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Octave Mirbeau - I cattivi pastori (1897)
Traduzione dal francese di Luigi Fabbri (1911)
Atto I
Personaggi Atto II


(L'interno d'una casa operaia. In fondo tra due larghe finestre una porta per cui si vede la ferriera coi suoi camini e le sue officine annerite. A destra vicino ad un tramezzo due letti da bambini, e per terra un materasso. A sinistra una porta che conduce ad un'altra stanza. Nel mezzo della scena, presso ad un fornello, il tubo del quale si perde nel muro, un tavolino carico di biancheria da cucire. Qua e là: un piccolo armadio, alcune sedie mal impagliate, e arredi da cui si comprende la povertà degli abitanti).


SCENA PRIMA.


MADDALENA, i bambini coricati.


(Al levar della tela, Maddalena ha già messo a letto i bambini, e canterellando a bassa voce li bacia ancora una volta nelle loro cune).


Maddalena - Ecco fatto!... Siate buoni, bambini miei... dormite (Resta un momento china sui due letti... Una pentola si mantiene in caldo sul fornello... La porta in fondo è aperta sulla città... Si scorge da lontano una ferriera, che sotto un cielo annebbiato dal fumo, si illumina a poco a poco nella notte che cade... Degli operai passano per la via curvi, stanchi.... Nella stanza un bambino si mette a piangere). Paolo mio caro, sta zitto... dormi! (Il bambino tace.. Allora Maddalena va a sedersi vicino al fornello, avanti al tavolino; accende il lume e si pone a cucire... Un operaio passa cantando, ed il suo canto va man mano estinguendo, finchè cessa del tutto... Silenzio profondo... Entra la madre Cathiard, vecchia, scarna, con una piccola pentola in mano).


SCENA SECONDA.

MADDALENA, la MADRE CATHIARD.

La madre Cathiard - Avreste da prestarmi un po' di brodo, Maddalena? Madd. - Sì, madre Cathiard; ce n'è stato mandato questa mattina dal castello.

La madre Cathiard - È per il mio ragazzo... È tornato adesso a casa con una febbre… una febbre!... Purchè non s'ammali anche lui, mio Dio!

Madd. - Ma no, madre Cathiard... Lo sapete, qui si ha sempre la febbre... e non si può mangiare (si alza, prende alla Cathiard la pentola e la riempie a metà). Ecco, quanto posso darvi...

La madre Cathiard - Grazie, Maddalena... (Accennando alla porta sinistra). E vostra madre?...

Madd. - Sta male!... Oh! molto più male!

La madre C. - Ecco!... lo vedete?... Una donna così robusta! Le ho detto spesso, io, che si sarebbe uccisa a furia di vegliar le notti intere per cucire…

Madd. - Certo!... Ma intanto? Bisognava pure che facesse così.

La madre C. - Ed anche voi, Maddalena, siete molto pallida, da qualche tempo.. Badate! avete una fisonomia niente affatto buona... Non è una bella cosa alla vostra età.... credetelo, non è una bella cosa.

Madd. - Ma bisogna ben lavorare, madre Cathiard... bisogna guadagnarsi da vivere... Ed io sono molto più robusta che non si creda...

La madre C. - (siede vicino a Maddalena colla pentola del brodo sulle ginocchia). Sapete nulla?… anche Renaud, Thorel e Lourdier sono stati cacciati, questa mattina! Un'altra infamia di quella canaglia di Maigret, senza dubbio!

Madd. - Ma, erano pure buoni operai!

La madre C. - Si ma... (guardandosi attorno con circospezione e parlando a voce più bassa) sembra che domenica si siano vantati di aver votato contro il padrone... Capirete... avevano bevuto un bicchiere di più! Qui si dovrebbe sempre pensare a come si parla.... Non si sa mai…. Si dice qualche cosa senza nessuna cattiva intenzione, e dopo un'ora Maigret sa tutto... e allora si può esser sicuri della propria disgrazia. E la Renaud che è incinta un'altra volta? il settimo figlio ragazza mia!... Sarà nella disperazione!... Ma vedete, io credo che il padrone non ne sappia nulla di tutto ciò che succede qui... È un uomo duro il signor Hargand, è vero.... ma è anche un uomo giusto. E Maigret invece non lo fa niente affatto amare dalla sua gente.

Madd. - No, no! è certo.

La madre C. - Dopo la morte della povera padrona tutto va di male in peggio, per tutti, qui.... Ah! perdendola noi abbiamo perduto molto... Già!... e questa piccola impertinente di Genoveffa non le rassomiglia davvero!... A proposito, sapete Maddalena? io sono stata al castello quest'oggi a mezzogiorno.

Madd. - Ah!

La madre C. - Sì... sono io adesso che poso per la signorina Genoveffa... come faceva vostra madre. Ella mi pone in testa qualche cosa rossa... un grembiale turchino ai fianchi... un fazzoletto giallo attorno al collo..., un paniere di aranci vicino ai piedi, ed ecco che l'invenzione è fatta! Se voi lo vedeste quel grande studio! Ah! davvero, che là dentro ci sono molte cose... cristalli... armadi... tappeti... insomma qualunque cosa!... E sapete che cosa mi ha detto? Mi ha detto che sono più bella di vostra madre... che io ho – come ha detto? – che ho... una carnagione eburnea!... Credete pure... proprio così!... E poi mi ha dato due lire... Dava lo stesso a vostra madre?

Madd - Sì, madre Cathiard.

La madre C. - Non è una brutta cosa! Aiuta un po' anche questo... (si alza) Ah!... e non sapete nulla? Il signor Roberto è arrivato da Parigi, questa mattina!... vuol dire che si sarà rappacificato con suo padre... Era un pezzo che non tornava più qui!...

Madd. - Da più di quattro anni.

La madre C. - Dal tempo della morte della signora Hargand... Un bel giovane, ragazza mia!... e dolce, amabile... tutto il ritratto di sua madre... Si dice pure che stia cogli anarchici, e che se possedesse lui la ferriera... la regalerebbe agli operai!... È vero, questo?

Madd. - Ma... si dice qualche cosa di simile.

La madre C. - Sicuro! Il signor Roberto è un uomo molto giusto... non si dà affatto aria d'importanza ed ama molto l'operaio! Ma... bisogna che me ne vada... (mostrando la pentola del brodo). Ve lo restituirò domani.... Buona sera, Maddalena e maggior salute a tutt'i vostri....

Madd. - Grazie, madre Cathiard...

La madre C. - E se avrete bisogno di me, questa notte... voi lo sapete... approfittate pure...

Madd. - Sì... sì... Buona sera!...

