Dalla Romulea porpora,
Dal Subalpino trono,
Udì l'Italia irrompere
Di libertade il suono,
E la gentile Etruria
Venne compagna a lor.
Stettero quei magnanimi
Ne' figli lor fidenti
E dal poter soverchio
Allontanar le menti,
Tutto spirava un aere
Di fratellanza e amor.
Egli è il desir de' secoli
Ch'or verità si de'.
Protegga Iddio quel popolo
Libero il fanno i Re.
Vedi le genti accorrere
Tutto è festevol grido.
E' spaventata l'Aquila,
Lascia il mal tolto nido;
Ma i tristi allor si scossero
Fosco diventa il dì.
Gridar furenti ai miseri
Vostro è dei ricchi il campo,
Solo la destra ruvida
Regga del scettro il lampo,
Ogni potere è un vincolo
Che il tradimento ordì.
Salga il socievol vertice
Chi conculcato stè,
Essi ingannaro il popolo
Dio lo rischiari e i Re.
Falsi vestir le splendide
Armi del gran riscatto,
E travìaron l'indole
Del conceduto patto.
Solo tempeste e scandali
Non han l'Italia in cor.
Vedi 'l Campion dei Circoli
All'Assemblee si asside,
Tutto sconvolge ed agita,
L'uomo dall'uom divide,
Ed armi e guerra fulmina
Dove non è terror.
Ma se da man Teutonica
Il piombo fischia, ov'è?
Essi tradiro il popolo
Iddio lo salvi e i Re.
Poi fastiditi od invidi
Di necessario freno,
Gettaro ai Re l'anatema,
Sparsero il rio veleno,
Che nelle menti fervide
Sveglia il mal cauto ardor.
Perle dei lidi Italici,
Belle del mare amiche,
Tentar Livorno e Genova
Con arti al ver nemiche,
Ed il principio anarchico
Piovvero in mezzo a lor.
Delle cittati armigere
Impallidì la fe'!
Difenda Iddio quel popolo
Se l'hanno tolto ai Re.
Non tutte no spergiurano
Le incoronate chiome,
Nè tutti i regi arrecano
Di Ferdinando il nome.
Vedi la Spada italica
Splende d'un Sire in man.
Chi di voi, lingue garrule,
Nel concitato foro,
Con lui de' campi bellici
Divise il sacro alloro,
Parole han sol le lingue,
Brando guerrier non han.
Nè per parole il barbaro
Sciorrà allo schiavo il piè.
Infonda Iddio nel popolo
Ordin, Statuto e Re.