Il Circolo Pickwick/Capitolo 57

Nel quale si scioglie finalmente il Circolo Pickwick ed ogni cosa si conchiude con soddisfazione di tutti

../Capitolo 56 ../ IncludiIntestazione 14 agosto 2010 75%

Charles Dickens - Il circolo Pickwick (1836)
Traduzione dall'inglese di Federigo Verdinois (1904)
Nel quale si scioglie finalmente il Circolo Pickwick ed ogni cosa si conchiude con soddisfazione di tutti
Capitolo 56 Il Circolo Pickwick

Per tutta una settimana dopo il felice arrivo del signor Winkle da Birmingham, il signor Pickwick e Sam stettero fuori di casa tutto il giorno, tornando solo all’ora del desinare con un’aria di mistero e d’importanza affatto insolita in loro. Era chiaro che qualcosa di grave s’andasse macchinando, e le ipotesi che vi si facevano sopra erano varie. Alcuni, fra i quali il signor Tupman, propendevano all’idea di un vincolo matrimoniale che il signor Pickwick vagheggiasse; ma le signore strenuamente vi si opponevano; altri accoglievano piuttosto il sospetto ch’ei disegnasse qualche lungo viaggio e fosse occupato nei preparativi necessari; ma ciò recisamente era negato dallo stesso Sam, il quale aveva affermato, in un interrogatorio fattogli da Maria, che non si sarebbero più intrapresi altri viaggi. Alla fine quando tutti i cervelli per sei giorni di fila si furono stillati, si deliberò a voti unanimi di invitare il signor Pickwick a spiegare la sua condotta e a dichiarare le ragioni che lo avevano allontanato dalla società dei suoi amici ed ammiratori.

A quest’uopo, il signor Wardle invitò tutta la brigata a pranzo all’Adelphi, e quando il vino ebbe fatto due volte il giro della tavola, attaccò l’argomento.

— Siamo tutti ansiosi di sapere, — disse, — che cosa abbiamo fatto per offendervi e per indurvi ad abbandonarci e a dedicarvi a coteste vostre passeggiate solitarie.

— Davvero? — esclamò il signor Pickwick. — Il bello è che oggi stesso io aveva in animo di spiegarvi ogni cosa; sicchè, se mi favorite un altro bicchier di vino, sarò lieto di soddisfare la vostra curiosità.

La bottiglia passò di mano in mano con insolita vivacità e il signor Pickwick guardando con un giocondo sorriso agli amici che gli stavano intorno, proseguì:

— Tutti i mutamenti che hanno avuto luogo fra noi, — voglio dire il matrimonio che ha avuto luogo e il matrimonio che avrà luogo, coi mutamenti che ne verranno di conseguenza, — m’imponevano la necessità di pensar subito e seriamente ai miei futuri disegni. Decisi di ritirarmi in un bel posto tranquillo nelle vicinanze di Londra; vidi una casa che mi conveniva perfettamente. L’ho presa e mobiliata. Non aspetta che me, ed io intendo di andarvi subito ad abitare, augurandomi di vivere ancora un po’ per passare più di qualche anno nella quiete e nella solitudine; una solitudine, s’intende, rallegrata dalla società dei miei amici, i quali, alla dolce dimestichezza che ci ha congiunti in vita faranno seguire, quando non ci sarò più, una gentile ed affettuosa ricordanza.

Qui il signor Pickwick tacque un momento, e un mormorio si udì per tutta la tavola.

— La casa che ho presa, — continuò a dire il signor Pickwick, — è a Dulwich; c’è alle spalle un gran giardino, ed è situata in uno dei più bei posti vicino a Londra. L’ho fatta mobiliare con ogni sorta di comodità, e forse anche con un po’ d’eleganza; ma di ciò giudicherete voi stessi. Sam mi vi accompagna. Ho anche presa, raccomandatami da Perker, una donna di faccende — molto vecchia — e qualche altra persona di servizio che a lei sembrerà necessaria. Io propongo di consacrare questo piccolo romitaggio con una cerimonia, alla quale prendo un grande interesse. Io desidero, se l’amico Wardle non vi si oppone, che la sua figliuola si mariti nella mia nuova casa, il giorno stesso ch’io ne prenderò possesso. La felicità dei giovani, — disse il signor Pickwick un po’ commosso, — è stata sempre il maggior piacere della mia vita. Mi sentirò io stesso più giovane vedendo felici, sotto il mio tetto, quegli amici che mi son più cari.

