo, nei momenti, pieni d’ansietà e di speranza, che di pochi giorni precedetter lo scoppio della santa guerra del riscatto, il costrinsero a varcare il Ticino onde sottrarsi ad immancabile prigionia.
Accolto in Torino come meritava di esserlo dal conte di Cavour, quando, mediante le vinte battaglie e il voto unanime delle popolazioni di Lombardia, della Toscana, dell’Emilia e di Parma, si dovette, accresciuto di tanto il regno, accrescere il meccanismo dell’amministrazione e creare una direzione generale delle provincie aggregate e protette, separata in due divisioni, alla testa d’una di quest’ultime fu collocato il cavalier Nigra, quegli stesso ch’è ora incaricato d’affari a Parigi, a capo dell’altra l’Allievi.
Rimasto in quest’ultima posizione fino alla pace di Villafranca, ei passò in allora qual capo di divisione al ministero delle finanze, quindi fu nominato referendario presso il consiglio di Stato.
Ma avendogli il collegio di Barlassina, alle porte di Milano, offerto il mandato di rappresentante al Parlamento nazionale, ei rinunciò immantinente ad ogni impiego governativo, ond’essere in grado d’adempiere con tutto lo zelo e la più assoluta indipendenza ai gravi doveri impostigli dalla rilevante missione che i propri concittadini affidavangli.
Redattore in capo della Perseveranza, giornale trai migliori, se non il migliore, del nuovo regno, l’Allievi, con iscritti sensatissimi, e ispirati da caldo e avvisato amor patrio, e alla Camera, colle sue parole e co’ suoi voti, sostiene efficacemente gli atti e le aspirazioni di un Gabinetto che ha tanti titoli alla fiducia e alla benemerenza degli Italiani.