Il Circolo Pickwick/Capitolo 46
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Verso la fine di Luglio, una vettura di piazza il cui numero non troviamo ricordato, si avanzava rapidamente verso Goswell street. Tre persone vi stavano insaccate dentro, oltre il cocchiere che occupava, come al solito, il suo seggiolino di lato. Sul grembiule di cuoio pendevano due scialli appartenenti, a quanto pareva, a due signore dal viso arcigno, sedute sotto di quello. Finalmente un signore dall’apparenza non meno umile che voluminosa, era strettamente compresso tra le due signore, dall’una e l’altra delle quali riceveva un rabbuffo quando osava mettere una sua leggiera osservazione. Queste tre persone davano tutte insieme degli ordini contradditori al cocchiere, tendenti tutti al medesimo scopo, di fermare cioè alla porta della signora Bardell; ma mentre il signore voluminoso affermava che quella porta era verde, le due signore arcigne sostenevano che era gialla.
— Cocchiere, — diceva quegli, — fermate alla porta verde.
— Quanto siete insoffribile! — esclamò una delle due signore. — Cocchiere, tirate a quella casa lì con la porta gialla.
Per fermare alla porta verde, il cocchiere avea dato una così brusca strappata al cavallo da farlo quasi indietreggiare nella vettura; ma, alla nuova indicazione, lo lasciò andar di nuovo, dicendo:
— Sbrigatevela fra di voi; tanto per me è lo stesso!
Ricominciò allora la disputa con novella violenza; e siccome il cavallo era tormentato da una mosca che gli pizzicava il naso, il cocchiere si adoperò umanamente ad applicargli delle frustate sulle orecchie, seguendo il sistema medico delle evulsioni.
— La maggioranza la vince, — disse alla fine una delle signore. — Cocchiere, alla porta gialla.
Ma quando la vettura fu brillantemente arrivata davanti alla porta gialla, facendo più fracasso di una carrozza signorile (come osservò una delle signore) e quando il cocchiere fu sceso a terra per aiutar le signore, la testolina rotonda del piccolo Bardell apparve alla finestra di una casa che aveva una porta rossa, qualche numero più in là.
— Noioso che siete! — esclamò la signora, scagliando al signore voluminoso un’occhiata da polverizzarlo.
— Ma, cara mia, non ci ho colpa io.
— Zitto, imbecille! Cocchiere, alla porta rossa. Oh! se mai una povera donna è stata unita ad una creatura che trova tutto il suo gusto a metterla in ridicolo in presenza degli estranei, posso proprio vantarmi che questa donna sono io!
— Dovreste morire dalla vergogna, Raddle, — disse l’altra signora che era precisamente la signora Cluppins.
— Ma almeno fatemi la finezza di dirmi che cosa ho fatto!
— Zitto, bruto! o se no, sarei capace di scordarmi la religione a cui appartengo e mi abbasserei forse fino a darvi una ceffata!
Durante questo dialoghetto matrimoniale, il cocchiere menava ignominiosamente il cavallo per la briglia e si fermava innanzi alla porta rossa che il piccolo Bardell aveva già aperta. Che modo comune e triviale di presentarsi alla porta d’un’amica! invece di arrivare con tutto il fuoco, con tutta la furia del nobile corsiero; invece di far bussare dal cocchiere; invece di far calare con fracasso il grembiule e proprio all’ultimo momento, per non pigliare un’infreddatura; invece di farsi porgere lo scialle come se si avesse un domestico proprio! Tutto lo spolvero della cosa era perduto; tanto valeva venirsene a piedi.
— Sicchè, Tommy, — disse la signora Cluppins, — come sta quella cara mammina?
— Oh, sta benone. È nel salotto, pronta da un pezzo. Io pure son pronto.
E così dicendo, il piccolo Bardell si cacciava le mani nelle tasche dei calzoni e si divertiva a saltare dal primo scalino del portone sul marciapiedi e dal marciapiedi sul primo scalino del portone.
— Viene qualcun altro con noi? — domandò ancora la signora Cluppins aggiustandosi la mantellina.
