Giuseppe Gioachino Belli

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I monumenti
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti italiani

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I CLIENTI.1


     Infra i patrizi e noi v’ha un ceto medio,
Infarcito d’orgogli e di speranze,
Che notte e dì ne le dorate stanze
Cerchia i signor di rispettoso assedio.

     Mastri di ludi e gozzoviglie e danze
Fugan da lor de le grandezze il tedio,
E in un sorriso o due trovan rimedio
A mille ritrosie, sdegni e burbanze.

     Tutti lincei coll’alta classe e ricca,
Miopi con noi, nessun di lor ci vede,
non ci guarda, o nel guardarci ammicca.

     Noi frattanto moviam libero il piede,
Né com’essi vendiam per una micca
Il nostro onor, la cortesia, la fede.

24 novembre 1858.


FINE DELL’OPERA.

Note

  1. [Dalle cit. Poesie inedite; vol. IV, pag. 26.]