Filocolo/Libro terzo/26

Libro terzo - Capitolo 26

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In cotali pensieri stando, Florio fra sé ripeteva tutti i preteriti atti e fatti stati tra lui e Biancifiore, poi che Fileno tornò de’ lontani paesi nella sua corte, e quelli una volta pensava essere stati da Biancifiore fatti maliziosamente, e altra volta fra sé gli difendeva. Egli stette più giorni sanza alcuno riposo pieno di sollecite cure. Egli alcuna volta imaginava: "Ora è Fileno davanti alla mia Biancifiore e lusingala: ma perché la lusingherebbe egli ch’ella l’ama oltra misura". Poi fra sé altrimenti imaginava. Egli andava vedendo con l’animo tutte quelle vie le quali possibili sono ad uomo di re per pervenire a un suo intendimento, e niuna credea che non ne fosse stata fatta da Fileno, se bisogno gli fu. Egli pensava che niuna persona mai parlasse a Biancifiore che da parte di Fileno non le parlasse, e da’ suoi servidori medesimi dubita d’essere stato ingannato: e così dimora in istimolosa sollecitudine, e non sa che si fare; e pensa che Fileno ordini di portarla via e che ella il consenta. Egli pensa che Fileno la domandi al re, e siagli donata per isposa. Egli pensa che i messaggi da Fileno a Biancifiore e da Biancifiore a Fileno siano spessissimi. Ma poi che egli ha diverse cose in sé rivolte, così cominciò a dire: "Non è del tutto da credere ciò che io imagino, ché forte mi pare che, se stato fosse, io non avessi alcuna cosa sentita: e però la scusa delle passate cose fatta da Biancifiore da ricevere. Ma chi sa di quelle che deono avvenire? Da un’ora a un’altra si volgono gli animi, da diversi intendimenti essendo tentati! Niuno rimedio è qui se non levare ogni cagione per la quale Biancifiore dal mio amore si potesse mutare, acciò che niuno effetto segua. Io tornerò, a dispetto del mio padre, in Marmorina, e solliciterò con i miei propii occhi il cuore di Biancifiore, e quindi la fuggirò in parte ov’io sanza paura d’alcuno potrò dimorare con lei. Se il mio padre della mia tornata si mostrasse dolente, e a Fileno farò levare la vita, o egli abandonerà i nostri paesi. Niuna cosa ci lascerò a fare, acciò che colei sia sola mia, di cui io solo sono e sarò sempre". E con questi pensieri, lasciati gli amorosi, il più del tempo dimorava, cercando, con amara sollecitudine, parte di quelli fuggire e parte metterne in effetto sanza alcuno indugio.