Libro secondo - Capitolo 72
Avendo Florio gittato il siniscalco nelle ardenti fiamme, egli fece Biancifiore montare sopra un bel palafreno. E accompagnando il grande iddio e egli e Ascalion con molti altri compagni verso il reale palagio, ella ancora quasi paurosa, che appena potea credere essere fuori del tristo pericolo, si voltò tutta tremante a Florio, e disse: - O signor mio, or dove mi menate voi? Voi m’avete tratta d’un pericolo, e riportatemi in luogo che è pieno di molti. Deh, perché volete voi avere perduta la vostra fatica? Io non sarò prima là, che, come voi vi sarete partito, io mi sarò a quel pericolo che io m’era quando io molto di lontano vi vidi, avvisando che in mio aiuto foste venuto. Deh, se voi siete così amico di Florio come voi dite, e come l’operazioni dimostrano, perché non me ne menate voi a lui a Montoro? Io non dubiterò di venir con voi ovunque voi mi menerete, solo ch’io creda trovar lui. Egli sarà più contento che voi mi rendiate a lui, che se voi mi rendete al suo padre -. A cui Florio rispose: - Piacevole donzella, non dubitare: gl’iddii e Florio vogliono che tu sii renduta ora al re Felice, acciò che del suo fallo egli si riconosca; ma renditi sicura che più da lui tu non avrai altro che onore. E io, quando tornerò a Montoro, farò sì che Florio verrà tosto a vederti, o egli manderà per te -. E mentre che così ragionando andavano, pervennero al reale palagio in Marmorina. Quivi smontati nella gran corte, Florio prese Biancifiore per mano, e così la menò nella sala davanti allo iniquissimo re, che ancora parlava con coloro che raportate gli aveano le novelle della morte del siniscalco. Il quale, vedendogli venire, si fece loro incontro, a cui Florio disse: - Sire, io vi raccomando questa giovane, la quale io, con la forza dell’iddii e con la mia, della iniqua sentenza ho liberata; e per parte di Florio, per amore di cui io a questo pericolo, aiutando la ragione, mi sono messo, ve la raccomando e vi priego che più sopra di lei non troviate cagioni che faccino ingiustamente la morte parere giusta, come ora faceste, però che la verità pur si conosce infine, e degna infamia ve ne cresce: e appresso, quando la morte di colei, la quale innocente e giusta da tutti è conosciuta, e da voi più che da alcuno altro, cercate, insieme quella di Florio domandate: però tenetela omai più cara che infino a qui fatto non avete -; e datagliele in sua mano si tirò adietro.