Gli invisibili/Preludio alle sedute
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Fin dal 1886, feci i primi passi in questo campo sì contrastato, irto insieme di dubbiezze, d’ansie, d’entusiasmi, in vicenda continua. Prima a Napoli, in casa del cavalier Chiaia, con la diffidenza naturale di tutti i neofiti, presenziai alcuna delle prime sedute d’Eusapia Palladino, non ancora circondata di notorietà europea. Erano presenti persone cospicue, d’eletta intelligenza, di probità insospettabile: i fenomeni si manifestavano con evidenza dirò quasi palpabile: ma, impreparato, quasi digiuno d’ogni nozione in proposito, rimasi scosso, come chiunque si trovi in caso analogo, e combattuto d’ogni sorta d’incertezze.
Tornato a Roma, cominciai a fortificarmi di studi e d’indagini, aiutato dall’esperienza di persone già addentrate, fra cui il professore Luigi Gualtieri, cuore aureo e d’esemplare buona fede. Nell’ultimo decennio, raccolsi quanto mi fu possibile, scegliendo a preferenza le opere di carattere scientifico, specialmente le inglesi, condotte con singolare carattere di serietà; procurai tenermi al corrente d’ogni nuova manifestazione, di ogni interpretazione escogitata da uomini eminenti (e già si contano, in questo campo, a centinaia) e soprattutto, quando mi fu possibile, cercai d’assistere a ogni forma d’esperimenti medianici, con questo proponimento:
- Il giorno in cui mi sarà concesso ottenere anch’io una prova convincente, non esiterò a pubblicamente dichiarare le convinzioni risultanti dalle assidue ricerche.
La qual cosa è assai men facile di quanto si creda. Migliaia e migliaia sono i convinti, come ne fa fede il vasto movimento d’idee che va dilagando in ogni parte di mondo civile; tra i convinti, larga pure è la schiera d’uomini di somma autorità, ma la più parte è schiva da ogni propaganda, per timore di rispetti e d’interessi umani. Siccome l’enunciar cose novissime, o che tali paiano, suscita il misoneismo ostile del volgo ignorante e dotto, molti hanno paura di sminuire l’acquistato prestigio, di ledere interessi professionali o mercantili, di passare per allucinati o pazzi a dirittura, e preferiscono, a scanso di fastidi, seguire il precetto socratico di tener la propria fede per sé.
Io sono invece una specie di selvaggio solitario su cui non hanno mai presa di sorta le opinioni altrui sul conto mio. Trent’anni di battaglie continue, hanno reso più che mai libera la mia voce, e nessuna considerazione mi trattiene mai, su qualsiasi tema, dall’esporre nitidamente quel che a me pare essere la verità. Il mio cervello, e mi sembra darne prove ininterrotte, funziona con precisione e freddezza oso dire mirabili, secondo i precetti della logica: per cui da questo lato, posso essere pienamente tranquillo. Dirò di più: l’avere proseguito, per sì lungo tratto, tal sorta di studi, senza risentirne la minima concitazione, è stata come la prova del fuoco delle mie perfette funzioni cerebrali.
Nelle mie ricerche, ho serbato sempre quella lucida diligente attenzione che, nella giovinezza, prestai ai corsi di chimica del buon professore Carlevaris e alle equazioni algebriche del canonico Costa.
Tanto vero che, come uno studente che si prepari agli esami, prima di prender parte alle sedute recenti d’Eusapia, volli rileggere il volume poderoso del De Rochas, che riassume tutte le esperienze analoghe, e il magnifico libro del dottor Paolo Visani Scozzi, edito dal Bemporad, La medianità, che completa e mette il suggello a quello del professor Brofferio.
Le cinquecento pagine del dotto Visani Scozzi sono di tal natura che, certamente, hanno dato da pensare al mondo scientifico, sebbene l’emozione ancor non ne sia manifesta. L’autore, persona avvezza alla più rigida severità di ricerche, s’è accostato incredulo al soggetto (come il Brofferio, come il Lombroso, come tutti) deliberato a nulla trascurare per iscoprire l’illusione o l’inganno, il trucco e la malizia: e poi, con illuminata coscienza, con uno scrupolo di particolari fin meticoloso, ma che genera in chi legge la piena fiducia nell’onestà del relatore, ha reso conto delle sedute sperimentali con Eusapia Palladino in una forma così acuta, logica, vittoriosa d’indagine scientifica, da essere, per ogni lato, inattaccabile.
