Idilli (Bione)/I
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CANTO FUNEBRE D’ADONE
Idillio I
Io piango Adone. Il vago Adone è spento.
È spento il vago Adon. Gli Amor fann’eco.
Non dormir più, Ciprigna, in rosei manti.
Sorgi, tapina, in bruna vesta, il seno
5Percoti, e grida: Il vago Adone è spento.
Io vo piangendo Adon: gli Amor fann’eco.
Su i monti giace il vago Adon da un dente,
Candido dente, il suo candido fianco
Trafitto, e un respir languido movendo
10Ange Ciprigna. Un nero sangue irriga
Le sue carni di neve. Il guardo torpe
Sotto le ciglia; dalle labbra fugge
La rosa; e il bacio, onde non fia mai sazia
Vener, con esso muore. E a lei pur piace
15Di lui non vivo il bacio. Adone intanto
Non sente più, com’ella morto il bacia.
Io vo piangendo Adon; gli Amor fann’eco.
Atroce, atroce piaga Adon nel fianco,
Piaga maggior ha Citerea nel core.
20Al buon Garzon gli amici cani urlando,
E sospirando van le Oreadi Ninfe.
Vener sparsa le chiome, afflitta, incolta,
E scalza va per le foreste errando.
I rovi le tormentano le piante,
25E predan l’almo sangue. Ella mettendo
Acute strida va per lunghe valli,
E l’assirio suo sposo, e garzon chiama.
Ma l’atro sangue intorno all’umbilico
D’Adone alto s’ammassa, e giù da’ fianchi
30Sul petto porporeggia, e son le coste,
Che parean dianzi neve, a rosso tinte.
Ahi, ahi Ciprigna! van gli Amor piangendo.
Ben ella il vago Sposo, e in un pordéo
Le divine sembianze. Avea ben ella,
35Finchè si visse Adone, un vago aspetto;
Or è il suo bello ahi, ahi! con esso estinto.
Ahi Adon! gridan tutti monti e querce,
Ploran gli affanni di Ciprigna i fiumi,
Gemon sulle montagne Adone i fonti.
40I fior pel duol arossano e lugubre
Per valli e per città Venere canta.
Ahi, ahi Ciprigna! il vago Adone è spento.
Eco risponde: Il vago Adone è spento.
Chi fia, che il crudo amor di lei non pianga?
45Ahi, ahi! come d’Adon vide, e conobbe
L’insanabile piaga, e come vide
Rosso sangue spicciar dal guasto fianco,
Con braccia aperte in lamentose note
Proruppe: Adone, Adone, aspetta, aspetta,
50Miser, che almen per ultimo ti stringa
Che a te m’annodi, e mischi labbra a labbra.
Destati un poco, e dammi il bacio estremo.
Baci mi dà, finchè il tuo bacio è vivo.
Finchè dall’alma tua possa il tuo spirto
55Scender per entro alla mia bocca, e al core;
Ed io ne sugga un amoroso incanto,
E amor ne beva. Come Adone istesso
Terrommi questo bacio: or che infelice
Fuggi da me, lontano fuggi, e passi
60In Acheronte, a quel Re truce, e crudo.
Ed io meschina or vivo, e pur son Dea;
Nè seguirti poss’io. Tu il mio Consorte,
O Proserpina, accogli. Ah! di me sei
Più forte; e tutto il bello a te si volve.
65Estrema è la mia sorte, e non mai sazio
Il mio dolore. Adone estinto piango,
E te pavento. O ben tre volte amato,
Manchi; e l’amor per me qual sogno sparve.
Or vedova è Ciprigna; orbati in casa
70Restan gli Amor; disfatto è il mio bel cinto.
Perchè a caccia sì franco, e perchè osasti
Tu sì leggiadro ir con le fiere in giostra?
Tal Citerea gridava, e in un gli Amori.
Ahi, ahi Ciprigna! il vago Adone è spento.
75Ella or tanto di lagrime versando
Va, quanto versa Adon di sangue. E tutto
In terra divien fiore. Il sangue rose,
E germogliar anemoni fa il pianto.
Io piango Adone. Il vago Adone è spento.
80Non lagrimar fra i boschi or più lo Sposo.
Un bel frondoso letto a lui, Ciprigna,
È preparato. Il tuo medesmo letto
Occupa il morto Adone, e benchè morto
È pur leggiadro ancora, e par che dorma.
85Ponlo fra i molli panni ond’ei le notti
Faceva tuo compagno un divin sonno
Su coltre d’oro. Amalo ancor sì gramo.
Ponlo tra serti, e fiori. In un con lui
Tutti i fiori appassiro. Aspergil’anco
90E di mirti, e di balsami e d’unguenti;
Ogni balsamo pera or che perìo
Il tuo balsamo Adon. Ei pur si corca
Il molle Adone su purpuree vesti.
Sospirangli dintorno Amor piangenti
95Col crin reciso; e l’uno i dardi, e l’altro
Calpesta l’arco, chi il turcasso alato
Infrange, chi i calzari gli discioglie.
Altri in catino d’oro appresta l’acqua,
Altri i fianchi gli lava ed altri a tergo
100Coll’agitar dei vanni a lui fa vento.
Sieguon gli Amori a lagrimar Ciprigna.
Imen la face su la soglia estinse,
E il serto nuzïal a terra sparse.
Non più dolce si canta Imene, Imene;
105Ma si ripete: Ahi, ahi Adone! ahi Imene!
Piangon le Grazie il figlio di Cinira
Fra lor dicendo, il vago Adone è spento
E ben di te, Diona, assai più forte
Esclamano; e le Parche Adone, Adone
110Van co’ gemiti e canti richiamando.
Ei lor non ode, non che udir non voglia
Ma Proserpina a lui nega il ritorno.
Cessa, o Ciprigna, il lamentarti, e attendi
Oggi a’ lieti conviti. Anche un altr’anno
115Assai di pianto, e di sconforto avrai.