La madre C. - Buona sera!... (la madre Cathiard esce. Fuori si va facendo sempre più notte... Alcuni operai, ombre rapide, passano per la via... La ferriera avvampa nel cielo sempre più oscuro… se ne ode distintamente il sordo rumore... Maddalena sta chinata sul suo lavoro... Entra Giovanni Roule).


SCENA TERZA.


GIOVANNI ROULE, MADDALENA.


Giov. - Ragazza, buona sera.

Madd. - Buona sera, signor Giovanni.

Giov. - Vostro padre è già andato all'officina?

Madd. - Ah! no, signor Giovanni, mio padre questa sera non andrà al lavoro... (indica la porta a sinistra). È di là, con la mamma!...

Giov. - Ebbene?...

Madd. - Non v'è più speranza!...

Giov. - Il medico è venuto?... Madd. - È venuto momenti or sono... Ha posata la mano sulla testa di mamma... le ha toccato il polso... ed ha detto «Non v'è più nulla da fare»... Ed è partito!... (pausa) E non tornerà più! (pausa) È per questo che siete venuto?

Giov. - No... (con un gesto verso l'uscita) Son venuto perchè sentivo qualcuno cantare... laggiù... o piangere!... Le voci, da lontano, sono confuse, e non si posson distinguere...

Madd. - (ascoltando) È vero!... Ma non è qui!... (Si alza lo stesso e va verso la porta della camera, la apre dolcemente e guarda. Ritornando verso il tavolino) Mia madre sembra che riposi... e mio padre s'è addormentato! (Si siede e riprende il lavoro). È così stanco! Sono già due notti che passa vicino a lei... ed è soltanto da oggi che manca al lavoro...

Giov. - Ma voi pure, Maddalena, siete molto affaticata... Dovreste coricarvi un pochino... almeno, stendervi per qualche ora su questo materasso...

Madd. - C'è ancora troppo lavoro in ritardo... e poi, bisogna che vada e venga continuamente. Quando la mamma ha bisogno di qualche cosa, mio padre è come un bambino e non trova nulla... Io lavoro qui, perchè vicino al letto di mamma il rumore dell'ago irriterebbe i suoi nervi...

Giov. - (camminando per la stanza) Povera Clemenza!... (pausa) Finchè ha potuto reggersi in piedi, camminava... camminava!… Ed il giorno in cui s'è fermata, significava che era morta! (si siede in un angolo) Quanti anni ha?

Madd. - Quarantaquattro anni!

Giov. - Quarantaquattro anni! (pausa) Col suo viso invecchiato, grigio e tutto rughe, ne mostrava assai di più!.. Quarantaquattro anni! (pausa). Qui, vi è anche chi non arriva neppure a questa età!... Qui non si respira che morte! (si sente il fischio ed i rumori della ferriera). Eppure, era una donna forte e robusta!... Era piena di vita!...

Madd. - Era piena di malanni!

Giov. - È la stessa cosa!

Madd. - Ne ha sofferte d'ogni genere... Pietro ucciso dalle macchine, un giovane così forte e coraggioso!... Giuseppe morto di mal di petto a diciannove anni!... È stato l'ultimo colpo, per lei!...

Giov. - Sì!... sì!...

Madd. - Che disgrazia che non li abbiate conosciuti voi, signor Giovanni!

Giov. - Sì, sì!... (pausa). Dev'essere stata bella, una volta, vostra madre, non è vero?

Madd. - Non lo so... Io l'ho conosciuta sempre com'è oggi.... com'era un anno fa, quando voi l'avete vista per la prima volta... poichè l'età e la malattia l'han cambiata pochissimo...

Giov. - Ella non mi voleva bene... a me?

Madd. - Vi trovava di una cera troppo fosca... aveva paura di voi...

Giov. - E voi, Maddalena?

Madd. - Oh! io no, non ho paura di voi, signor Giovanni?

Giov. - Non mi chiamate più «signor Giovanni»... Perchè dite «signor Giovanni?»

Madd. - Non lo so... è un'abitudine più forte di me!... poichè voi non siete come tutti gli altri…. siete più degli altri, voi. Io non vi comprendo, e le vostre parole spesso mi sfuggono... ma pure sento che sono belle... che sono giuste. Mamma era troppo vecchia... troppo stanca... per comprender ciò... come me...

Giov. - Ma io non sono nulla più degli altri, Maddalena... sono come gli altri.... un povero diavolo come tutti gli altri. E se sono così triste, gli è perchè ho visto troppi paesi, troppa miseria... E non ho sempre la forza ed il coraggio che vorrei avere.... Ma pure nel mio cuore v'è odio... già…

Madd. - Non so se voi odiate... ma siete così buono con mio padre... così dolce con i bambini e con me!...

Giov. - È vero!... Vi amo assai... tutti!... E vorrei vedervi davvero felici!...

Madd. - Nessuno è qui felice, sign... (riprendendosi dietro un cenno di Giovanni) Giovanni!...

Giov. - Nessuno è felice, in nessuna parte!...

Madd. - Giovanni!... Giovanni!... Sopratutto, voi, qui, non siete felice!...

Giov. - (Si alza e cammina per la stanza, quasi per sfuggire all'emozione che lo invade) Ecco! Voi intanto state per divenire la madre di questo piccolo mondo!... (le indica i bambini addormentati) Siete troppo giovane per un così pesante dovere... e poi… vostro padre comincia ad esser molto vecchio! (Maddalena non risponde e si mette a piangere) Perchè piangete?

Madd. - (Sforzandosi di trattener le lacrime) È la fatica, forse... è mamma, siete anche voi Giovanni... Da che siete entrato, ho una strana volontà di piangere... (scoppiando ad un tratto) E poi, non posso... non potrò mai... io non avrò mai la forza... Giovanni... Giovanni!... giammai potrò essere ciò che è stata mamma... E non lo voglio... non voglio!.. Vorrei meglio morire!...

Giov. - (le prende le mani, le carezza). Mia povera Maddalena!... (Maddalena si calma un po') Piangete... i vostri nervi han bisogno di lacrime…

Madd. Scusatemi... perdonatemi... È finito. (si alza, rianima il fuoco del fornello su cui sta la pentola, si asciuga gli occhi, e si rimette a cucire. Giovanni va verso la porta aperta. È notte oscura. La ferriera sembra in fiamme. Si sentono i colpi dei martelli-piloni. Nella via alcuni operai passano, si fermano, parlano a bassa voce, e poi se ne vanno. Luigi Thieux, padre, esce dalla camera dell'ammalata).


SCENA QUARTA.


Gli stessi, LUIGI THIEUX.


Luigi Thieux - Maddalena... tua madre ha bisogno di te... (accorgendosi di Giovanni). Ah! sei tu?

Giov. - Ebbene?...