Si sottintende che, davanti a pubblicazioni simili, su cui si svolgerà indubbiamente, come su terreno positivo, la polemica vitale dei nuovi problemi psichici, la scienza ufficiale ha finora conservato l’abituale aspetto arcigno, come già per l’ipnotismo, che oggi è diventato uno studio dei più comuni: prima ha negato l’esistenza dei fenomeni: poi ha detto che sono giochetti di prestigio: in seguito, ha preteso assegnar loro cause fisiche elementari, come i moti automatici e il ridicolo scrocchiare del peronco: infine, battuta sopra tutte queste supposizioni alquanto infantili, è ricorsa, con Hartmann, al nebuloso sistema del sub-cosciente, che è quasi più meraviglioso delle facilone teorie cervellotiche dei più fanatici spiritisti.
Ora, sopravvenendo fenomeni che col sub-cosciente rimarrebbero inesplicabili, la scienza ufficiale si rannicchia nella teoria del silenzio, senza che per questo si turbi il movimento ascensionale degli esperimenti di coraggiosi scienziati, i quali non hanno fretta di pronunciarsi, del che vanno lodati, ma non hanno neanche paura di sottomettere le proprie teorie al crogiolo purificatore di nuove verità.
E tra non molto si vedrà quale cammino già si sia fatto, dalle esperienze di Crookes, fino al libro del dottor Visani Scozzi.
Torniamoci un po’ sopra, se non vi spiace, alle esperienze di Crookes, poiché molti ne chiacchierano senz’averne idea precisa e moltissimi non ne sanno proprio nulla.
Cominciamo col ricordare che William Crookes è uno dei più eminenti fisici dell’epoca nostra. Sperimentatore di laboratorio, scopritore di elementi nuovi e nuove leggi scientifiche, il suo nome è insigne, come quello di un Virchow o di un Pasteur. Parli o scriva, tutti i suoi concetti son meravigliosi per chiarezza, solidità di logica, profondità di dottrina. Si tratta dunque d’una vera autorità, il cui sapere è uguale all’alta integrità d’una nobile coscienza.
Tali sono i suoi scrupoli che, chiamato nel 1870 a verificare se fosse vero che il corpo di alcuni medium famosi, come il celebre Home, mutasse improvvisamente di peso, senza alcuna ragione apparente, inventò e costruì una meravigliosa bilancia di precisione, mercé cui ogni sforzo muscolare del medium, per alterare fraudolentemente il proprio peso, avrebbe invece raggiunto effetti opposti. Tal bilancia (che certo non soffre di allucinazione) è ben conosciuta da quanti seguono gli esperimenti scientifici.
Orbene, cominciamo da questo: che la bilancia perfetta, incensurabile, ordigno di certezza matematica, provò esistere individui eccezionali, chiamati medi, il cui corpo, nell’istessa ora, nello stesso minuto, pesa più o meno, per ragioni ignote che contrastano a tutte le leggi fisiche.
Andiamo avanti. Tra i molteplici fenomeni prodotti da Home, uno dei più singolari era il seguente: egli pigliava con due dita un organino a mantice - quel che volgarmente si chiama un'armonica - non già dalla tastiera ma dalla parte opposta, lasciando pendere lo strumento nel vuoto, con la tastiera in basso. Senza che l’Home facesse moto alcuno, l’armonica, stringendosi e allargandosi per conto suo, suonava a perfezione ogni sorta di pezzi musicali.
- Ah! - esclameranno i maliziosi, furboni - si capisce! un'armonica meccanica, con una soneria interna, come i carillons della Svizzera! bella forza!
No, cari. L’ armonica, a insaputa dell’Home, veniva acquistata, nuova e sincera, dagli sperimentatori stessi, in un qualsiasi negozio di strumenti simili. Ma il Crookes fece di più: chiuse l’armonica in una specie di gabbia reticolata, per cui restava esclusa fin l’ipotesi d’un contatto qualunque; e l’ armonica suonò ugualmente a perfezione, sorretta appena da due dita di Home. Non basta. Home ritirò anche le due dita, e l’ armonica, in piena luce, non toccata da nessuno, continuò a sonare con precisione e capricciosa varietà.
