Frammenti (Archiloco)/VII
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Non v’ha ricchezza, cui sperar non sia
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Non v’ha ricchezza, cui sperar non sia
Concesso conseguire o che stupore
Rechi, chè Giove degli Olimpii padre
La notte fe’ dal mezzogiorno uscire,
Spenta la luce del fulgente Sole,
Tal che doglia e timor gli uomini invase.
Ma dal medesmo ancor vengono all’uomo
Anche le fide e desiate cose.
Niun più si meravigli in mezzo a noi
Pur vedendo che fiere i salsi flutti
Cangino con delfini e lor più piaccia
Del mar sonante il flutto che la terra
E ch’a’ delfini sia più grato il monte 1.
Note
- ↑ L’ecclissi solare, che spaventava gli antichi.