— La signora Sanders; ed io pure.
— Maledetto monello, non pensa che a sè. Dite un po’, Tommy, amore.
— Eh?
— Chi altro ci viene, angioletto mio? — domandò con voce insinuante la signora Cluppins.
— Oh! la signora Rogers ci viene anche lei, — rispose il piccolo Bardell sbarrando tanto d’occhi.
— Chi! la signora che ha preso l’alloggio qui? La casigliana? — esclamò la signora Cluppins.
Il piccolo Bardell ficcò più a fondo le mani nelle tasche, e abbassò il capo non meno di trentacinque volte, per esprimere che si trattava precisamente di quella signora.
— Ah perbacco! — esclamò la signora Cluppins; — ma sarà un vero festino.
— E che direste, se sapeste quel che c’è nella credenza?
— E che c’è, Tommy, che c’è? Son certa che me lo direte.
— No, non voglio, — rispose l’interessante rampollo, scuotendo il capo una infinità di volte, e ricominciando il suo esercizio dei salti.
— Che ragazzaccio irritante!... Via, Tommy, siate buonino, ditelo alla vostra cara Cluppy.
— Mamma non vuole. Se non dico nulla, ne avrò anch’io, ne avrò anch’io, anch’io!
Rallegrato dalla bella prospettiva, il piccolo prodigio si diè a saltare con più furia di prima.
Intanto il signor Raddle, la signora Raddle e il cocchiere si bisticciavano sul prezzo della corsa. L’alterco terminò a vantaggio dell’ultimo, e la signora Raddle entrò nella casa in uno stato di terribile agitazione.
— Oh Dio! che avete, Anna Maria? — domandò la signora Cluppins.
— Ah, Betsy! tremo ancora tutta quanta! Raddle non è un uomo; tutto sulle mie spalle, tutto da me debbo fare, tutto!
Questa botta sleale non poteva esser parata dallo sciagurato Raddle, che, messo da canto dalla sua signora fin dal principio della disputa, aveva ordine preciso di tenere la lingua a posto. Non ebbe d’altra parte l’opportunità di difendersi, perché la signora Raddle diè manifesti sintomi di svenimento; il che osservando dalla finestra del salotto le signore Bardell e Sanders e l’inquilina e la serva dell’inquilina si precipitarono fuori, e la trasportarono dentro, parlando tutte a coro ed emettendo esclamazioni dolorose ed espressioni compassionevoli, come se avessero per le mani la più infelice donna della terra. Portata in salotto, fu deposta sopra un canapè; e la signora del primo piano salendo in fretta al primo piano, ridiscese con una boccetta di sale volatile, e l’applicò, tenendo forte pel collo la signora Raddle, al naso della medesima la quale finalmente, dopo molti tratti e contorsioni, dichiarò che si sentiva un po’ meglio.
— Ah, poverina lei! — disse la signora Rogers, — io lo so quanto è sensibile, lo so anche troppo.
— Ed anch’io, poverina, anch’io, — soggiunse la signora Sanders; e a questo tutte le signore gemettero all’unisono e dissero di saper per prova che cos’era quella, e la compativano dal fondo del cuore; anche la servetta della casigliana, che aveva appena tredici anni e tre piedi di altezza, si unì a quel coro di tenera simpatia.
— Ma insomma che cos’è stato? — domandò la signora Bardell.
— Ah sicuro, che cos’è che v’ha disturbata, signora mia? — domandò la signora Rogers.
— Sono stata molto contrariata, — rispose la signora Raddle in tono di rimprovero. E tutte le signore scagliarono delle occhiate sdegnose verso il signor Raddle.
— Il fatto è, — disse questo disgraziato facendosi avanti, — che quando siamo smontati alla porta qui, è nato un po’ di battibecco col cocchiere...
A questa parola, un grido acutissimo della moglie rese impossibile ogni ulteriore spiegazione.
— Sarà meglio che ci lasciate sole con lei, Raddle, — disse la signora Cluppins. — Vi dico io che la non si rimetterà finchè ci sarete voi.