Luigi T. - (crollando il capo) La sventura non vuole ancora andarsene da questa casa... (Maddalena si dirige verso la camera) Questa non è giustizia!

Madd. - Ho coricati i bambini... Essi cadevano dal sonno...

Luigi T. - Hai fatto bene... La madre non li chiamerà più... non ha più la testa qui... non può pensare più a nulla.. (a Giovanni) Essa mi riconosce ancora... ma io più non capisco che cosa dice!... (Maddalena esce).


SCENA QUINTA.


Gli stessi, meno MADDALENA.


Luigi T. - Non vivrà per tutta la notte... Ed io mi ero addormentato là, come una bestia! Non avrei mai creduto che sarebbe giunto questo momento... Che cosa mai sto per divenire ora, senza di lei!... (Giovanni cammina per la stanza grave e pensieroso; chiude la porta e viene a sedersi vicino al fornello. Luigi Thieux guarda i bambini). E che cosa ne sarà di costoro, mio Dio!

Giov. - Sarà un po' più di miseria e di dolore.

Luigi T. - Ah! non è giusto, questo!

29Giov. E se ne andranno, come se ne sono andati i tuoi due più grandi!

Luigi T. - Ah! non è giusto... non è giusto!

Giov. - Che cosa non è giusto?

Luigi T. - Non ho mai fatto male a nessuno... sono sempre stato un buon operaio.

Giov. - Ebbene?

Luigi T. - Ebbene, io dico che ciò non è giusto!...

Giov. - Ma sì, che è giusto! Poichè tu lo vuoi... poichè tu ti ostini a volerlo!

Luigi T. - No... no... taci... non mi parlar di ciò in questo momento... Son troppo disgraziato!..

Giov. - Allora, aspetterò!... aspetterò che sii felice... aspetterò che tu sii morto... che Maddalena sia morta... che tutti qui sieno morti!... Non tarderà molto ciò!... Ma dunque non vedi nulla attorno a te? Non hai mai osservato le guancie scolorite di tua figlia, ed il suo passo di vecchia stanca, a diciotto anni... e le gote infossate... le labbra pallide... le povere piccole mani magre di questi tuoi bambini...?

Luigi T. - Non me ne parlare!... (toglie dall'armadio un tozzo di pane che si sforza di mangiare) Non ho fame... eppure non ho mangiato da ieri... non ne ho avuto il tempo... E questa sera non me ne va... par che mi resti in gola! (ripone il pane nell'armadio, beve un sorso di acqua, e poi siede in un angolo... Lungo silenzio) E tu non vai all'officina questa sera?

Giov. - No davvero! non ne ho voglia! (si accosta a Luigi Thieux, e gli batte una mano sulla spalla) Devi in questi giorni aver avute molte spese, e forse non ti è restato più danaro... Prendi... (gli dà qualche moneta d'argento).

Luigi T. - Te ne debbo tanti, già!

Giov. - È danaro guadagnato assieme... t'appartiene... (Luigi ringrazia silenziosamente, e ripiglia il suo atteggiamento abbattuto... Giovanni va e viene per la stanza... Si batte alla porta) Han bussato alla porta... Non senti?.. (si bussa di nuovo).

Luigi T. - Entrate!... (entrano Roberto Hargand e Genoveffa... Genoveffa porta un paniere... Abbigliamento semplice).


SCENA SESTA.


GENOVEFFA, ROBERTO, GIOVANNI, LUIGI.


Luigi Thieux - Ah! signorina Genoveffa!... signor Roberto!... Siete dunque qui, signor Roberto?... È molto tempo che non vi si vede!…

Roberto - Sono arrivato or ora... Genoveffa m'ha detto che vostra moglie è molto malata... Mio povero Thieux! (gli stringe la mano).

Luigi T. - Sì, sì... una gran disgrazia signor Roberto!...

Genoveffa - (posando il paniere sul tavolino) Ebbene!... Vediamo!... Come va questa sera?

Luigi T. - Ah! signorina!... Male, molto male...

Genov. - Ma, infine, che cos'ha?

Luigi T. - Ah, signorina Genoveffa. Essa è ormai logora... le mancan le forze, la vita... Se ne muore per la troppa fatica, e per le pene eccessive...

Genov. - Vi disperate senza ragione, ne sono sicura... Un po' di riposo, dei fortificanti!... Per l'appunto io le porto del vecchio vino, e un mucchio di buone cose che la rimetteranno in forza...

Luigi T. - Oh! signorina!... Siete troppo buona!... Ma ella non può prender più nulla!... È perduta.

Genov. - Davvero? Voi non immaginate neppure come ciò mi faccia male.. Poichè voi siete vecchi fedeli di qui... brava gente a cui noi vogliamo molto bene!… Potrei vederla?...

Luigi T. - Ma certo, signorina...

Genov. - (indietreggiando leggermente) Ma non sarà cangiata di molto, non è vero?... nè sarà troppo brutta a vedersi?... Poichè io non posso vedere cose troppo impressionanti...

Luigi T. – Oh! è molto calma... Sembra quasi che dorma!... Sarà felice di rivedervi per l'ultima volta...

Genov. - Come? per l'ultima volta?... Ma io ritornerò... e ritornerò tutti i giorni... e vedrete che la guariremo... (scorgendo i ragazzi nei letti) E questi amori di bimbi che dormono sono essi buoni?... E Maddalena?

Luigi T. - Sta vicina a sua madre....

Genov. - Che brava ragazza! Perchè non viene mai a trovarmi?... Ditele che venga spesso!...

Luigi T. - È vicino a sua madre....

Genov. - Ma io l'addomesticherò!... Le voglio di già molto bene... Ditele pure che l'amo molto!... Ah! questa povera Clemenza (esamina distrattamente, sul tavolino, i lavori di cucito, lasciati da Maddalena). Vi ricordate quando veniva a posare… Aveva una testa così bella, così triste! una vera Mater dolorosa... Come fa male, tutto ciò, oggi!... (andando verso Thieux) Io vi farò un ritratto, un gran ritratto di Clemenza! (Roberto, con qualche gesto d'impazienza, mostra il disagio a cui lo pongono le parole di Genoveffa).

Luigi T. - Oh! signorina.

Genov. - Sì... sì... un gran ritratto!... Conducetemi da lei... Voglio vederla... che disgrazia!... Così brava gente, da tanto tempo presso di noi!...

Luigi T. - Da ventisette anni, signorina!

