Libro secondo - Capitolo 66
Massamutino non fu prima in sul campo, che egli si fece chiamare alquanti de’ sergenti, quelli in cui più si fidava, e così pianamente disse loro: - Sì tosto come voi vedrete che la gente starà tutta attenta a vedermi combattere col cavaliere, che difender vuole questa falsa femina, e voi allora prestamente la prenderete e gitteretela nel fuoco, acciò che, se io ho vittoria, noi ce ne siamo più tosto spediti, e se io non avessi vittoria, che per la mia poca forza non perisca la giustizia -. I sergenti risposero che ciò sanza alcuno fallo sarà fatto. Allora il siniscalco prese lo scudo e la lancia, e cavalcò avanti tanto che davanti a Florio pervenne, a cui egli disse così: - O villan cavaliere, ecco chi abasserà la tua superbia; e se tu contro alla vera sentenza, data giustamente sopra la persona di questa iniqua e vil femina qui presente, vuoi dire alcuna cosa, io sono venuto per farti con la mia spada riconoscere il tuo errore -. A cui Florio rispose: - Iniquo traditore, la mia spada non taglia peggio che la tua, e quella gola per la quale tu menti oggi il proverà, sì come io credo; e a ciò gl’iddii m’aiutino, sì come campione e difenditore della verità, e però tra’ti adietro, e, quanto vuoi, del campo prendi, ché poi che armato se’, l’offenderti non mi si disdirà -.