Giardino di ricreatione/Dedica

Dedica

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Giardino di ricreatione Al candido Lettore


Al generoso, splendido, & d’ogni virtù ornatissimo S.re il S.r Nicolò Saunder, suo ossermo. Gio.ni Florio desidera felicissimo successo di ogni suo desiderio.

Tre sono sempre state (ossermo Sr. mio) le cagioni principali, che hanno altrui mosso a dirizzare a gran personaggi le opere sue; l’una delle quali, e per auentura la maggior di tutte è stata la ingorda voglia de’ presenti, o gran premij; l’altra il desiderare che per suo rispetto l’opera non sia da maldicenti malmenata, & l’vltima per mostrarsi per si fatto mezzo grato a que’ tali di qualche gratia o beneficio riceuuto. Niuna altra (certo) di queste tre ha mosso hoggi me piu della vltima a dirizzare questi miei ragionamenti, e raccolta di prouerby, riboboli, motti, detti, breui, adagij, e sentenze Italiane, da me a beneficio de gli studiosi della detta (non mai a bastanza lodata) fauella Italiana (a guisa di nouella creatura ricreati) all S. V. molto Magnca. conciosia cosa che le cortesie, i fauori, & gli non mai intermessi beneficij da lei riceuuti dal tempo che prima la conobbi allo studio in Ossonia insino ad hora, sieno sempre stati grandissimi, onde giorno e notte sono ito meco medesimo pensando come douessi fare per dimostrarmele in qualche parte conoscente e grato, e farle conoscere ch’ella non haueua sparse in animo ingrato ne vile cotante gratie sue. Ma oh me sfortunato, che qualhora più in ciò mi metteua tanto più sempre iscorgeua la bassa mia fortuna troncare le ali a cosi degno mio pensiero, si che tututto mesto in me mi rimaneua. A giorni passati poi essendomi determinato di mandare per mezzo della stampa in luce queste due mie picciole operette, subito pensai ch’esse potessero essere atte a fare in alcuna maniera fede a U.S. & al mondo tutto di questa mia verso di lei intima gratitudine & buona volontà. Son ben certo che si troueranno di quegli che sussureranno ch’io harei fatto meglio a dedicarle (secondo il volgar costume) a qualche1 gran Prencipe, o intitolato Signore, per piu honorarne lo frontespicio di esse, e per hauer maggior appoggio per diffenderle da’ morsi delle lingue maligne, e che lor potesse dare qualche parte di riputatione, & d’honore appresso il mondo; ma con pace, e patientia di quei tali, e non per isprezzare i gran Signori dico, che s’eglino conoscessero la grandezza del nobile animo di U.S. si disingannerebbono & stimerebbero ch’io hauessi in ciò hauuto ottimo giudicio, percioche sono io certo, che a lei non manca altro che gli stati, titoli, e gradi di molti Signori, come a molti di loro manca la grandezza del suo, grato animo. Vsciranno adunque queste mie fatiche sotto il nome e scorta di V.S. la quale quanto più posso humilmente & con ogni affetto di cuore mi do a pregare d’accettare con la solita sua candidezza, & bontà d’animo questo in vero picciol segnale della gratitudine mia verso lei tutta cortese, tutta officiosa, & tutta amoreuole, credendo fermamente che se piu potessi, piu farei; & risguardi essa a quello che le porge il cuore, & non a ciò che le presentano le mani, che diuotamente guidate dal cuore se le estendono, & non voglia tener’ a vile se io che nulla posso le rendo per si grandi oblighi si piccola gratitudine, & se questo degnerà fare (come non ne dubito punto) ella può credere, che l’obligo mio si farà maggiore, se però esso può ammetere maggioranza, e sempre mi darò a pregar’ Iddio per ogni felicità & contento di S.S. alla quale di cuore bascio la honorata mano.

Di V.S. verte affettionmo

Gio: ni Florio.


Note

  1. Nell’originale "quolche".