Genov. - Ventisette anni! Ma pensate, dunque! È una cosa strana!... (mostrando il paniere) Qui ci sono dei confetti per i bambini ed un busto per Maddalena!... (andando verso la porta accompagnata da Luigi Thieux) Come mi farà pena!... (Genoveffa e Luigi Thieux entrano netta stanza)

(Durante tutta questa scena, Giovanni è rimasto a sedere guardando Genoveffa talvolta con odio, e Roberto con una curiosità persistente…. Appena rimasto solo con lui, si alza, si rimette il berretto e si dirige lentamente verso la porta affettando di non veder Roberto. Aperta la porta, si scorgono sempre le ferriere avviluppate da fiamme, fumo e rumori).


SCENA SETTIMA.


GIOVANNI, ROBERTO.


Roberto - Con permesso... Ve ne andate?

Giovanni - Sì...

Rob. - Sono dunque io che voi fuggite?

Giov. - Forse... No...

Rob. - Siete un operaio dell'officina?

Giov. - Che importa?... Io o un altro!... (vuol andarsene).

Rob. - Rimanete, ve ne prego!... E ditemi il vostro nome.

Giov. - Io non ho nome...

Rob - Ah! (breve silenzio) Perchè mi parlate così?... Eppure non mi conoscete ancora...

Giov. - E voi dunque perchè m'interrogate?... Io non ho nulla da dirvi...

Rob. - (gli tende la mano) Sono un vostro amico...

Giov. - (squadrandolo dai piedi alla testa con alterigia). Sì... sì... lo so! Per Bacco... Il figlio del padrone, rivoluzionario e socialista... anarchico anche, senza dubbio... È di moda, quest'anno, tra i borghesi…. Ah! ciò fa bene... è come una ginnastica!… ed è una cosa deliziosa con i milioni che noi vi facciamo guadagnare... (violento) Lasciatemi!...

Rob. - Vi proibisco di dubitare della mia sincerità.

Giov. - Ed io vi proibisco di credermi uno sciocco?...

Rob. - Ma pure... ho già date delle prove... ne darò delle altre!...

Giov. - Le vostre conferenze... i vostri articoli... i vostri libri? ... Li conosco... li ho letti. Sì, li ho letti! ... Sono commoventi infatti. Riconciliazione... benessere universale... fratellanza!.. E che cosa ancora?... Ah! la cantate bene, voi, la romanza!... Andate, stimo di più vostro padre. Egli è duro, implacabile... ci uccide col lavoro e con la fame, aspettando forse il momento opportuno di farlo coi fucili... Almeno con lui, non c'è pericolo d'ingannarsi!...

Rob. - Qui non si tratta di mio padre... si tratta di me...

Giov. - Voi... (alzando le spalle) Andate, se volete, a sciorinare i vostri paternostri ai compagni... Sono poveri diavoli, bruti dolorosi, che non sanno ciò che vogliono, e non credono che alla potenza delle parole... Io invece non credo che alla potenza degli atti... e so ciò che voglio!

Rob. - (con tristezza) Lo sapete veramente?...

Giov. - (con violenza) Io voglio vivere... vivere della mia carne, del mio cervello, in tutta l'esplicazione dei miei organi, e delle mie facoltà... Invece di restare ancora la bestia da soma che si sferza, e la macchina incosciente che si fa girare, per gli altri... voglio essere un uomo, una buona volta... un uomo... per me stesso!... Ma non so, del resto, perchè vi parlo così... È cosa che riguarda me... e non voi... Addio!... (vuol allontanarsi).

Rob. - (trattenendolo) E se vi portassi io il modo d'esser l'uomo di cui parlate... e di vivere?

Giov. - Ma dite pure!... L'elemosina, non è vero?... Il paniere di vostra sorella?... La divina carità di una moneta da cento. soldi!... E di più l'insulto della vostra pietà?

Rob. - No... nè elemosina, nè pietà... La fede in voi stesso...

Giov. - Io l'ho già...

Rob. - Ed anche in me...

Giov. - (ironico) Grazie mille del dono... so ciò che vale... Ah! voi siete popolare, qui !... Tra le fiamme, tra il fumo, consunti, bruciati, convulsi sotto il faticoso carico delle fusioni liquide, migliaia di uomini lavorano qui... sperando in voi, non si sa che cosa... Oggi, voi siete il sogno lontano della loro liberazione... il vostro nome culla le loro chimere, addormenta la loro ribellione... E domani sarete... confessatelo, via.... deputato?...

Rob. - Non ragliate!... Quanto dite non è degno nè di voi... nè di me!

Giov. - (più serio) Io raglio!... È proprio così, raglio... (mostrando la camera della moribonda, e parlando con voce sorda e soffocata) qui... in questa casa, alle soglie di quella porta, dietro la quale una povera donna muore per voi, come sono morti per voi i due suoi figli, uomini di venti anni!... come quei bambini là... (mostrando i fanciulli addormentati) moriranno presto... per voi!... Ah! dunque voi mi portate la vita?... mi offrite il benessere?.. Ma andate dunque nel cimitero, laggiù nel piccolo cimitero che soffia su noi, la sera, un'aria appestata, come quella delle vostre officine... andate e rimovetene la terra... e contate quanti ne sono morti per voi... sì, per voi... perchè possiate oggi permettervi il lusso di essere l'amico della mia sofferenza e della mia miseria!… Mio amico! Ma come, dunque?... E quanto vi dà vostro padre per la parte che rappresentate?...

Rob. - (scoraggiato) Ma perché m'insultate così?...

Giov. - Per bacco! è evidente!.. Qui v'è del malcontento fra noi; malgrado la nostra rassegnazione, la nostra stanchezza, il nostro abbrutimento, domani, forse... ci sarà lo sciopero!... Oh! vostro padre è abbastanza ricco per sostenere il colpo, lo so... e lo sciopero non porta danno, il più delle volte, che a noi, che alla fine ne paghiamo le spese… con maggiore servitù e miseria, sempre... e, talvolta, col nostro sangue... Siamo intesi!... Sì... ma infine, è anche l'incognita!... Si trema lo stesso, per le proprie officine, le proprie fortune, o anche per i soli benefici! Allora si è contato sulla vostra popolarità... Si è calcolato che la presenza vostra rimetterebbe le cose a posto... E voi siete accorso!.. Ma via!... dite, quanto vi dà vostro padre per questo bell'affare?

Rob. - Ma perchè m'insultate?... Io vengo a voi con la mano tesa, ed il cuore fraterno... Ah! ve lo giuro!... e voi mi insultate!... Vi credete un uomo libero, e non sapete, non volete elevarvi al di sopra dei pregiudizî dell'ignorante, e dei bassi rancori del settario! Io vi grido: «Camminiamo insieme nella luce e nell'amore, verso l'avvenire» E voi maggiormente vi tuffate nel passato di odii impotenti... Che dovrei dirvi di più?

