Gazzetta Musicale di Milano, 1850

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Indice:Gazzetta Musicale di Milano, 1850.djvu Gazzetta Musicale di Milano, 1850 Intestazione 11 gennaio 2022 25% Da definire


[p. 1 modifica]- 1 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ANNO VIII. - N.° 1 SÌ pubblica ogni Domenica. 15 GENNAJO 1850 Prezzo annuo d’associazione» La Gazzetta sola eff. sonanti aust. L. 12 per Milano, e L. 14 per fuori. La Gazzetta colla musica " n 20 n «25 n «Le associazioni alla sola Gazzetta si ricevono anche per semestre; quelle alla Gazzetta colla musica sono obbligatorie per un anno. L’Associalo alla Gazzella colla musica ha diritto di scegliere nello Stabilimento dell’editore Ricordi quei pezzi musicali di sua edizione che gli tornassero a grado, non escluse le più recenti novità, sino alla concorrenza di 20 franchi, prezzo marcato. Le associazioni si ricevono in Milano nello Stabilimento dell’editore-proprietario Gio. Ricordi, contrada degli Gmenoni N. 1720, e sotto il portico a fianco deli’ I. R. Teatro alla Scala; nella Monarchia e all’estero presso i principali negozianli di musica e presso gli uffìcj’ postali. - I signori Associali fuori di Milano sono pregati a dirigere tanto i gruppi quanto le lettere relative alla Gazzetta all’Ufficio della Gazzella Musicale di Milano. I pagamenti delle associazioni debbono essere anticipati. - Qualsiasi spesa di porto pcr musica, lettere c gruppi sarà a carico dell’Associato. Sommario. - Lna riconciliazione musicale. - Haydn al teatro della Wieden. - Giuseppa Grassini. -1. R. Teatro alla Scala. - Carteggi particolari e Notizie. Il ritardo di alcune corrispondenze ci ha, nostro malgrado, costretti a protrarre d’una settimana questo primo numero. I signori Abbonati ne avranno per altro quel compenso a cui hanno diritto, nel corso dell’anno. UNA RICONCILIAZIONE MUSICALE L’assurda e burlesca contesa dei Gluchisti e dei piccinisti affrettò lo scioglimento e il giudizio di una causa che pendeva da oltre vent anni dinanzi il parlamento di Farigi, fra il conte d’Avaux cd il marchese di Crémar. Quest’episodio della grande guerra musicale, che contribuì da sua parte a render celebri tanto gli ultimi anni del secolo XVIII, è troppo bizzarra per non essere qui riportata. Gluck volle accommiatarsi dai parigini con un capolavoro; Ifigenia in Tauride fu composta e data sulle scene del teatro dell’opera nell’anno 1779. Il giorno della prima rappresentazione fu per cosi dire una solennità nazionale; il salone dell’Accademia reale di musica poteva a stento contenere gli ammiratori fanatici dell’autore d’Armida. I palchetti invasi da persone addette alla Corte di Francia, e dalle signore più belIe e più ricche dell’epoca, scintillavano di perle, di giojelli, di fiori, di oro e spandevano per ogni intorno profumi; il trionfo era già assicuralo in anticipazione; e, dal loggione alla platea, ognuno si disponeva a salutar l’opera dell’Orfeo viennese con unanimi acclamazioni. Ferò un piccolo numero di zelanti piccinisti si era dato appuntamento in platea per protestare contro la buona riuscita dell’Ifigenia. Il primo atto è udito dal principio alla fine con sommo favore; ma, in sul terminar del secondo, alcuni fischi acuti si confondono con gli applausi della moltitudine. A questo segnale d’una malevolenza, d’un’opposizione concertata, i bravo prorompono da tutte le parti, accompagnati da fragorosi battimani. I Piccinisti, riconosciuti e segnali a dito dai palchetli, sono assaliti in mezzo alla platea, arrestali dai commessi di polizia, e condotti fuor del teatro come perturbatori della pubblica quiete. Ma giunti al posto occupato dalle guardie francesi, i piccinisti stessi reclamano con solenni proteste la loro immediata libertà. — Siamo rassegnati a giuntarvi il nostro danaro, essi gridano, ma non intendiamo di passare al corpo di guardia quelle ore clic potremmo consumare