Il signor Pickwick tacque di nuovo: ed Emilia e Arabella singhiozzavano forte.

— Ho già avuto, — riprese il signor Pickwick, — delle comunicazioni verbali e scritte col Circolo, cui ho manifestato la mia intenzione. Durante la nostra assenza, ha sofferto molto per interni dissidii; e il mio ritiro, unito a questa ed altre circostanze, ne ha affrettato lo scioglimento. Il Circolo Pickwick non esiste più. Io non mi pentirò mai, — continuò con voce più bassa il signor Pickwick, — io non mi pentirò mai di aver dedicato la maggior parte di due anni a mescolarmi con tanta varietà di persone e di classi sociali, per frivolo che ad altri possa parere il mio desiderio di veder cose nuove. Avendo speso tutta la mia vita anteriore negli affari e nel conseguimento della ricchezza, delle nuove scene mi si sono aperte davanti di cui non avevo idea, e spero con qualche frutto per la mia suppellettile intellettuale e per lo sviluppo della mia intelligenza. Se del bene non ho potuto farne che poco, credo anche che del male ne ho fatto anche meno, e che nessuna delle mie avventure potrà essere altro che una fonte di graditi ricordi nei giorni che mi avanzano. Dio vi benedica tutti.

Con queste parole, il signor Pickwick empì e vuotò un bicchiere con mano tremante; e gli occhi gli si fecero umidi quando tutti gli amici si alzarono di accordo e bevvero alla sua salute.

Pochi preparativi c’eran da fare per le nozze del signor Snodgrass. Non avendo genitori, ed essendo stato nella sua minorità sotto la tutela del signor Pickwick, questi era molto bene informato della fortuna e dell’avvenire di lui. Wardle ne fu pienamente soddisfatto — come d’altra parte ogni cosa lo avrebbe soddisfatto, tanto il brav’uomo riboccava di bontà e di buon umore; — una discreta somma venne assegnata ad Emilia, e il matrimonio fu fissato di lì a quattro giorni; rapidità di preparativi che ridussero tre sarte ed un sarto alla disperazione e poco meno che alla follia.

Attaccati i cavalli di posta alla carrozza, il vecchio Wardle partì il giorno appresso per andare a prendere la madre. Comunicò con la sua impetuosità abituale la gran notizia, tanto che la vecchia signora venne meno sotto il colpo; ma rimessa su a furia di boccette, ordinò che subito mettessero nella valigia la sua veste di broccato, e si diè a riferire alcune circostanze affatto simili alle presenti, verificatesi nel matrimonio della primogenita della fu Lady Tollimgower, relazione che pigliò tre ore buone senza nemmeno poter finire.

Bisognava informare la signora Trundle di tutti i grandi preparativi che si facevano a Londra; ma essendo ella in uno stato delicato di salute, s’incaricò il signor Trundle della commissione per timore che la notizia le avesse a fare troppa impressione. Fatto sta che l’impressione fu tale ch’ella scrisse subito a Muggleton ordinandosi un cappellino nuovo ed una veste di seta nera, e dichiarò di volere in tutti i modi assistere alla cerimonia. A questo il signor Trundle chiamò il dottore, e il dottore disse che la signora Trundle doveva saperlo lei come si sentiva, al che la signora Trundle rispose che si sentiva benissimo e che voleva andare; ed a questo il dottore, che era un discreto e savio dottore, disse che se la signora Trundle rimaneva a casa c’era forse da temere che le facesse più male il dispetto che il viaggio, e che però valea forse meglio che andasse. Ed ella andò, dopo che il dottore ebbe mandato una dozzina di medicine che bisognava ingollare strada facendo.

Oltre a tutto questo, Wardle era stato incaricato di consegnare due lettere a due signorine che doveano far da damigelle d’onore della sposa; le quali due signorine, non appena ricevute le lettere, furono a dirittura disperate perchè niente avevano in pronto per una occasione così importante, e non ci era il tempo di apparecchiar niente — circostanza che, a quanto parve, comunicò ai due degni papà delle due signorine un sentimento di soddisfazione più che di altro. Ad ogni modo, si acconciò, si tagliò, si cucì, si rimise a nuovo, e le due signorine fecero la più bella figura che potessero; e siccome, durante la cerimonia, piansero a tempo opportuno e tremarono dove ci voleva, disimpegnarono la parte loro con ammirazione di tutti gli astanti.