Giov. - (calmo, ed un po' annoiato di tutte queste parole) Sia pure!... Mi sono ingannato... E voi, forse, siete un buon giovane... Non lo so!.. non so nulla, io... Ma pure, perchè siete venuto da me?... Vi ho forse chiamato?... Voi andate per una strada... io per un'altra... non possiamo incontrarci..

Rob. - E che ne sapete voi!... giacchè così poco conoscete ciò che sono io!...

Giov. - So che tra voi e me, ci sono sentimenti troppo diversi... che non devono, nè possono congiungersi...

Rob. - Tra coloro che soffrono, non vi sono cuori lontani...

Giov. - Frasi!...

Rob. - Or ora, appena entrato qui... vi ho subito veduto... Non sapeva chi foste... eppure ho sentito al vostro atteggiamento un po' fiero, e a la tristezza… all'immensa tristezza dei vostri sguardi su me... ho sentito che vi amavo... Ed ho voluto parlarvi... ho voluto esprimervi ciò che v'era di fraterno, nel mio cuore, per voi! Nient'altro!... Mi respingete... ed io non so che cosa dirvi.

Giov. - Lo vedete!

Rob. - Mio Dio... comprendo la vostra diffidenza, poichè indovino in voi una povera anima violenta, tormentata e delusa... Ma ve ne scongiuro... ascoltatemi un istante... ascoltatemi... come se fossi il passeggero della vostra via, il viaggiatore che cammina verso la stessa speranza... come voi.. Io, non sono quanto mi credete... Mi son fatta una esistenza libera dai pregiudizi della mia casta... tutti i vantaggi, i privilegi che la fortuna offriva alla mia gioventù li ho respinti... sono un lavoratore come voi... e vivo di ciò che guadagno...

Giov. - (con tristezza infinita). Ed io ne muoio!... (d'un tratto prende Roberto per mano e lo trascina verso la porta, e, con un gran gesto, gli mostra la ferriera che fiammeggia nella notte... Man mano che parla, la voce sua diviene sempre più forte e risonante) Ebbene! quelle fiamme... quel fumo... quelle torture... quelle macchine maledette che ogni giorno, ad ogni ora, bruciano e divorano il mio cervello, il mio cuore, il mio diritto al benessere ed alla vita, tutto... tutto quel che vedete, quelle gole di ferro... quei braceri... quelle caldaie che strappano i miei muscoli... la mia volontà... la mia libertà... a brani, a brani... per farne la ricchezza e la potenza sociale di un solo... Ebbene... spegneteli... distruggeteli.. fate saltar in aria tutto... (lascia rudemente la mano di Roberto) Dopo... potremo discutere....

Rob. - Ma badate, disgraziato!... V'è di là una povera donna che muore... e qui vi sono i bambini che dormono!... (Roberto chiude la porta. Giovanni viene verso l'alto della scena, ove si accascia sopra una cassa, con la testa fra le mani. Silenzio. Roberto cammina verso di lui e gli tocca una spalla). Siete più calmo ora?... (Giovanni leva gli occhi, senza parlare, verso Roberto e lo guarda avidamente) Datemi la mano... (Giovanni tende la mano).

Giov. - Ho avuto torto... ho...

Rob. - (interrompendolo dolcemente) Non dite più nulla... Ah! la vostra sofferenza, io la conosco... è la mia!... (rientrano Genoveffa, Maddalena; Luigi Thieur si trattiene un momento sulla porta, saluta in silenzio, e ritorna nella camera).


SCENA OTTAVA.


GENOVEFFA, MADDALENA, ROBERTO, GIOVANNI.


Genoveffa, - (a Maddalena) Coraggio, Maddalena!.. È un momento penoso!... Io pure l'ho provato!... Vi compiango con tutto il cuore!...

Madd. - Grazie, signorina!...

Genov. - Non dimenticate mai che sono vostra amica?

Madd. - Sì, signorina...

Genov. - Andiamo… a rivederci!... Tornerò a saper notizie, domani mattina!... Coraggio! coraggio! (abbraccia Maddalena, Roberto le stringe la mano) A domani! (sortono tutt'e due).


SCENA NONA.


GIOVANNI, MADDALENA.


Madd. - Andiamo!... (si accorge del paniere e si volge verso Giovanni, sempre seduto sulla cassa). Giov. - Sì, l'ha portato lei.. (un po' amaro). V'è un busto per voi.... confetti per essi... vino per vostra madre!... È una persona caritatevole!

Madd. - (prende il paniere e lo va a posare sull'armadio) Fa quello che può!... (silenzio, Maddalena siede di nuovo al tavolino e ripiglia il lavoro).

Giovanni - (va verso Maddalena ed appoggia il braccio sulla spalliera della sedia, ove essa è seduta.) Maddalena!

Maddalena - Giovanni!

Giovanni - La notte sarà lunga per voi... ed io non potrei ora, mi sembra, ritornare a casa... Permettete che resti un poco qui… con voi?

Maddalena - Sì, Giovanni... Perchè non dovrei volerlo?... È bontà vostra non lasciare mio padre... Se la disgrazia succede questa notte.... voi lo consolerete!...

Giovanni - E poi... vorrei dirvi qualche cosa che ancora non vi ho detto mai...

Maddalena - Parlate, Giovanni... Quando vi sento parlare sono meno afflitta.

Giovanni - Davvero?

Maddalena - Oh! sì!... Da che siete nostro amico... e venite qui quasi tutti i giorni... è vero... credo di esser meno disgraziata...

Giovanni - Cara Maddalena!

Maddalena - Almeno, mi sembra... Dimentico per qualche istante le mie sventure... e per qualche minuto, è come se non ci fossero più... Anche i piccini!... Quando siete qui non piangono mai... Sapete così bene parlare coi bimbi... li fate saltare sulle vostre ginocchia... dite loro tante belle cose!...

Giovanni - (commosso). Ma ciò che voglio dirvi ora, Maddalena, non sono parole di gioia... son cose gravi... poichè si tratta d'amore.... (movimento di Maddalena). Ed il momento di parlarvene... è grave anch'esso... (indica la porta della camera) poichè di là c'è la morte!... (Maddalena freme) Maddalena, io vi do la mia vita... volete voi, darmi la vostra?... (Maddalena interrompe il lavoro, e guarda Giovanni con uno sguardo di adorazione e di tristezza.) Maddalena, rispondetemi!

Maddalena - (con voce commossa e tremante.) Ma... io non posso abbandonare mio padre... nè posso lasciare questi fanciulli che ormai non hanno altri, che me...

Giovanni - Io non vi domando di disertare il vostro dovere... vi chieggo soltanto di potervi aiutare a compirlo, fino a quando mi sarà possibile... Non saremo troppi in due, per questo!