Tutte le signore concorsero in questa opinione, sicchè il signor Raddle fu spinto fuori della camera e pregato di andare a pigliare un po’ d’aria nel cortile di dietro, cosa ch’egli fece per circa un quarto d’ora, fino a che cioè la signora Bardell non venne con faccia solenne ad annunziargli ch’ei poteva entrare, ma che badasse bene in che modo si comportava con la moglie. Sapeva benissimo ch’ei non lo faceva a posta; ma Anna Maria era tutt’altro che forte, e s’ei non ci badava la poteva perdere quando meno se l’aspettava, il che si figurasse lui che rimorso gli sarebbe stato in seguito. Tutto ciò udì il signor Raddle con grande sottomissione, e tornò subito in salotto docile come un agnello.
— A proposito, signora Rogers, — disse la signora Bardell, — non vi ho fatto nessuna presentazione, scusate. Il signor Raddle; la signora Cluppins; la signora Raddle.
— Sorella della signora Cluppins, — aggiunse la signora Sanders.
— Oh, davvero? — disse graziosamente la signora Rogers (essendo essa come in casa sua ed avendo lì la sua fantesca, era più graziosa che intima, per la natura stessa della sua posizione). — Oh, davvero? — La signora Raddle sorrise con dolcezza, il signor Raddle s’inchinò e la signora Cluppins disse "di essere lietissima di aver l’occasione di conoscere una signora della quale avea inteso parlare tanto bene, com’era la signora Rogers" complimento che quest’ultima signora accettò con graziosa condiscendenza.
— Ebbene, signor Raddle, — disse la signora Bardell, — io dico che vi dovreste sentire molto onorati voi e Tommy per essere i soli cavalieri di tante signore fino al giardino inglese ad Hampstead. Non pare anche a voi così, signora Rogers?
— Oh, di certo, signora! — rispose la signora Rogers, e tutte le signore ripetettero dopo di lei: — Oh, di certo!
— Naturalmente, io mi sento onoratissimo, — rispose il signor Raddle fregandosi le mani e dando a vedere una leggiera tendenza ad animarsi un tantino. — Anzi, per dirvi il vero, io dicevo appunto, venendo qui nella vettura...
Al suono della parola che ridestava tanti penosi ricordi, la signora Raddle tornò ad applicarsi il fazzoletto agli occhi e mise uno strido a metà soppresso; sicchè la signora Bardell si volse tutta corrucciata al signor Raddle per fargli capire che avrebbe fatto assai meglio a cucirsi la bocca, e comandò con una sua aria alla fantesca della signora Rogers di portare il vino in tavola.
Fu questo il segnale per metter fuori i riposti tesori della credenza, i quali consistevano in vari piatti di arancie e biscotti, e in una bottiglia di vecchio porto — quello da trentaquattro pence — con un’altra del famoso Xeres delle Indie orientali a quattordici pence; il tutto in onore della casigliana e con infinita soddisfazione di tutti. Dopo una gran paura della signora Cluppins per un tentativo impertinente del piccolo Tommy di spifferare in che modo lo si fosse interrogato a proposito del vassoio portato ora in iscena, (tentativo che per buona sorte fu soffocato in germe, avendo il ragazzo ingollato di traverso un mezzo bicchiere di porto ed essendo stato per qualche secondo in pericolo di vita), la brigata si mosse in cerca di una carrozza per Hampstead. Subito la trovarono e in un par d’ore furono sani e salvi nei Giardini Spagnuoli, dove poco mancò che il primo atto del disgraziato signor Raddle non procurasse una ricaduta alla sua buona signora, avendo egli nientemeno che ordinato il tè per sette persone, mentre che — come tutte le signore ebbero ad osservare — niente di più facile che Tommy si fosse servito nella tazza di uno o anche di tutti, quando il tavoleggiante non guardava dalla parte loro, con che si sarebbe economizzato una porzione di tè, e il tè sarebbe stato buono lo stesso.
