I funghi mangerecci e velenosi dell'Europa media/Parte speciale/Descrizione delle specie/Elvellacee/Gyromitra

Gyromitra

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Descrizione delle specie - Mitrophora Descrizione delle specie - Helvella
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Genere Gyromitra.

Funghi carnoso-ceracei, con mitra e gaml)o; mitra irregolare, quasi globosa, con superficie ondulato-cresputa, alla base loljata, coi lobi saldati sul gambo; gambo solido, deforme; imenio disteso su tutta la superficie della mitra, con aschi cilindracei, a otto spore e parafisi; spore ellissoidee biguttulate, jaline.

Gyromitra esculenta (Pers.) Fr. (Helvella suspecta Krombh). Tav. CIX.

Ital. Spongino, Spugnola bastarda. Volg. Spongiola o Sponziola (Trentino), Spongigneura falsa (Milanese), Muneghete (Veneto). Franc. Gyromitre comestible. Ted. Speiselorcher, Verdächtige Lorchel.

Ha mitra irregolare, per lo più di forma rotondata, divisa alla base generalmente in 3 lobi, raramente 4-5, rivolti verso il gambo [p. 127 modifica] o saldati allo stesso; la superficie è percorsa da coste tortuose, più o meno rilevate, che si intrecciano dando luogo a lacune o fossette di varia forma, di colore ocraceo-bruno o bruno-rosseggiante; gambo corto, tuberoso, per lo più compresso, lacunoso, coperto da pruina o pelurie, di colore da prima biancastro, poi con tinta carnicina; carne ceracea, di odore grato e sapore meno marcato; aschi cilindrici, pedicellati, 350-450 × 15-20, con parafisi ramose; spore ellittiche, a due nuclei oleosi, 20-25 × 11-14 μ.

Vegeta a grandi famiglie nelle selve di conifere, specialmente in luoghi un po’ umidi, sabbiosi, nell’aprile e maggio.

Lo Spongino è fungo dì finissimo gusto ed è assai ricercato dai buongustai. Nel Trentino è l’unico fungo che si mangia sotto il nome di Spongiola, ma ne fu proibita la vendita sul mercato di Trento per i casi di avvelenamento da esso prodotti. Ora si vende di nascosto e perciò ogni qual tratto i detti casi si rinnovano.

Dall’analisi chimica fatta sul fungo fresco si constatò che lo Spongino contiene un veleno solubile nell’acqua bollente, nell’alcool e nell’etere, che venne chiamato acido elvellico (C12 H20 O7), dal quale derivarono gli avvelenamenti successi. L’effetto del veleno si manifesta soltanto 5-7 ore dopo il cibo con vomito, diarrea, decadimento corporale, e dopo il primo giorno con itterizia generale ed emoglobinuria, per la decomposizione dei globuli rossi del sangue, cui succede la morte per uremia. I casi letali però sono rari, potendosi facilmente sospendere l’azione del veleno coi soliti rimedii, specialmente se le persone colpite sono sane e di complessione abbastanza robusta.

Siccome il veleno è solubile nell’acqua bollente, si può cibarsirima bollire nch’acqua e poi, gettata l’acqua, condirlo e cucinarlo coi metodi in uso per gli altri funghi. Seguendo tale norma io non ebbi mai a softrire disturbi, quantunque ogni anno ne abbia mangiato, anche in sufficiente quantità. Disseccato riesce pure innocuo, ma conviene conservarlo in luoghi asciutti, giacche se subentra umidità incomincia a marcire ed allora si sviluppano i veleni che si riscontrano nelle sostanze in putrefazione e ritorna perciò ad essere venefico. Avvelenamenti prodotti dal fungo disseccato ne furono pure constatati, non già prodotti dall’acido elvellico, ma da formazioni tomainiche e precisamente dalla Neurina, potente veleno che si riscontra [p. 128 modifica] appunto nelle sostanze che vanno dissolvendosi. Per questo motivo è da raccomandarsi nuovamente di non raccogliere mai esemplari di funghi che incominciano a marcire, di conservare sempre i funghi disseccati in luoghi multo asciutti e quando si prendono per cucinarli rigettare tutti quelli che segnassero un principio di decomposizione. Spiegazione delle figure: a-b Fungo in vario grado di sviluppo, c Fungo sezionato verticalmente, d Teche e parafisi, e Spore libere.