Maddalena - Mio padre vi ama, o Giovanni... ma ha paura di ciò che siete... perchè costituite un mistero per lui! Ed egli, è un uomo così timido! Sa che siete qui di passaggio... e che presto ve ne andrete... Ieri pure, diceva: «Giovanni ha in capo idee poco buone... gli succederà qualche disgrazia!» Mio padre perciò non vorrà che io sia vostra...

Giovanni - Voi non appartenete che a voi stessa, tutta;... non siete di nessun altro che vostra... E niuno ha il diritto di decidere del vostro destino...

Maddalena - Il mio destino!... Esso è in questa casa... con coloro che restano ed hanno bisogno di me!

Giovanni - Mi amate, voi?

Maddalena - Dal giorno in cui siete entrato qui per la prima volta...

Giovanni - E dunque.

Maddalena - Eppure bisogna che non pensi neppure a ciò che mi dite... poichè se doveste partire... io non potrei... non dovrei seguirvi...

Giovanni - Non posso promettervi infatti, di non andarmene mai da questi luoghi... Possono da un momento all'altro scoppiare avvenimenti... che non son padrone di dirigere... (Energico.) Può arrivare il momento in cui tutti siano obbligati a partire da qui... (breve pausa). Ma, finchè potrò, resterò!

Maddalena - Bisogna che non restiate per causa mia, o Giovanni… Non sono nulla, io, in confronto a ciò che voi avete deciso di compiere...

Giovanni - Che intendete dire con ciò?

Maddalena - Non so nulla... poichè non mi avete mai confidato nulla... ma, da gran tempo vi ho letto negli occhi ciò che avete nell'anima... Eppoi, l'avete detto voi stesso or ora: «Potrebbe arrivare il momento in cui tutti siano obbligati a partire da qui!....» (Pausa.)

Giovanni - (pensoso) Non ho deciso nulla, Maddalena... Ho sognato... sì, ho sognato... qualche cosa, può darsi… qualche cosa di grande, forse.... Ma se la febbre dell'azione, il desiderio della lotta mi riprendessero... è per voi… per voi... con voi!...

Maddalena - Per me!... Con me!... Ma io sono una povera ragazza, triste e malata... e... non sono bella!... Giovanni - Non bella!.. Oh! Maddalena... non avete, è vero, la bellezza insolente dei ricchi, fatta delle nostre spoglie e della nostra fame… ma voi avete la bellezza che io amo... la bellezza santa del dolore… ed io m'inginocchio davanti a voi!... (s'inginocchia davanti a Maddalena, e le prende le mani.) Il vostro povero viso già scarno... le vostre spalle già curve… le vostre mani, queste piccole mani pallide... le cui dita sono consumate dal lavoro…. e gli occhi vostri... ah! gli occhi vostri già rossi per tanta tristezza e tante lacrime… se sapeste di qual potente e sacrosanto amore mi han rigonfio il cuore!.... E come hanno anche rianimato e ravvivato l'odio mio!... Non bella!... Ma questo è perchè non ancora avete avuta una gioventù….. perchè avete sofferta troppa miseria, sempre!... Siete come una povera pianticina che non ha visto mai luce!... Ma la luce, io ve la porto!… ma la gioventù, io ve la restituisco!.. ma la miseria, sì, io la cancellerò, con tutta la mia tenerezza, dal vostro viso e dal vostro cuore!..

Maddalena - Ah! non dite queste cose.. non mi parlate così... Voi mi fate piangere!

Giovanni. - È l'anima vostra!... Credete che non l'abbia indovinata, in mezzo a tutte le altre, la vostra anima di purità, di sacrificio, di eroismo tranquillo e dolce!!.. (si rialza) Ebbene, sì, è vero: io ho un'opera di vendetta e di giustizia da compiere!.... Ma per questo mi abbisogna una compagna come voi... una donna dall'anima coraggiosa come la vostra!.... Maddalena - Giovanni... non dite così... ve ne prego! Non ho affatto coraggio, io... Lo vedete... non faccio che piangere!.. Giovanni - Perchè siete sola… sempre sola... Di fronte a cose troppo terribili... In due, invece, uniti dall'amore, non si ha paura di nulla... neppur della morte.

Maddalena - (con entusiasmo) Non ho paura della morte... no, non temo di morire... Temo soltanto di non aver la forza di fare quello che ho il dovere di fare lo stesso...

Giovanni - Voi dovete essere felice!... E tocca a me di assicurarvi il benessere... di conquistarvelo... Me ne sento la forza, ora!... (viene a sedersi vicino a Maddalena) Ah! bisogna che vi apra tutta l'anima mia!.. Sentitemi... Quando, un anno addietro son giunto qui, io ero stanco.... oh! molto stanco, ve lo giuro!... scoraggiato della lotta.. senza più fede, ormai, negli uomini ed in me stesso... La vita mia l'aveva data agli altri... l'aveva consacrata per gli altri... Ed essi non mi hanno compreso... non mi han voluto comprendere in nessun luogo!... Eppure, povera ragazza mia, ho girato, girato Dio sa quanto e dove!... nel Brasile, a New-York, in Spagna, nel Belgio, in Inghilterra, dal nord al sud della Francia, dappertutto son passato attraverso gli inferni del lavoro... i bagni dello sfruttamento umano... Quale pietà!... E dappertutto ho urtato contro l'ignoranza selvaggia, la malvagità incosciente, contro questo muro insuperabile che è il cervello del proletario!... Ed ogni volta che ho tentato di svegliare la coscienza nel cuore degli individui... ogni volta che ho parlato alle folle di giustizia e di ribellione… di solidarietà e di bellezza... Ah! sì! Gli uni mi han riso in faccia... gli altri mi han denunciato... ed alcuni han detto che ero agente di polizia!... Schiavi e bruti!...

Maddalena - Disgraziati, o Giovanni!.. ed altrettanto più degni di esser compatiti, in quanto che non possono comprendere!... Non è colpa loro!

Giovanni - (pensoso) È vero... Se essi comprendessero... (fa un gesto) l'opera sarebbe compita... (pausa) Tutti sarebbero felici!.. (silenzio durante il quale Giovanni resta come perduto in un sogno).

Maddalena - Non dite più nulla?

Giovanni - (riprendendo il racconto) Ed era, ogni volta, una caduta più profonda dall'alto dei sogni miei!.. Ed era anche, ogni volta, più miseria, maggiori dolori per me.... Fui espulso da Rio Janeiro, in seguito ad uno sciopero.. Rifugiato in Spagna, vi fui subito denunciato... Avvolto in una cospirazione anarchica, arrestato senza ragione, condannato senza prove.… per due lunghi anni – ah! come mai non ho lasciato nelle mani dei torturatori ciò che mi restava d'intelligenza e di vita? – marcii nelle orride prigioni di Barcellona... e non ne sono uscito che per veder garrottare in mezzo ad una folla ebbra di sangue, l'amico mio Bernal Diaz... quel giovane dal cuore di eroe, di cui spesso vi ho parlato!….