Veniamo alle esperienze con la signorina Cook, le quali, secondo gli scettici della scienza ufficiale, costituirebbero una mistificazione a spese del gran chimico. Ve la figurate una ragazza di sedici anni che, per una trentina di mesi, si burla d’uno scienziato che si chiama Crookes?...
Quando, adunque, la medio Cook cadeva in quel misterioso letargo che chiamano in trance, appariva nella sala una splendida figura di giovanetta, cinta di veli bianchi, del tutto diversa dalla medium e che diceva chiamarsi Katie King.
Di tale spirito materializzato, il Crookes fece non una, ma quarantaquattro fotografie.
Risate analoghe degli scettici ignoranti:
- Ah, bella! e come non capire che era la medium stessa, mascherata da fantasma?
Il Crookes prima intanto fece questo esperimento. Si fece fotografare di fianco al fantasma. Più tardi, vestì la medium in modo identico, la pose al suo fianco, nello stesso punto, e fece una seconda fotografia. Dal confronto, apparì che la figura del Crookes naturalmente era identica, ma quella del fantasma superava dell’altezza d’una testa quella del medium: che non esisteva nessun punto di somiglianza nei lineamenti: che i capelli di miss Cook, tra l’altro, eran d’un nero corvino, mentre quelli della sedicente Katie King invece assai più copiosi e d’un castagno chiaro dorato.
Ma andiamo avanti. Non potendo più negare la realtà tangibile del fantasma o figura fluidica, gli scettici hanno affermato:
- Il preteso fantasma non può essere altro che lo sdoppiamento della medium.
Intanto, a ogni modo, ci troveremmo di fronte a un fenomeno dei più strani. Una creatura, vestita di nero, s’addormenta nel vano d’una finestra, e da lei esce, non si sa come, una figura viva vestita di bianco, che può venir fotografata a luce di magnesio. Ma il fenomeno non si arresta qui. Il Crookes intanto ottiene fotografie in cui si vedono distinti e separati il corpo della medium e quello del bianco e nitido fantasma.
E non basta. L’ingegnoso Crookes costruì una lampada fosforica, per poter vedere con una luce sufficiente, ma di tal natura da non turare, non disgregare, come altre luci fanno, i fenomeni fluidici. Ecco senz’altro com’egli riferisce i risultati della sua invenzione;
- M’inginocchiai presso la medium Cook e introdussi l’aria nella lampada. Alla luce fosforica, vidi la giovanetta vestita di velluto nero, sempre come svenuta. Le presi la mano ma ella non fece alcun moto: avvicinai la lampada al suo viso e continuò a respirare tranquilla. Allora, alzai la lampada, gettando uno sguardo intorno a me, e vidi Katie King (il fantasma) in piedi, coperto di una ampia vestaglia bianca. Portai più volte la lampada d’alto in basso o viceversa, sempre assicurandomi della reale presenza di quelle due personalità così diverse. La Cook pareva dormire e Katie King, senza dirmi nulla, mi faceva dei cenni col capo e sorrideva con aspetto amabile.
Malgrado il rispetto all’uomo, malgrado le sue rigorose precauzioni scientifiche, se non fosse successo altro che questo episodio, si potrebbe arrischiare la parola allucinazione: ma quando la visione replicata, alla luce della lampada fosforica, è consacrata dalla lastra fotografica, che graziaddio non soffre d’allucinazione, chi avrà il coraggio di sostenere ancora l’ipotesi allucinatoria?
Avete mai sentito dire che sia stato necessario tradurre una macchina fotografica al manicomio?
Ora pensate che, in questi ultimi mesi, a Roma, avviene qualche cosa di simile, grazie alla medianità d’una signorina Randone; ma avviene, di pieno giorno, tra il mezzodì e le due, e che le nuove Katie King, ben visibili a occhio nudo, senza lampade fosforiche, vengono fotografate alla piena luce del sole...
Capisco! Anch’io, come voi, penso:
- Vorrei vedere coi miei propri occhi!
Ma perché gli scienziati non vanno a vedere quel che s’annuncia in proporzioni tanto visibili?
Non temete! la questione è in mano del più eccelso tra gli scienziati: il Tempo.