I saltarelli dell'Abbrucia sopra i Mattaccini di ser Fedocco/6. Mettiam ch'uno stidion sopr'una ghiotta

6. Mettiam ch'uno stidion sopr'una ghiotta

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5. Quanto la luna divisa e quadrotta 7. Intendo che voi fate la raddotta

 
Mettiam ch’uno stidion sopr’una ghiotta
reggesse lepre o vitella o capponi
e che d’arista il lardo a stranguglioni
vi gocciolasse sopra ott’a otta,
che ’nporterebbe ch’una cucciolotta
più ch’un’altra volgesse? e di frasconi
fusse il fuoco o di pezzi? s’i bocconi
fussino stagionati o cotti a otta?
E non avendo legne alla tinaia
ricorrere e tor cerchi e asserelli,
pur che l’arrosto in tavola s’adduche.
E per un fondamento se la ghiaia
fusse d’Arno o di Tever? Dovend’elli
star forte in tutti i modi e senza ruche?
Ogn’occhial che traluche,
pur che mi mostri il vero, adoperrollo
e chi con ragion parla ascolterollo.