Guida di Castiglione dei Pepoli/XXXI

XXXI — Da Castiglione alla Futa

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XXX XXXII

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XXXI.

Da Castiglione alla Futa (m. 903)

Ci rechiamo a Baragazza, si sale per Roncobilaccio o S. Giacomo alla Futa. Il passo della Futa è sull’alta catena appenninica, una grande serra, che divide la vallata del Santerno (Romagna) da quella della Sieve. (Mugello).

La violenza dei venti in quest’Appennino è grandissima: per guardarne dai sinistri effetti i viandanti e le vetture, il governo granducale toscano fece costruire, in pietra da taglio, robusti e stupendi muraglioni, che formano la meraviglia di questo luogo.

Dalla Futa può chi lo desideri recarsi in meno d’un’ora a Panna, vasta tenuta, ottima residenza estiva dei Marchesi Torrigiani, anticamente dei Medici.

Scendendo dalla Futa, si trova dopo un quarto d’ora Monte di Fo, pittoresca posizione; poco dopo, S. Lucia allo Stale (Ospedale) piccola parrocchia montana. Sotto la chiesa di S. Lucia, volgiamo a sinistra e leggiamo un iscrizione a grandi caratteri «Via per Panna e Scarperia» seguitando dritto, andremmo a Montecarelli ed a Barberino.

È una passeggiata deliziosa, del resto, e non molto disagevole, confortata dallo splendido panorama, che [p. 158 modifica]ci presentan da lunge la Calvana e le minori giogaie appenniniche, fra cui scorgiamo Montecuccoli, Caposieve.... e, sotto, la Stura verdeggiante nella ricca e variatissima vallata.

Poco lontano da Panna, su un pianòro, v’ha un castagno maestoso, il castagno di Garibaldi. Gli si dà tal nome perchè il prode sostò all’ombra amica della pianta rigogliosa, quando, dopo la morte d’Anita presso Ravenna passava per questi luoghi, fuggendo mille insidie, per trarsi a salvamento.

A Panna (Com. di Gagliano) il Sig. March. Luigi Torrigiani, figlio del Senator Pietro, nome a tutti gli onesti carissimo, ha formato il migliore stabilimento privato di piscicultura, che si trovi in Italia.

Fin dal 1889 iniziò l’incubazione e l’allevamento della trota, di quella specialmente americana (Salmo iridens) in gran copia. Vi si cura anche la trota nostrale (salmo lacustris), ma su piccola scala.

D’allora in poi, grado a grado, fu portata a gran perfezione la geniale impresa, tanto per il lato tecnico che industriale.

Le acque, provenienti dai laghi di troticultura, sovrastanti l’abitato d’una ventina di metri, sviluppano, mediante una turbina, una forza di oltre quindici cavalli. Questa si trasforma in energia elettrica e serve all’abbondantissima illuminazione, ed a imprimere il movimento al macchinario d’una grande latteria.

Un’altra industria affatto nuova per l’Italia è stata qui introdotta con singolare intuito e pieno [p. 159 modifica]successo; la coltivazione della senapa (senapis nigra). Con questa si confeziona la «mostarda di senapa» della quale eravamo finora tributarï agli stranieri1.

Note

  1. Giornale d’Agricoltura della Domenica. Periodico Emiliano. D. Cavazza. Giornale d’Agricoltura e Commercio della Toscana. Firenze 15 Gennaio 1901.