Idee di Emanuele Kant sull'educazione (1808)/Prefazione
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Traduzione dal tedesco di Carl August Eckerlin (1808)
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PREFAZIONE
Per dare alcuni lumi sul nascimento della presente operetta è necessario riportare qui una parte della prefazione del signor Rink editore di essa.
„Giusta un antico regolamento dell’università di Königsberg dovevasi in addietro a vicenda e senza interruzione dai Professori di filosofia insegnare ai giovani studiosi la Pedagogica ossia l’arte di educare. Questo incarico spettò qualche volta. anche al Professore Kant, il quale si servì in ciò dell’opera elementare ''dell’arte dell’educazione'' pubblicata dal Dottore Block (un tempo suo collega) come di testo fondamentale delle sue lezioni, senza però attenersi scrupolosamente ad essa, nè quanto ai principj, nè quanto all’ordine delle ricerche“.
„Le seguenti osservazioni sulla pedagogica debbono la loro origine a questa circostanza. Esse per avventura sarebbero riescite più interessanti, e per qualche aspetto più ampie ancora, se il tempo prescritto per queste lezioni non fosse stato soverchiamente breve, e se Kant avesse avuto occasione di estendersi maggiormente su di questo oggetto e di trattarlo in iscritto“.
„La Pedagogica mediante le cure di parecchj uomini di merito, coma d’un Pestalozzi, o di un Olivier, ha preso recentemente un nuovo ed interessante andamento. Per questo e per l’innesto del vaccino possiamo alla ventura generazione augurare più liete fortune, malgrado le diverse opposizioni a cui amendue debbono ancor soggiacere“.
„Da questi pensieri gettati come in abbozzo, e che versano sopra un argomento di non sua elezione, ognuno de’ leggitori comprende che Kant fino dal suo tempo conosceva i grandi principj riguardanti l’educazione, e che meditando sopra di essi spingeva i suoi sguardi più oltre de’ suoi contemporanei“.
Considerando che alcuni tratti contenuti in quest’operetta potevano per avventura essere mal interpretati, e che d’altronde non si potevano omettere senza guastare il testo, e quindi insultare in certa guisa all’opinione di uomini grandi, io indugiava nel pubblicarla. Ma fui nuovamente eccitato dalle liberali idee sulla educazione proclamate nel discorso di S. E. il Ministro de Breme in occasione dell’apertura del conservatorio di musica instituito per ordine particolare di S. A. I. il Vice Re d’Italia.
Voleva trattare io stesso dell’educazione proponendomi per tipo l’operetta di Kant. Voleva estendermi particolarmente sulla parte meccanica dell’educazione, e soprattutto scoprire un mezzo sicuro col quale perfezionare ne’ giovanetti il buon gusto. Pel primo oggetto dovevano servirmi le osservazioni di Pestalozzi, e pel secondo le regole tratte dalle opere delle belle arti. L’Estetica come scienza che insegna le leggi del sentimento in corrispondenza alla logica che insegna le leggi dell’intendimento doveva guidarmi particolarmente nelle mie ricerche.
Il perfezionamento del buon gusto, parte fin’ora assai negletta nell’educazione, è di maggior importanza di quello possiamo figurarci. Nè è difficile il riuscirvi essendo ora a maggior perfezione sospinta l’ estetica; e quindi vie meglio fissate le regole del bello. Ho generalmente osservato, essere molto difficile l’incontrare una persona fornita di buon gusto per esempio nella poesia, e che ad un tempo possegga anche un gusto mediocremente raffinato nella pittura, nella musica ec., onde formarne un esatto giudizio.
Lo studio del buon gusto può e dev’essere ridotto alla massima semplicità nell‘istruzione elementare. A ciascuna regola che si presenti all’allievo su questo proposito deve applicarsi un esempio tratto dalle opere delle arti belle già esistenti.
Queste due parti dell’educazione che non ho potuto trattare secondo il mio desiderio senza ritardare d’as- sai la pubblicazione della presente operetta, affido alla meditazione di qualche illustre italiano, tanto per vederle trattate con maggior profondità, quanto perchè più ampiamente si diffonda quello splendor d’invenzione che ordinariamente accompagna gli scritti de’ profondi pensatori.
Desidero che l’Italia chiami i più distinti fra gl’ingegni ch’ella produce ad occuparsi di un piano di educazione, acciocchè la gioventù per più felice cammino possa giungere al punto di superare in grandezza i suoi sublimi antenati.
Milano addì 20 novembre 1808.
Il Traduttore.