assai meglio. — Me ne duole, signori miei, risponde l’officiale, ma io non posso appagare i vostri desidcrj, giacché ho ricevuto ordine di non lasciarvi in libertà se non dopo la rappresenlazione. Se però qualcuno di voi ha mezzo di reclamare, io non porrò ostacolo alcuno alla sua uscita da questo luogo. Due procuratori del parlamento, Lionnet e Marteau, che si trovavano fra gli arrestati, dissero all’officiale: — Abbiamo riconosciuto due nostri clienti nei palchetti di proscenio; fateci il favore di mandare a cercarli. — Di buon grado, rispose l’jufficiale^come si chiamano? — Il conte di Avaux e il marchese di Crémar. — • Basta cosi. Fu subito spedilo un sorgente al teatro, e questi due titolati si presentarono poco stante al corpo di guardia. Entusiasti di Gluck sino al fanatismo, questi due signori furono presi da santo sdegno all’udire il motivo dell’arresto dei due| procuratori. — Come, signori? essi esclamarono, voi piccinisti!! — E perchè no? rispose Marteau; le opinioni musicali non son forse libere? Almeno le musicali!... — Perfettamente d’accordo; ma cercar di farle prevalere con manifestazioni contrarie al buon ordine ed alle convenienze, ci sembra un fallo imperdonabile da parte di uomini gravi e sensali. — Signore, noi abbiamo fatto uso di un diritto, di un diritto pagato alla porta, prolestando contro applausi che non ci sembravano meritati.. — E che in fatti non lo erano, soggiunse improvvisamente un giovane, la cui cera cupa ed i lineamenti, duri e feroci annunziavano un carattere vioIento. — Voi. tacete, Tinvillej disse Marteau; sapremo difendere da noi stessi, senza il vostro soccorso, la nostra causa, che è quella della giustizia e del buon diritto. — Dio mi perdoni, Marteau, ma parmi che questo spaccone sia vostro giovane di studio, riprese il marchese di Crémar. E volgendosi al giovane stesso: anche voi dunque, ei soggiunse, avete il ticchio di voler essere picei nisla? — E perchè nol sarò? rispose fieramente l’interrogalo, cacciandosi il cappello sugli occhi. In un luogo di pubblico spettacolo, dove tulli si aprono l’ingresso col proprio danaro, il pralicanle di un procuratore può, come un duca ed un pari, manifestare come gli piace la propria opinione. — Si vede che Boileau vi è mollo familiare, disse il Marchese: ün clerc, pour quinze sous, sans craindre le holà, Peut aller, s’il lui plaît, attaquer Attila, Et si le roi des Huns ne lui charme l’oreille, Traiter de Visigots tous les vers de Corneille. — Signor Marchese, citazione per citazione, replicò impetuosamente il praticante di Marteau. Alcuni anni sono, il signor di Voltaire dirigeva a Grélry che, simile al nostro piccini, non aveva trovalo grazia dinanzi alla platea dorata di Trianon, la seguente quartina: La cour a sifflé tes talents, La ville applaudit tes merveilles. Gretry, les oreilles des grands Sont souvent de grandes oreilles. Ho quest’oggi la certezza, signor Marchese, che de Voltaire non vi ha calunnialo. — Insolente! gridò il Marchese alzando sul giovane il suo bastone dal pome doralo. I due procuratori e il conte d’Avaux si gettarono fra il Marchese e il praticante di sludio il quale, coll’occhio fiammeggiante, la testa alta e il pugno stretto e nocchiuto, si disponeva a respingere la forza con la forza. — Lasciatelo fare, lasciatelo fare! egli disse ai mediatori; gli proverò, quando vorrà, che la spada d’un popolano e di un giovane di studio è ben temprala al pari di quella d’un nobile. — Da quanto succede, disse il conte d’Avaux ai due procuratori, devo indurre che la noslra presenza in questo luogo non possa esservi di nessun utile; perciò ce ne andiamo. Se il signor Comandante di questo posto militare volesse, sotto la personale sua responsabililà, lasciarvi uscire, ne avremmo piacere; ma noi non possiamo, ne converrete voi stessi, chiamarci mallevadori della tranquillità di per


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