In che modo i due parenti poveri arrivassero a Londra — a piedi, o attaccati dietro le carrozze, o l’uno in collo all’altro — non si sa bene; certo è che si trovavano lì prima di Wardle; e le prime persone che vennero a picchiare all’uscio del signor Pickwick la mattina delle nozze, furono appunto i due parenti poveri, tutti sorrisi e colli di camicia.

Furono però accolti cordialmente, perchè la ricchezza e la povertà non aveano influenza sul signor Pickwick. La nuova servitù era tutto zelo e sollecitudine: Sam in uno stato eccezionale di allegria e di eccitamento, e Maria tutta abbagliante di bellezza e di nastri aggraziati.

Lo sposo, che già da due o tre giorni stava in casa del signor Pickwick, si avviò tutto lieto alla chiesa di Dulwich per andare incontro alla sposa, accompagnato dai signori Pickwick, Ben Allen, Bob Sawyer, Tupman, e Sam Weller, il quale portava all’occhiello un nastrino bianco, dono della sua bella, ed indosso una vistosa livrea inventata a posta per l’occasione. Furono ricevuti dai Wardle, dai Winkle, dalla sposa, dalle damigelle d’onore, dai Trundle; e compiuta la cerimonia, le carrozze tornarono a casa Pickwick per la colazione, dove il piccolo signor Perker stava già ad aspettarli.

Qui tutte le nuvolette della parte più solenne della cerimonia si dileguarono; tutti i visi raggiavano e non altro s’udiva che complimenti e mirallegro. Tutto era così bello! Il prato davanti, il giardino di dietro, la stufa minuscola, il tinello, il salottino, le camere da letto, la stanza da fumo, e soprattutto lo studiolo co’ suoi quadri e con le poltrone, gli stipetti intagliati, i graziosi tavolini, i libri in gran numero, con una bella ed allegra finestra che dava sopra un ameno paesaggio sparso qua e là di casettine quasi celate dagli alberi, e poi le tende, e i tappeti, e le seggiole, e i canapè! Tutto era bello, solido, pulito, di gusto, che davvero, diceva ognuno, non si sapeva quel che più si dovesse ammirare.

E in mezzo a tutto questo stava il signor Pickwick, con una faccia rischiarata da tanto sorriso cui non c’era cuore di uomo, donna, o fanciullo, che potesse resistere, egli stesso più felice di tutti, dando strette di mano una e due volte ad ogni persona, e fregandosi insieme le mani dal piacere voltandosi di qua e di là ad ogni nuova espressione di ammirazione o di curiosità, e comunicando intorno la sua allegria schietta e cordiale.

Si annunzia la colazione. Il signor Pickwick conduce la vecchia signora (che è stata loquacissima a proposito di lady Tollimglower) a capo della lunga tavola; Wardle si mette all’altra estremità, gli amici si dispongono dalle due parti, Sam prende il suo posto dietro la seggiola del padrone, le risa e i discorsi cessano: il signor Pickwick dice le sue azioni di grazie e poi si arresta e guarda intorno. In questa, le lagrime gli scendono giù per le guancie nella pienezza della gioia.

Lasciamo il nostro vecchio amico in uno di quei momenti di pura felicità, dei quali a cercarne ce n’è sempre qualcuno per rallegrare la nostra esistenza passeggiera. Vi sono delle ombre cupe sulla terra, ma la luce ne diviene più splendida pel contrasto. Alcuni uomini come i pipistrelli o le civette hanno migliori occhi per le tenebre che per la luce; noi, che non abbiamo tale virtù visiva, preferiamo toglier commiato dai compagni immaginari di tante ore solitarie nel punto che un raggio di sole gl’illumina in pieno.

È destino di molti uomini, che vivono fra la gente e vanno innanzi con gli anni, di farsi molti veri amici e di perderli poi nel corso della vita. È destino di tutti gli autori o cronisti di crearsi degli amici immaginari, e di perderli nel corso dell’arte. Nè qui si arresta la disgrazia loro; perchè si richiede inoltre da loro che di quelli rendano un conto preciso

Obbedendo a questo costume — cattivo senza dubbio — aggiungiamo qui alcune parole biografiche relative alle persone raccolte a pranzo del signor Pickwick.