Oramai però non c’era rimedio, e il vassoio arrivò con sette tazze, e pane e burro in proporzione. La Signora Bardell, a voti unanimi, fu messa a capo tavola, con a destra la signora Rogers, a sinistra la signora Raddle, e l’asciolvere procedette col massimo brio.
— Com’è bella la campagna! — sospirò la signora Rogers; — vorrei viverci sempre, vorrei.
— Oh, non vi piacerebbe mica, signora mia, — rispose con una certa furia la signora Bardell, che non poteva per ragion di mestiere incoraggiare coteste idee; — non vi piacerebbe niente affatto, ve lo dico io.
— La campagna, signora mia, — disse la piccola signora Cluppins, — non è fatta per voi; siete un po’ troppo vivace e ricercata, vedete.
— Può darsi, signora, può darsi, — sospirò l’inquilina del primo piano.
— Per chi è solo e non ha nessuno che si curi di lui, per chi ha qualche pena di cuore o altra cosa così, — osservò il signor Raddle, rianimandosi un poco e guardando attorno, — la campagna è il soggiorno migliore. La pace della campagna per un cuore ferito, come dice il poeta.
Ora, qualunque altra cosa al mondo il disgraziatissimo uomo avesse detto sarebbe stata preferibile a questa. La signora Bardell naturalmente ruppe in singhiozzi, e pregò che subito la si portasse via, al che l’affezionato ragazzo incominciò anch’egli a piangere dirottamente.
— Si potrebbe mai credere, signora mia, — esclamò la signora Raddle, voltandosi tutta corrucciata alla casigliana del primo piano, — che una donna si potesse unire ad un essere così snaturato, che può scherzare a questo modo coi sentimenti di una donna, a tutte l’ore del giorno, a tutti i momenti?
— Ma, cara mia, — si permise di obbiettare il signor Raddle, — io non ho avuto nessuna intenzione di...
— Nessuna intenzione! — ripetette con gran disprezzo la signora Raddle. — Via di qua, via di qua. Non posso sopportare la vostra vista, bruto che siete!
— Via, via, non vi agitate così, Anna Maria, — venne su la signora Cluppins. — Abbiatevi riguardo, cara mia. Andate, Raddle, andate, siate buono, se no le farete venir più male.
— Sarà meglio che il vostro tè ve lo pigliate da voi solo — disse la signora Rogers, tornando ad applicare la sua boccetta d’odori. La signora Sanders, che secondo il suo solito era tutta affaccendata col suo pane e burro, espresse la medesima opinione, e il signor Raddle tranquillamente si ritirò.
Dopo di ciò si cercò da tutti di alzare il piccolo Bardell, piccolo sì ma pesante, fra le braccia della mamma; nella quale operazione ei mise le scarpe nel vassoio del tè e portò una certa confusione fra le tazze e i piattini. Ma questa sorta di svenimenti, contagiosa fra le signore, raramente durano a lungo; sicchè quando la signora Bardell ebbe ben bene baciato il suo rampollo e versatogli un fiume di lagrime sui capelli, si riebbe alla fine, lo posò a terra, si maravigliò di essere stata così debole e sciocca, e si versò un altro sorso di tè.
Fu a questo punto che si udì un rumore di ruote che si avvicinavano, e che le signore, alzando gli occhi, videro una vettura da nolo che si fermava al cancello del giardino.
— Arriva dell’altra gente, — disse la signora Sanders.
— È un signore, — osservò la signora Raddle.
— To’ to’, il signor Jackson, proprio lui! il giovane di Dodson e Fogg! — gridò la signora Bardell. — Dio mio, non posso credere che il signor Pickwick si sia deciso a pagare i danni.
— O a sposare! — disse la signora Cluppins.
— Come è lento quel signore! — esclamò la signora Rogers. — O perchè non si sbriga?
Mentre la signora diceva queste parole, il signor Jackson volgeva le spalle alla vettura dove s’era trattenuto a fare qualche osservazione a un uomo dal vestito sciattato e dai calzoni neri, che appunto era smontato da quella tenendo un grosso bastone in mano, e si dirigeva verso il posto delle signore, aggiustandosi i capelli intorno alla tesa del cappello.
