Graza e merzé, madonna, a voi mi rendo
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Questo testo fa parte della raccolta I. Rustico Filippi
LV
2 — POETA
È pronto a sopportare dolori senza farne mostramento.
Graza e merzé, madonna, a voi mi rendo,
ché io per neiente non son degno;
l’amoroso consiglio vostro prendo,
4isperando venir nel vostro regno.
E, s’io aggio fallato, al vostro ammendo
son di voi, donna, mio core e sostegno;
e, s’io lamento e doglio e non attendo,
8ormai di piú doler muto divegno.
La vostra doglia sia la doglia mia,
e la mia doglia metto’n ubrianza;
11piú pene sofferrò, ch’io non soffria.
Ma non, mia donna, che paia sembianza:
gentile ed amorosa piú, che sia,
14a voi rendo merzé d’esta inoranza.