Maddalena - Sì! .. ah! sì!... È una cosa orribile!...

Giovanni - Aveva giurato di vendicarlo... ma si è vili, qualche volta... Quando non si ha più nulla nel ventre, vedete... non si ha più nulla neppure nel cuore!.... (pausa).

Maddalena - Eppoi?

Giovanni - Eppoi... Perseguitato incessantemente dalla polizia, senza lavoro, senza dimora, errante di città in città, un giorno a Bordeaux, fui cacciato in prigione, perchè avevo rubato un pane...

Maddalena - Come avete sofferto!...

Giovanni - Ho sofferto, sì... Ma più che dei giorni di carestia, più che delle notti senza tetto, più che per l'angoscia che strazia i vagabondi per le strade ove non passa anima viva e nelle città ove tutti li respingono, ho sofferto sopratutto per l'indifferenza degli uomini, e per l'inutilità dei miei sforzi ad insegnar loro la via della felicità... Ho sofferto, più che per altro, per me stesso... della mia debolezza intellettuale, della mia ignoranza… per tutto il vuoto... per tutto questo ardore confuso in cui si perdevano i miei slanci... E, spesso, mi son dimandato se aveva il diritto, io, di strappare i miserabili alle loro tenebre, per ricacciarli poi, forse più profondamente, meco, nella notte che mi avvolge!... Roberto Hargand aveva ragione, or ora!... Oh! non saper nulla!... Dover indietreggiare ad ogni istante, negli slanci di entusiasmo, di fronte alla propria impotenza!… E questo sconfortante pensiero, che non c'è, forse, in nessun luogo, una giustizia!...

Maddalena - (con slancio) Voi, Giovanni!... Voi!... Voi sapete cose sì grandi!... Dite cose tanto belle come ve ne sono soltanto nei libri!...

Giovanni - Ma se non v'è niente nei libri, mia povera Maddalena!... (si alza) Ma è finito!.. Per esser qui venuto, dopo tante fatiche, tanti disinganni... per aver amato questa povera casa che è stata come una famiglia, per me, che non ebbi famiglia... per avervi adorata, Maddalena, più che come donna, come una fede rinvenuta... tutta la mia debolezza morale, tutti i miei dubbi si sono dissipati... Non li ricordo più... Con forze nuove... con fede più violenta nell'avvenire, ho riacquistato tutto il mio orgoglio... E debbo a te l'essere ritornato un uomo... Poichè amo in te non solo la tua persona, ma eziandio tutta l'umanità, tutto l'avvenire, tutto il mio sogno... (la prende tra le braccia).

Maddalena - (abbandonandosi) Tacete!.. Oh! tacete!... Non potete dirmi tali parole... È troppo bello!... Ed io non ho il diritto di essere così felice!...

Giovanni - Possono rubarci tutto, Maddalena... ma non potranno mai toglierci quella felicità che avremo creata da noi stessi... Tutti e due, ormai, saremo forti, contro la vita... tu con me... io con te...

Maddalena - (in una specie di estasi) Non è possibile!.. non è possibile!...

Giovanni - E quando ritornerò a casa, dal lavoro o dalla lotta, affaticato, forse, scoraggiato anche,... ma certo di trovare in te questa gioia, questa luce... i tuoi occhi, Maddalena, la tua voce, Maddalena, il tuo cuore, Maddalena, il tuo coraggio, Maddalena, Maddalena, Maddalena!...

Maddalena - (quasi mancante) Oh! Giovanni! È questo mai possibile? I poveri come noi, debbono diffidare di tanta felicità!... E non bisogna sopratutto stimarmi per più di ciò che sono...

Giovanni - Tu sei quella, in grazia di cui credo ancora in ciò che deve avvenire!...

Maddalena - È troppo!... è troppo!... Tu mi bruci... E se ciò non fosse possibile?.. Per aver soltanto intraveduta questa felicità... ah; ne son sicura, ne morirei!... (Giovanni la stringe castamente. Maddalena si abbandona del tutto). Da dove sei venuto, o mio Giovanni, per fare un tal miracolo?... Sono forte e leggera nelle tue braccia... non sento più il peso del corpo.. nè il peso del cuore... io sono felice... felice... felice!... (ella piange) Ah! il tuo cuore batte come un martello!...

Giovanni - Non dir più nulla!...

Maddalena - Sì!... sì!...

Giovanni - Resta appoggiata a me...

Maddalena - Sì... sì... (silenzio. Con voce debole) E mio padre?... E i bambini?..

Giovanni - (carezzandola) Noi li custodiremo!... Noi li proteggeremo (Silenzio).

Maddalena - (come sognando) Mio Dio! Mio Dio!... È mai possibile? (ad un tratto si scioglie dall'abbraccio, si alza, guarda verso la camera. Con voce anelante) È mamma?... è mamma?.... Di là!...

Giovanni - (anch'egli s'è alzato e guarda verso la camera) Maddalena!...

Maddalena - Ho sentito un grido... Mi chiama!... (si sente come un rumore soffocato: «Maddalena!... Maddalena!...») Ah!...

Giovanni - La disgrazia è successa!.. (la porta si apre. Luigi Thieux compare, stravolto, pallidissimo, barcollante).


SCENA DECIMA.


GIOVANNI, MADDALENA, LUIGI THIEUX.


Maddalena - Mamma è morta!… mamma è morta!... (ella si precipita nella camera. Da là si sente la sua voce, i suoi singhiozzi, il suo chiamare) Mamma!... mamma è morta!... (Luigi Thieux cammina barcollando, Giovanni lo sostiene, lo fa sedere sur una sedia su cui cade di colpo, con la testa fra le mani. La ferriera da lontano avvampa).


SCENA UNDECIMA.


GIOVANNI, LUIGI THIEUX, la MADRE CATHIARD, un gruppo di VECCHIE.


(La madre Cathiard e qualche vicina appaiono sulla soglia. Al rumore Giovanni si volge, fa un segno alle donne che tutto è finito. Gesti lamentevoli delle donne che si ritirano dopo aver richiusa la porta).


SCENA DODICESIMA.


LUIGI THIEUX, GIOVANNI.


Giovanni - (dopo un po' di silenzio, in piedi vicino a Luigi Thieux). Dunque è finito? (da la camera si ode la voce singhiozzante di Maddalena. Giovanni va a chiuder meglio la porta e ritorna vicino a Luigi Thieux) Mio povero Thieux!...