— C’è nulla di nuovo? è accaduta qualche cosa, signor Jackson? — domandò tutta sollecita la signora Bardell.
— Assolutamente nulla, signora, — rispose Jackson. — Come si va, signore mie? Domando mille scuse, mie care signore, per la mia importunità; ma la legge, capite, la legge.
E così dicendo il signor Jackson sorrise, fece un inchino complessivo e diè un altro colpettino ai capelli. La signora Rogers disse in un orecchio alla signora Raddle che gli era veramente un giovanotto elegante.
— Sono stato a Goswell street, — riprese Jackson, — dove ho saputo che eravate qui. Ho preso una carrozza e son venuto. Il principale ha bisogno di vedervi subito, signora Bardell.
— Oh Dio! — esclamò costei, trasalendo alla inaspettata comunicazione.
— Sicuro, — disse Jackson mordendosi il labbro. — È un affare importantissimo e urgente, nè si può rimandare a nessun patto. Me l’ha detto Dodson esplicitamente, ed anche Fogg. Ho fatto a posta aspettar la carrozza per voi.
— O che cosa strana, che cosa strana! — esclamò la signora Bardell.
Tutte le signore convennero che la cosa era stranissima, ma furono anche di unanime parere che dovesse essere importantissima, altrimenti Dodson e Fogg non avrebbero mandato; ed inoltre che, trattandosi di affare urgente, ella dovea recarsi senza indugiar dell’altro da Dodson e Fogg.
C’era in questo solo fatto dell’esser mandata a chiamare in tanta fretta dai propri avvocati un tale grado di orgoglio e d’importanza, che non dispiaceva punto alla signora Bardell, tanto più che la cosa accadeva sotto gli occhi dell’inquilina del primo piano. Fece un tantino la schifiltosa, diè a vedere di essere molto seccata, di volere e non volere, e finalmente arrivò alla conclusione che le pareva pur troppo di dover andare.
— Ma via, signor Jackson, prendete intanto qualche cosa dopo il cammino che avete fatto, — disse con modi insinuanti la signora Bardell.
— Ma... davvero non c’è molto tempo da perdere e ci ho anche un amico qui, — rispose Jackson guardando verso l’uomo dal bastone.
— Oh, pregatelo di venir qui anche lui, vi pare!
— Fatelo venire, fatelo venire, — dissero a coro le altre signore.
— Grazie mille, obbligatissimo, — rispose Jackson con un certo imbarazzo. — Non è troppo abituato alla società delle signore, è un po’ inceppato, capite. Piuttosto direi di fargli portare qualche cosa dal cameriere, così, alla mano, e può darsi che se la beva, dico, può darsi.
E a questo punto il signor Jackson scherzava con le dita, intorno al naso per dare a vedere ch’ei parlava ironicamente.
Fu subito spedito il cameriere dal signore timido, e il timido signore prese qualche cosa, il signor Jackson prese anch’egli qualche cosa, e le signore, per amore dell’ospitalità, presero qualche cosa. Il signor Jackson espresse poi un suo dubbio che fosse tempo d’andar via; al che la signora Sanders, la signora Cluppins e Tommy (il quale fu stabilito dovesse accompagnar la madre) lasciando il resto della brigata sotto la protezione di Raddle, montarono in vettura.
— Isacco, — disse Jackson nel punto che la signora Bardell pigliava posto e guardando all’uomo dal bastone che stava seduto a cassetta fumandosi un sigaro.
— Eh?
— Questa qui è la signora Bardell.
— Oh, me n’ero accorto da un pezzo!
Accanto alla signora Bardell prese posto il signor Jackson e la vettura si mosse. Le parole dell’amico del signor Jackson davano un po’ a pensare alla buona signora. Curiosi davvero questi uomini di legge! come ti sanno riconoscere la gente alla prima!
— Brutta faccendaccia coteste spese, eh? — disse Jackson, quando le signore Cluppins e Sanders ebbero preso sonno; — il vostro conto, dico.
