Libro secondo - Capitolo 6
- Nella vostra presenza, o vittoriosissimo prencipe, ci presenta espressa necessità a narrarvi cose le quali, se esser potesse suto, disiderato avremmo molto che dicendole altri, agli orecchi vostri fossero pervenute. Ma però che noi, disiderosi del vostro onore, non volendo anche il nostro contaminare, conosciamo che da tenere occulte non sono, e massimamente a voi, onde acciò che il futuro danno, che seguire ne potrebbe di ciò che vi diremo, non sia a noi noia né mancamento de’ vostri onori, vi facciamo manifesto che novello amore è generato ne’ semplici cuori del vostro caro figliuolo Florio e di Biancifiore. E questo nelli loro atti più volte abbiamo conosciuto, sì come l’iddii sanno: essi più volte effettuosamente abbracciarsi e darsi graziosi baci abbiamo veduti, e appresso sovente, guardandosi nel viso, l’un l’altro gittare sospiri accesi di gran disio. E ancora più manifesto segnale n’appare, il quale voi assai tosto potete provare, che niuna cosa è che l’uno sanza l’altro voglia fare, né li possiamo in alcuna maniera partire, e hanno del tutto il loro studio abandonato: anzi, così tosto come noi della loro presenza siamo partiti, così incontanente chiusi i libri intendono a riguardarsi; e di ciò, come dell’altre cose, gravemente più volte ripresi gli abbiamo, credendo poterli da ciò ritrarre, ma poco giova la nostra riprensione. E però, acciò che noi per ben servire mal guiderdone non riceviamo, e acciò che subito rimedio ci sia da voi preso, v’abbiamo voluto questo palesare. Voi, sì come savio, anzi che più s’accenda il fuoco, providamente pensate di stutarlo, ché, quanto a noi, il nostro potere ci abbiamo adoperato -.