Luigi Thieux - Una donna come quella!... una donna simile!... Io soffoco!... Ho troppo caldo!... Aria!... Apri la porta... (Giovanni va ad aprire la porta. La ferriera sembra allora un incendio. Durante tutta la scena, la si vede che vomita fiamme rosse e verdi, e fa uno strepito infernale. Giovanni ritorna vicino a Luigi Thieux) Una donna come quella!... Una donna simile!.... (Giovanni lascia per qualche minuto Luigi Thieux abbandonato al suo dolore, poi, dolcemente gli posa una mano sulla spalla).

Giovanni - Sii uomo, vecchio compagno mio! Tu non sei solo qui, a soffrire... Pensa a Maddalena... pensa a quei ragazzi là... Bisogna che in questo momento tu mostri coraggio e risoluzione... Prova a dominare la morte!...

Luigi Thieux - (scuotendo la testa) È finito!.. è finito!...

Giovanni - È finito per te... Sia pure! Ma per costoro, comincia ora!... Andiamo... rialzati!... e guarda in faccia la miseria!.. Perchè l'ora è venuta!

Luigi Thieux - (quasi con collera) Ma che vuoi tu che faccia!...

Giovanni - Il tuo dovere!...

Luigi Thieux - (con una specie di spavento) Non oggi!... Non me ne parlare!... No... no... oggi, no!...

Giovanni. - (mostrandogli la camera) E in qual altro momento del tuo dolore, posso parlartene, meglio che oggi?.. Luigi Thieux - Lasciami... Oh, lasciami!.. Non posso!... Non posso!...

Giovanni – Ah! tu ti credi legato da riconoscenza verso il padrone, verso sua figlia che pochi momenti fa avrei strozzata volentieri!... I loro benefizi sono dunque le tue catene?... Ebbene, parliamone di questa beneficenza!... Son già ventisette anni che ne godi!... Che ne hai ricavato?... Privazioni... debiti… e morte, sempre!

Luigi Thieux - (coprendosi le orecchie) Lasciami... te ne prego!... te ne prego!..

Giovanni - Ma guarda un po' te stesso... guardati intorno!... Eccoti all'orlo della vecchiaia esaurito da fatiche schiaccianti, quasi ucciso dall'aria avvelenata che qui si respira... e non sei più che un'ombra d'uomo... I due tuoi figli più grandi, che oggi potrebbero darti un aiuto... sono morti per quella... (gli mostra la ferriera) tua moglie è morta per causa di quella... Maddalena e i bambini a cui bisognerebbe aria, buon nutrimento, un po' di gioia, un po' di sole nel cuore, la speranza... vanno morendo anch'essi per quella, lentamente giorno per giorno... E sono questi i benefizi – veri omicidi volontari e calcolati, mi capisci – per cui abdichi nelle mani dei tuoi assassini... degli assassini della tua famiglia... la libertà, e quel po' di vita che ancora ti resta!... In cambio di menzogne, di elemosi ne vergognose, di cenci inutili... per qualche avanzo di cucina che la loro carità getta a la fame, come si getta un osso ad un cane... per così poco... così poco!.. ti ostini a non protestare, a non riprendere ciò che è cosa tua... ed a rimanere animale servile, sottomesso al basto e al giogo, piuttosto che elevarti fino allo sforzo di voler esser un uomo!

Luigi Thieux - No... no,.. oggi, no!

Giovanni - Oggi, no!... Ma quando?... Quali altre morti aspetti dunque ancora?... In questo maledetto ambiente... in questi luoghi di supplizio e di terrore, dove il vero delitto fa sì, che da quasi cento anni, nessuno, per lo sfinimento del lavoro e della sconfitta quotidiana de la fame, osi levare la voce... se io ho fatto ciò che ho fatto... se ho potuto far capire la necessità di un cambiamento, il bisogno di uno sciopero, ad esseri fin ad oggi non ad altro buoni che a subire il martirio... se son riuscito a commuovere queste stupide anime inerti e senza coraggio... è per te, mio povero Thieux, per la tua famiglia a cui ho consacrato tutto il mio amore e la mia pietà!... Ah! e come non te ne sei accorto prima!... Come il tuo spirito non s'è infiammato all'ardore del mio!... E come, a forza di soffrire tu stesso, non ti sei mai detto, spontaneamente, che vi sono momenti eroici e dolorosi, in cui bisogna saper tutto tentare... in cui bisogna saper morire... per gli altri?

Luigi Thieux - (ostinato, con una voce di bambino) Capisco... capisco, ma... oggi, no... Lasciami piangere... non me ne parlar più....

Giovanni - E sia!... Dunque. Quando domani sentirai ancor più la casa vuota di chi hai amato… quando vedrai che se la povera morta è partita, la morte, essa, è rimasta qui... e che rode sempre, e che minaccia costoro che vivono ancor con te… per quanto tempo?... tu verrai da te stesso, a gridarmi la tua vendetta!... Hai ragione... non ti dirò più nulla, questa sera... Riposati, va!... Stenditi su questo materasso... (lo fa alzare e lo sostiene).

Luigi Thieux – (nel passare vicino ai letti dei figli, balbettando) Poveri ragazzi!... Povera Maddalena!... Ah, è vero!... Non è giusto, questo!...

Giovanni - (lo fa stendete sul materasso) Cerca di dormire un poco.... Vorrei cullarti, come si cullano i bambini!... Dormi!

Luigi Thieux - (indicando la camera) Vorrei abbracciarla!.. Non l'ho ancora abbracciata...

Giovanni - L'abbraccerai dopo... Ti porterò io vicino al letto suo... Ma dormi, adesso!...

Luigi Thieux - Dio mio... Dio mio!.... Non è giusto! Non è giusto!... (in questo momento entra la madre Cathiard dal fondo recando in mano un ramo di lilla).


SCENA TREDICESIMA.


LUIGI THIEUX, GIOVANNI, la MADRE CATHIARD, DUE VECCHIE.


(Giovanni le mostra la camera. La madre Cathiard va a posarvi il ramo, ritorna, traversa la scena ed esce. Un'altra vecchia comparisce con un ramo di rose canine in mano. Giovanni le indica la stanza. L'altra vecchia va a posarvi le rose, ritorna, ed esce. Un'altra vicina apparisce sulla soglia senza portar nulla, s'inginocchia, si fa il segno della croce, borbotta qualche preghiera, si rialza, e se ne va).


SCENA QUATTORDICESIMA.


LUIGI THIEUX, GIOVANNI.


Luigi Thieux - (sollevandosi un po' sul materasso) Chiudi la porta!... Non voglio più veder la ferriera!... non voglio più sentir la ferriera... (Giovanni va a chiudere la porta. Intanto cade la tela).

FINE DEL PRIMO ATTO