Il signore e la signora Winkle, entrati nelle piene grazie del vecchio Winkle, si stabilirono di lì a poco in una casa fabbricata di fresco ad un mezzo miglio da quella del signor Pickwick. Il signor Winkle, impiegato nella City come agente e corrispondente di suo padre, scambiò il suo antico costume di fantasia con l’abito usuale di ogni fedel cristiano.

La coppia Snodgrass s’installò a Dingley Dell, dove comprarono e coltivarono una piccola fattoria, che dava loro assai più occupazione che profitto. Il signor Snodgrass, facendosi di tratto in tratto pigliare dalle sue distrazioni e dalle sue malinconie, passa tuttora fra gli amici e le conoscenze per un gran poeta, benchè non troviamo che abbia mai scritto un verso per incoraggiare questa credenza. Conosciamo molti letterati e filosofi celebri che godono un’alta riputazione dello stesso genere.

Il signor Tupman, quando gli amici si furono ammogliati, prese alloggio a Richmond, di dove non s’è più mosso. Va sempre a passeggiare sulla terrazza nei mesi estivi con una sua aria giovanile e birichina che ha fatto di lui l’ammirazione delle numerose zitellone residenti nelle vicinanze. Non ha mai più fatto proposte matrimoniali per conto proprio.

Il signor Bob Sawyer, accompagnato dal signor Beniamino Allen, partì pel Bengala, essendo stati entrambi ingaggiati dalla Compagnia delle Indie Orientali. Ebbero quattordici volte la febbre gialla; dopo di che si risolvettero di provare un poco ad astenersene, e ci si trovarono e ci si trovano bene.

La signora Bardell affittò camere a molti scapoli e con gran profitto, ma non chiamò più alcuno in giudizio per mancata promessa di matrimonio. I suoi avvocati, Dodson e Fogg, stanno sempre in affari e realizzano una bella entrata godendosi la riputazione di furbissimi fra i furbi.

Sam Weller mantenne la sua parola, e per due anni rimase scapolo. La donna di maneggio morì in capo a questo tempo, e il signor Pickwick promosse Maria a quel posto, a condizione che sposasse subito il signor Weller, cosa ch’ella fece senza nemmeno fiatare. Ed ora avendo avuto più volte occasione di vedere due paffuti ragazzi presso il cancello del giardino, abbiamo ragione di supporre che Sam abbia già un po’ di famiglia.

Il signor Weller padre guidò la sua diligenza per dodici mesi di fila, ma afflitto dalla gotta, fu costretto a ritirarsi. Il contenuto però del portafogli era stato così bene impiegato dal signor Pickwick, ch’ei si trovò un bel gruzzolo sul quale vive indipendente in una eccellente osteria presso Shooter’s Hill, dove, riverito come un oracolo, ei si vanta molto della sua intimità col signor Pickwick e serba sempre un’invincibile avversione per le vedove.

Il signor Pickwick seguitò a dimorare nella sua nuova casa, impiegando le sue ore d’ozio a mettere in ordine i ricordi che ebbe poi a presentare al segretario del già famoso Circolo, o ad ascoltare Sam Weller che leggeva qualche libro e vi faceva sopra delle osservazioni assai divertenti. Sulle prime fu non poco disturbato dalle preghiere dei signori Snodgrass, Winkle e Trundle perchè facesse da compare alla loro prole, ma oramai vi si è assuefatto e vi si presta come a un debito di ufficio. Non ha mai avuto occasione di pentirsi della sua bontà per Jingle, perchè così questi come il compagno Job son divenuti delle brave persone, ad onta che non abbiano più voluto tornare sul teatro delle loro antiche imprese. Di salute è un po’ cagionevole, ma serba tutta la gioventù dello spirito, e lo si vede spesso a contemplare i quadri nella Galleria di Dulwich o a passeggiare nelle belle giornate per l’amena campagna. È conosciuto da tutta la povera gente dei dintorni, che non manca mai di cavarsi rispettosamente il cappello tutte le volte che lo incontra per via; i bambini lo adorano, e come i bambini così tutto intero il vicinato. Tutti gli anni ei si reca ad una gran festa di famiglia in casa di Wardle; accompagnato così in questa come in ogni altra occasione dall’immancabile Sam; e tra Sam e il padrone esiste sempre un’affezione solida e reciproca, che soltanto la morte potrà distruggere.