— Mi dispiace proprio che non le possano cavare, — rispose la signora Bardell. — Ma se voi altri signori fate queste cose per speculazione, si sa bene che di tanto in tanto una perdita ce la dovete avere.
— Se non sbaglio, voi rilasciaste loro un cognovit per l’ammontare delle spese a causa finita?
— Sì. Una formalità, capite.
— Sicuro, sicuro. Una formalità, una pura formalità.
Seguitarono a camminare e la signora Bardell si addor mentò anche lei. Fu destata dopo un pezzo dal fermarsi della vettura.
— Dio mio! — esclamò, — siamo già a Freeman’s Court?
— Non andiamo mica fin laggiù, — rispose Jackson. — Abbiate la bontà di smontare.
La signora Bardell, non ancora ben desta, obbedì. Era un posto curiosissimo: un gran muro con una porta nel mezzo ed un fanale a gas dalla parte di dentro.
— Orsù, signore, — gridò l’uomo dal bastone, cacciando il capo nella vettura e scuotendo la signora Sanders, — andiamo.
Destata che ebbe l’amica sua, la signora Sanders smontò. La signora Bardell, appoggiandosi al braccio di Jackson e menando Tommy per mano, era già entrata sotto il portico. Le due amiche le tennero dietro.
La stanza nella quale entrarono era ancora più curiosa dello stesso portico. C’erano tanti uomini e le guardavano tutti in un certo modo assai strano.
— In che posto siamo? — domandò fermandosi la signora Bardell.
— In uno dei nostri uffici, — rispose Jackson, spingendola per una porta e voltandosi a vedere se le altre signore venivano appresso. — Attento, Isacco!
— Non dubitate, — rispose l’uomo dal bastone.
La porta si richiuse pesantemente alle loro spalle ed essi discesero per una scaletta.
— Eccoci alla fine. Sani e salvi, e al sicuro, signora Bardell! — disse Jackson, guardando intorno tutto allegro.
— Che vuol dir ciò? — esclamò con un certo palpito la signora Bardell.
— Vuol dir questo, — rispose Jackson traendola in disparte; — non vi spaventate, signora Bardell. Non c’è al mondo uomo più delicato di Dodson, nè più umano di Fogg. Era loro dovere, capite, dal punto di vista professionale, di assicurarsi di voi per quella benedetta faccenda delle spese; ma tutti e due erano ansiosi di risparmiare il più che potessero i vostri sentimenti. Che conforto per voi al solo pensiero di questa loro delicatezza! Questa è la prigione della Fleet, signora. Vi auguro la buona notte, signora Bardell. Buona notte, Tommy.
Mentre Jackson si allontanava in fretta con l’uomo dal bastone, un altro uomo che stava lì con in mano una chiave, menò la donna smarrita ad una seconda scaletta che metteva in un cortile. La signora Bardell gettò le alte grida: Tommy strillò come un’aquila; la signora Cluppins ammutolì e rimase di sasso; e la signora Sanders scappò. Perchè, proprio lì, prendendo un po’ d’aria, stava l’offeso signor Pickwick, ed accanto a lui, Samuele Weller, il quale, vedendo la signora Bardell, si cavò il cappello con comica reverenza, mentre il padrone sdegnosamente voltava le spalle.
— Non la tormentate, — disse il carceriere a Sam; — è entrata proprio adesso.
— Prigioniera! — esclamò Sam, subito rimettendosi il cappello. — E chi è che l’ha fatta metter dentro? e perchè? Parlate, su.
— Dodson e Fogg. Esecuzione sopra garantia per rivaluta di spese.
— Qua, Job! qua, Job! — gridò Sam, balzando nel corridoio. — Correte da Perker, Job. Che venga qua subito. Ho da parlargli io. Questa sì ch’è bella. Urrà! Dov’è il padrone?
Ma a queste domande nessuna risposta tenne dietro, perchè Job era scappato in gran furia, nel punto stesso che riceveva la commissione, e la signora Bardell era venuta meno, sul serio questa volta.