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Al popolo d’Italia.
I.
Mentre i tuoi primi nati aprono l’ale
verso terre che arridono più liete
di premî e d’opre e dentro il suol natale
il vecchio padre semina e non miete,
popol di vecchi e di fanciulli, quale
nuova ricerca t’anima? qual sete
d’esperïenze? E quando l’ideale
è prossimo, ti volgi ad altre mète.
Giunto ieri fra’ nuovi popoli, oltre
guardi, oltre corri con crescente affanno,
l’altrui vedendo più che ’l tuo dolore...
T’assistan vigilanti nella coltre
del suolo sacro i padri: essi ben sanno
che il destino t’elesse iniziatore.
II.
Iniziatore t’elesse il destino
che modellò, divelto da l’ardente
Africa, e offrì, desìo de l’Occidente,
questo pensile in mare arco Appennino.
Del suol benigno e dell’aer marino
foggiò la saggia armonïosa gente
che a l’antica Eüropa e a la recente
infuse il chiaro spirito latino.
E volle che splendesse da le belle
città, maestra nel crear la mano,
luce il pensier, musica l’idïoma;
e radïassi fra le tue sorelle,
tu che vedi passar, cozzanti invano
contro di te, uomini e numi, Roma.